di Marco Bonifazi
La cacciata di Vauro dalla Rai può essere considerata come il paradigma dell’Italia berlusconiana. E’ bene soffermarsi su alcuni aspetti che potrebbero sfuggire ad una prima lettura: uno dei dispositivi principali consiste in una sorta di rovesciamento linguistico, di formazione e produzione di un certo linguaggio, una mutazione semantica che rende friabile la capacità critica e analitica dell’italiano. La quantità di sapere prodotta dal monopolio berlusconiano garantisce un processo normalizzante: i significati che stanno dietro alle parole vengono meno, si svuotano, mutano la loro sostanza divenendo altro. L’Italia del monopolio berlusconiano ha sviluppato un sottile meccanismo di produzione discorsiva intorno all’oggetto di censura: si potrebbe definire un’estetica della censura con varie fasi atte a mutare la natura dei pensieri che l’italiano, o per dirla alla Sartori l’homo videns, acquisisce attraverso un certo linguaggio. Si potrebbe, perciò, definire la prima fase come inclusiva: Una mole di discorsi, di attacchi, di ingiunzioni tout court che vengono prodotte dal monopolio mediatico, dall’etica reazionaria che gestisce il sapere in Italia; assistiamo, perciò, ad un primo spostamento alquanto decisivo: la libertà di parola garantita dalla Costituzione è decostruita con una quantità di accezioni, che di fatto, agiscono direttamente sul pensiero, una produzione mediatica di linguaggio che distoglie dal fatto in sé e per sé; si comincerà, dunque, a parlare di cattivo gusto, di trasmissione indecente (vedi Fini), di limiti, di paletti, di ingiurie, di rispetto. Di fatto una ramificazione dello spostamento che va ad operare ed innestarsi nel campo cognitivo. Annozero è stato oggetto in questi ultimi giorni di un’inclusione mediatica, di un proliferare di discorsi dicotomici: giusto-sbagliato, bene-male. Una gogna mediatica che ha aperto il campo per un ulteriore fase: il giudizio. Il governo entra in scena contro una trasmissione di approfondimento di una rete pubblica, inondando giornali e televisioni con giudizi dicotomici, unico caso in una democrazia occidentale. E’ la normalizzazione del processo; il processo è ambiente, non viene più percepito come abuso perché si crea una produzione discorsiva e di verità sul fatto, in questo caso su Annozero. Il risultato è un rovesciamento dei significati, una perdita dei diritti. Il neo d.g. Masi invoca, dopo la sospensione di Vauro, una puntata riparatrice; sottendendo e producendo un certo tipo di verità: la medesima espressa dalla maggioranza di governo che esulta indegnamente per il pogrom ai danni di Vauro. Tramite una gestione sempre più oculata del sapere riescono ad imporre il loro linguaggio, la loro violenza, riescono a far divenire ambiente una dinamica antidemocratica, assolutamente golpista. La censura a Vauro è uno dei tanti effetti del berlusconismo, del suo potere videocratico, della rieducazione e della gestione del linguaggio, della produzione di format che gestiscono i significati e di conseguenza i pensieri. (Micromega)