Stato di diritto. Privacy e Giustizia non esistono per la famiglia?

Sembra quasi che per il nostro ordinamento e per i nostri legislatori, la famiglia sia una sorta di zona franca in cui tutto e' possibile e dove le leggi non valgono. Non stiamo estremizzando ma registriamo alcuni episodi a nostro avviso preoccupanti per uno Stato che dovrebbe essere di Diritto ma che, invece, dimostra di essere ipocrita e dei privilegi.
Citiamo due esempi recenti.
1 – Un marito, per provare l'infedelta' coniugale della moglie adduce come prova una mail il cui contenuto lo ha carpito all'insaputa della stessa. La moglie denuncia la violazione della privacy e, dopo un processo durato quattro anni, ieri 23 aprile il giudice di Milano le da' torto (1).
2 – Il decreto del Governo sulla sicurezza ha istituito il nuovo reato di stalking (atti persecutori: art. 612-bis del codice penale), ma non prevede aggravanti per coniuge, attuale fidanzato o compagno; aggravanti che, invece, ci sono per gli ex. Nel dibattito che c'e' stato in Aula al Senato e' stato spiegato che e' bene che sia cosi', perche' i conflitti famigliari non vanno acuiti ma risolti in quell'ambito; lo stalking non e' un reato che riguarda cio' che avviene in famiglia (2). Non diciamo niente di nuovo nel ricordare che la maggior parte degli atti di violenza sulle donne avviene in famiglia.
Quindi privacy e stalking, due reati per la violazione dei quali ci si puo' anche giocare la propria esistenza, quando avvengono in famiglia non sono tali.
Per il giudice e per il legislatore il cittadino e' di due categorie: quello dentro e quello fuori della famiglia. Quello dentro, rispetto a quello fuori, ha meno doveri nei confronti di una comunita' civile che e' tale anche per le leggi che disciplinano usi e abusi. La Costituzione della nostra Repubblica, che ci ricorda che tutti sono uguali di fronte alla legge, non conta quando c'e' di mezzo la famiglia. L'appartenenza di un cittadino ad un nucleo, lo rende meno obbligato verso la legge: e' cosi' per le corporazioni a vari livelli ed e' cosi' per le famiglie.
Siamo consapevoli che questa e' una tendenza che si afferma sempre di piu' nella nostra comunita' civica (il capo del Governo ha anche proposto che in Parlamento i deputati non dovrebbero piu' votare ma dovrebbe farlo solo il capo dello specifico gruppo politico…), ma non ci rassegniamo ad un modo di partecipazione civica e giuridica che tende ad emarginare le responsabilita' individuali a vantaggio di quelle dei gruppi o “tribu'” di appartenenza. Il nostro e' solo un diverso modo di concepire e vivere la societa' e le istituzioni che, pero', crediamo sia bene che non sia dimenticato e non si faccia mettere i piedi in testa.

(1)
(2) http://blog.donatellaporetti.it/?p=597

Vincenzo Donvito, presidente Aduc

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