di Michele Usuelli
Preservativo: non solum sed etiam.
Le parole con le quali papa Razinger ha ribadito la dottrina ufficiale della sua chiesa non giungono inaspettate. Una ovvia priorità: il primo argomento scelto per questo viaggio africano. Sono state pronunciate in volo, chissà se già in suolo africano, o addirittura poco dopo il decollo. Il candido stupore di molti italiani non è giustificato, dato che le politiche della chiesa riguardanti la salute materno-riproduttiva delle donne sono sempre state le stesse, immodificate dai due diversi papi che hanno dovuto confrontarsi con l’epoca dalla tragedia dell’AIDS. L’equazione “crociata anticondom/diffusione HIV”, oggetto principale delle critiche di molti commentatori, non coglie nella sua pienezza la portata e le implicazioni del messaggio papale. Infatti, il vero oggetto di questa pastorale non sono i malati di HIV, bensì, e ci risiamo, il femminino sacro, la donna e la sua libertà e dignità in tema di salute materno riproduttiva. Il divieto di preservativo è figlio di una interpretazione del messaggio di moltiplicarsi che non può, secondo il Vaticano, lasciare spazio a compromessi. In qualunque situazione. Preservativo a parte, la chiesa cattolica nei paesi in via di sviluppo, è attivamente impegnata a boicottare tutte le forme di controllo della natalità, dalla pillola anticoncezionale, alla spirale alle iniezioni a lento rilascio ormonale che hanno un potere contraccettivo della durata di 3 mesi e che sono molto richieste dalle donne, date le difficoltà di spostamento e la lontananza dei centri di salute dai villaggi. Degli impianti sottocute (durano 5 anni) nè di legatura delle tube, procedure assolutamente previste dai ministeri della sanità africani. Non voglio nemmeno sfiorare l’argomento del diritto all’aborto, perché da funzionario della cooperazione, io ho sempre lavorato entro le linee guida stabilite dai ministeri della salute dei paesi in cui ho lavorato: Cambogia, Malawi ed Afghanistan. Tutti recepiscono le direttive delle Nazioni Unite e prevedono i servizi di pianificazione familiare.
La Chiesa cattolica, nei paesi africani non ha solo un molto grande potere di influenzare le scelte dei credenti, dei politici e delle politiche, ma è essa stessa fornitrice diretta di servizi sanitari con i suoi numerosi ospedali religiosi. In molti di essi sono offerti anche i servizi di sana maternità: i controlli clinici in gravidanza e assitenza al parto sono offerti di regola a pagamento, o gratis, ma con un rimborso ottenuto dal ministero della sanità di quel paese, con un meccanismo simile al tanto praticato in Italia, privato-convenzionato. Nei presidi sanitari cattolici tutti gli interventi di pianificazione familiare sono assenti. O in alcuni casi sono clandestini, merito di alcuni missionari che, su questo punto, ritengono il Dio di Roma lontano da quello della Foresta. Inseriamo questa scelta politica nel suo proprio contesto: l’indicatore demografico che ci può aiutare è il total fertility rate: la media dei bambini nati ad una donna rapportando numero di donne e anni di vita fertile (child-bearing years) con i tassi di natalità. Secondo il World FactBook della CIA il total fertility rate in Afghanistan è pari a 6,53 bambini per ogni donna e 5,59 in Malawi. Nella mia esperienza professionale all’interno di progetti materno-infantili gestiti da ONG, e finanziati da Unione Europea e Ministero Italiano degli Esteri, ho potuto verificare che in qualunque contesto religioso, culturale e socioeconomico, quando i servizi di contraccezione sono disponibili, essi vengono chiesti e scelti da moltissime donne e famiglie. Le infermiere e ostetriche con cui lavoravo al Bwaila Hospital di Lilongwe, la più grande maternità publica del Malawi con oltre 12,000 parti l’anno, non hanno quasi mai più di 3 figli. Non parlo delle colleghe più anziane, ma delle under 35. Questo gruppo di donne rappresenta la borghesia, la classe media del paese, che ha ricevuto una educazione e che ha scelto di puntare sulla qualità della speranza di vita dei suoi figli (molto costosa in Africa), e non sulla quantità. Ciò è drammaticamente non vero per la povera gente, che inizia a fare figli a 14-15 anni e non si ferma più. Anche per poca conoscenza dei servizi di pianificazione familiare, ma soprattutto per la non facilità ad accedere a pillola anticoncezionale e simili.
Ciò non ha solo una valenza demografica, ma incide profondamente sulla salute della donna. E’ infatti un dato assodato che ripetute gravidanze ravvicinate mettono a rischio la salute della donna, soprattutto se molto giovane o male nutrita. Considerando i dati di mortalità materna durante la gravidanza ed il parto, superiori all’1% in Afghanistan e Malawi, una donna con 10 figli (dato assolutamente non raro), ha il 10% di rischio di morire di parto. Nel villaggio di Mentomantenga in Malawi, nel 2006 ho incontrato un’anziana che aveva partorito 20 volte in vita sua. E ne parlava come una situazione normale, ineluttabile, che le era capitata. Santa subito, ella è miracolata in quanto viva, e decisamente ha moltiplicato. Citare anche l’Afghanistan non è fuori luogo in questo commento sul viaggio Africano, perché permette di osservare come in maniera per nulla differente i custodi della religione Islamica si muovono esattamente come questo pontefice su questo argomento. Vatican e taleban. Mi pare che questo argomento sia pericolosamente minimizzato, non mai affrontato, innanzitutto da quella parte di cattolici sociali che per pietas, formazione e cultura dovrebbero innescare il dibattito nelle associazioni, nelle parrocchie, incalzando parroci e missionari, creando un dibattito dal basso. E massime le donne credenti. Condom e pillola, almeno.
Fertility regulation behaviors and their costs, rapporto pubblicato dalla Banca Mondiale nel 2007, mostra come il dato di total fertility rate a livello continentale africano sia superiore a 5. Delle 182 milioni di gravidanze annue nei paesi in via di sviluppo, 76 milioni risultano non volute. Di questi 76 milioni, il 66% è costituito da donne che non avrebbero voluto il figlio, ma al momento della procreazione non usavano alcun mezzo di protezione. Un gigantesco, vasto bisogno non intercettato. In tema di leader spirituali, il contributo del Dalai Lama a questo dibattito, come riferito in una celebre intervista al quotidiano brasiliano “Folha de Sao Paulo” è il seguente: ''Il controllo delle nascite è necessario, il mondo ha sei miliardi di abitanti”. (Micromega)