L’on. Laura Garavini: PRIME, una fondazione per far tornare i cervelli italiani e per dare un’iniezione di internazionalità  alle università  italiane

L’on. Laura Garavini: PRIME, una fondazione per far tornare i cervelli italiani e per dare un’iniezione di internazionalità alle università italiane

Nata fra i ricercatori all’estero, scritta con il metodo wikipedia, incentrata su meritocrazia e trasparenza, presentata da giovani deputati e dai deputati del PD eletti all’estero: è questa la legge PRIME. Proponiamo la creazione di una fondazione, la Fondazione PRIME, per incentivare il ritorno dei cervelli italiani dall’estero e per dare un’iniezione di internazionalità al sistema universitario italiano.

La nostra proposta di legge parte dalla domanda: cosa frena il ritorno dei ricercatori italiani? Diverse analisi degli ultimi anni dicono che gli scienziati italiani all’estero lamentano un’assenza di meritocrazia in Italia, un sistema di carriera poco trasparente, progetti di ricerca non sempre valutati nel rispetto degli standard internazionali, scarsità di fondi rispetto alla media europea e scarsa indipendenza per la ricerca (“politicizzazione”).

La Fondazione PRIME metterà a disposizione borse di ricerca a scienziati con esperienza all’estero. Le borse vengono assegnate secondo i criteri di valutazione internazionale. La decisione spetta ad un Comitato scientifico composto in maggioranza da professori europei nominati dall’European Science Council. I ricercatori ricevono le borse non sulla base di concorsi, ma sulla base di “peer review”, cioè sulla base della valutazione del progetto proposta da parte dei migliori esperti internazionali in materia. Il “peer review” è un metodo collaudato da anni nel mondo della ricerca. Le lingue di lavoro di PRIME sono l’italiano e l’inglese.

Il ricercatore realizza il suo progetto con un’università partner in Italia. Diversamente dal passato, seguendo le ottime esperienze raccolte all’estero, ai ricercatori viene data la massima autonomia nell’esercizio del loro lavoro scientifico al fine di raggiungere i migliori risultati. Il ricercatore ha l’ultima parola su quali dottorandi e post-dottorandi vengono assunti come collaboratori. Con il consenso del comitato scientifico il ricercatore può cambiare l’università-partner nel caso in cui la collaborazione della facoltà sia insufficiente. Questa metodologia non ammette scuse: il successo del progetto è esclusivamente nelle mani dei ricercatori.

Alla fine i risultati dei progetti vengono nuovamente valutati da esperti internazionali in materia (che sono sempre diversi da quelli che hanno fatto la valutazione iniziale). Solo se i risultati dei progetti raggiungono standard di eccellenza internazionale vengono valutati positivamente. E solo a quei ricercatori che hanno superato questo severo processo di selezione si aprono le porte delle università italiane. È una regola severa, ma una regola di meritocrazia e trasparenza che viene chiesta proprio da parte dei ricercatori italiani all’estero.

Rispetto al passato la legge PRIME non lascia nel buio gli scienziati che rientrano. PRIME garantisce sin dall’inizio una prospettiva di stabilizzazione per coloro che avranno superato il severo processo di valutazione. Chi è valutato positivamente da PRIME ha i presupposti per ricevere dal CUN i requisiti per poter insegnare alle università italiane. Per la chiamata diretta di questi ricercatori PRIME prevede un fondo apposito.

Le borse di ricerca che vengono assegnate da PRIME reggono la concorrenza internazionale. Gli Junior Team Leader, che possono avere al massimo 35 anni e devono aver passato almeno tre anni all’estero, ricevono fino a 250.000 Euro all’anno. Ai Senior Team Leader a cui è richiesta un’esperienza di almeno 5 anni all’estero vengono dati fino a 400.000 Euro all’anno. Con queste risorse dovranno essere finanziate anche le attrezzature di cui si avvale il ricercatore. Tali attrezzature al termine del progetto rimarranno all’università che assume il borsista PRIME.

Per le università prevediamo degli incentivi finalizzati a non dover scegliere il raccomandato di turno ma ad ospitare un borsista PRIME: visti i severi metodi di scelta le università hanno la garanzia di ospitare un progetto di eccellenza internazionale. Inoltre ricevono un “overhead” per i costi organizzativi del 10 per cento. Possono usufruire degli eventuali brevetti scaturiti dal progetto e possono usufruire degli incentivi per la chiamata diretta di un borsista PRIME.

La Fondazione PRIME sarà sostenuta da fonti diverse: il patrimonio di base viene dalla Finanziaria. Inoltre sono previsti, oltre a donazioni, possibili co-finanziamenti con soggetti pubblici e privati (locali, regionali, nazionali, internazionali). Per i soggetti che co-finanziano progetti PRIME sono previste agevolazioni fiscali.

La legge PRIME segue la raccomandazione del Presidente Napolitano che ha descritto la ricerca come una leva fondamentale per la crescita della società. PRIME stimola lo Stato e altri soggetti pubblici e privati ad investire di più. Con la Strategia di Lisbona l’Italia si è impegnata ad aumentare nei prossimi anni i fondi per la ricerca. Con PRIME si disporrà di uno strumento importante per garantire che questi investimenti vadano a favorire una ricerca meritocratica.

In sintesi:

La fondazione PRIME e i suoi progetti garantiscono:

una internazionalizzazione della ricerca italiana
il ritorno dei cervelli italiani emigrati all’estero,
una meritocrazia a dimensione europea,
trasparenza nella scelta dei progetti sulla base di una valutazione internazionale,
l’opportunità di fare carriera anche in età giovane,
il sostegno di una ricerca di eccellenza,
strutture e fondi all’altezza della concorrenza europea,
una piena indipendenza del lavoro scientifico.

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