Bruxelles, 11 maggio 2009
Non può esserci crescita culturale, sociale ed economica di un paese, senza
unÂ’adeguato sistema di pubblica istruzione.
Che lÂ’istruzione sia la chiave per il progresso lo sanno bene i paesi come
lÂ’Africa, cosiderato lÂ’alto numero di progetti di cooperazione e sviluppo
aventi ad oggetto il finanziamento delle scuole primarie. Ma questo concetto
non sembra esser chiaro al Governo Italiano che non da allÂ’istruzione
lÂ’importanza, e quindi le risorse, che merita. Secondo lÂ’Ufficio statistico
della Commissione europea (Eurostat), già nellÂ’Unione Europea (UE) a 15, il
livello di spesa italiano nella pubblica istruzione e', infatti, al di sotto
della media sia per la spesa totale, che per quella della scuola primaria.
Ma nemmeno nellÂ’UE a 27 lÂ’Italia raggiunge una posizione dignitosa.
Dai dati diffusi a inizio gennaio da Eurostat, nel 2005 la spesa pubblica
totale per l'istruzione degli Stati membri dellÂ’Ue è pari al 5% del Pil.
l'Italia, con una spesa per l'istruzione pari al 4,4% del Pil, si situa al
21° posto, addirittura subito dopo la Bulgaria (4,5%). Meno dell'Italia
spendono soltanto Repubblica Ceca (4,2%), Spagna (4,2%), Grecia (4%),
Slovacchia (3,8%) e Romania (3,5%), in assoluto il paese più povero di
risorse. Va da sé che la media europea viene alzata dai paesi nordici in cui
la spesa pubblica per l'istruzione e' mediamente molto più elevata: 8,3% del
Pil in Danimarca, 7% in Svezia, 6,3%. Finlandia. Ancora, in Lituania,
Lettonia e Slovenia, paesi entrati nellÂ’UE nel maggio 2004, la spesa per
l'istruzione e' tra il 5% e il 5,8%.
Il dato rilevato da Eurostat considera tutti i livelli di spesa pubblica,
locali, regionali e nazionali, e comprende non soltanto le istituzioni
scolastiche e universitarie ma anche le altre istituzioni che garantiscono
il funzionamento del sistema educativo nazionale: ministeri e dipartimenti
della pubblica istruzione, servizi, ricerca.
Per quanto riguarda la scuola primaria, la spesa italiana e' pari allÂ’1,09%
del Pil, come Ungheria e poco meno della Grecia e meno di Irlanda,
Portogallo e Polonia che arrivano oltre l'1,5%. I paesi nordici anche qui
alzano la media: Svezia, Danimarca, ed anche Cipro, quasi il 2%, Lussemburgo
oltre il 2%, e Slovenia il 2,7%.
Nel contesto europeo in cui sempre più crescente importanza e' data alla
formazione quale volano di virtuose dinamiche di sviluppo, l'Italia e'
l'unico paese che ha individuato nella scuola primaria (il fiore
all'occhiello del sistema educativo italiano) il “capro espiatorio” su cui
far gravare l'onere finanziario di anni e anni di mal governo. La strategia
di Lisbona, approvata e sostenuta anche dall'Italia, riconosce
nell'istruzione uno dei tre poli del triangolo della conoscenza, principale
strumento per garantire il perseguimento dell'audace obiettivo di
trasformare l'Europa nell'economia più competitiva e dinamica al mondo. E'
necessario invertire il negativo trend intrapreso in Italia e promuovere
delle riforme che permettano al nostro paese di stare al passo con gli altri
stati europei. Un grande contributo in tal senso può essere dato
dall'attività' parlamentare a livello europeo ed e' questo uno delle nostre
priorità di lavoro per la prossima legislatura.
Dott. Massimo Bernacconi
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