Interventi urbani, Urban Surgery e la Sicilia raccontata da Francesco Lucifora

di Barbara Martusciello

Francesco Lucifora, critico e curatore con base in terra siciliana, fa un resoconto della sua esperienza con l’Arte Pubblica e racconta di URBAN SURGERY: intervento urbano realizzato in due comuni della Sicilia. Da qui parte la sua panoramica su questa importante e complessa realtà creativa e culturale siciliana che sarà tra l’altro -sempre da lui curata-presente ad ARTO’, ARTFAIR IN OPENCITY di Roma che si terrà al Palazzo dei Congressi dell’EUR dal 3 al 5 aprile 2009.

Nella calda e contraddittoria realtà siciliana, in particolare nella sua area più a sud-est, è nato questo progetto legato all’arte pubblica. Urban Surgery (Chirurgia Urbana), questo è il titolo dell’evento, è nato in collaborazione con il Comune di Modica e il Comune di Scicli ed è sinteticamente un lavoro di un singolo autore, appunto Stefania Zocco, supportato nella ricerca progettuale dal pool tecnico del L.A.P. formato da Valeria Frasca (Relazioni con il pubblico e Social Network), Ileana Grimaudo (Rilievi tecnici e location plan), Francesco Branca (Dj e Perfomer). La curatela dell’evento/intervento è di Francesco Lucifora che è anche il direttore artistico del Laboratorio Autonomo Potenziale.

Gli interventi su un sito di Modica ed uno di Scicli che questa estate hanno inciso profondamente sul territorio, sia come arte pubblica che come mostra del materiale e documentazione, sono infatti legati più al concetto di Arte Pubblica che di Arte urbana, almeno nel senso che a questa titolazione si dà comunemente: non si tratta, cioè, di imporre opere d’arte all’aperto e basta, nè di erigere di monumenti, o di ambientare arredo urbano: no. si tratta, invece, di qualcosa di sottilmente ma sostanzialmente diverso… Lucifora stesso ci racconta, con una verve coinvolgente, di cosa è stato e, soprattutto, cosa questo tipo di intervento sul territorio può portare…

B. M.) Francesco, descrivici meglio di cosa si è trattato… F. L.) Un albero e un abbeveratoio, in situ, sono diventati oggetto di una chirurgia d’artista senza punti di sutura per un ritorno alla dimensione di fruibilità umana. L’albero è quasi ad uso di spartitraffico nel Quartiere del Carcere a Modica Alta, ed è stato dotato di un paio di ali bianche per consentirne il volo dalla sua condizione di degrado…

B. M.) La fontana, invece? F. L.) La fontana rurale, in Contrada Scalonazzo, opera idrica del 1960 era, prima di Urban Surgery, qualcosa anch’essa lasciata al degrado; precisamente, era diventata una ulteriore discarica abusiva. L’arte ha trasformato tutto. Stefania Zocco, infatti, ha reso le vasche del fontanile una grande aiuola di piante autoctone e inserita in un monolite blu, ricordo di un getto d’acqua assente da dieci anni…

B. M.) Hai dotato l’artista del supporto tecnico del L.A.P…. F. L.) Esatto. Ho voluto che all’artista si affiancasse un team di competenze sotto la sua esclusiva supervisione consentendogli di concentrarsi sugli interventi e realizzare l’ingresso di una pluralità di conoscenze e di sostegni, come dire un’ arte pubblica a partire dalla pratica del progetto.

B.M.) E la collettività come ha reagito? F. L.) Bene. ed anche al di là di ogni aspettativa contando che si trattava di un luogo rurale ed un quartiere popolare. Durante la realizzazione di 1960-2008, aiuola e monolite, si sono verificati episodi inaspettati di partecipazione: un contadino si è offerto di prelevare della terra dal tuo podere per riempire le vasche dell’abbeveratoio e nel quartiere popolare di Modica Alta l’albero alato è diventato un nuovo luogo ed un punto di orientamento e di incontro.

B.M.) Durata dell’intervento? F. L.) L’intervento dell’artista è del tutto temporaneo e non modifica o rappresenta pericolo per le aree interessate; semmai, rappresenta una possibile trasformazione, per esempio del fontanone, in opera di fruizione pubblica ed anche lo start di un più ampio percorso di arte pubblica al quale sto lavorando e sul quale spero di coinvolgere molti artisti.

B.M.) Scopo dell’iniziativa? F. L.) Tale ”chirurgia” è stata, come è sempre, necessaria per mantenere e proteggere la dignità e l’identità di luoghi e persone, per realizzare quell’avvicinamento al pubblico che la Public Art persegue non sempre con gli stessi risultati ed anche per favorire la presenza dell’arte contemporanea su territori spesso lontani o allontanati da più fervide attività o troppo spesso deturpati e desertificati da cemento e incuria.

B.M.) Vuoi precisare…? F. L.) Vedi, dall’edilizia selvaggia degli anni ‘60, siti ed oggetti urbani hanno conosciuto la condizione del degrado e delle discariche abusive abbandonando funzionalità e vivibilità L’Arte Pubblica rintraccia nuove linee geometrico-ambientali con il fine di creare geografie soggettive per il benessere degli occhi e della vita quotidiana. Si delinea come azione del più largo concept culturale, per la promozione e la coscienza della civiltà, per esempio e in particolare siciliana, come modello da vivere ed esportare: dalle tradizioni fino alla cultura isolana contemporanea espansa e interattiva grazie all’azione di artisti, agitatori, studiosi e creativi. Ripeto: si tratta sempre di una ” chirurgia” per mantenere e proteggere la dignità e l’identità di luoghi e persone.

B.M.) Vuoi lasciarci qualche tua perla di saggezza che si leghi a questo tema dell’Arte Pubblica? F.L.) Le perle stanno in fondo ai mari… Forse troppo spesso si pensa all’arte e agli artisti come un mondo esclusivamente patinato. Smentiamo. Sfatiamo. L’arte è anche fatica.

B.M.) Approvo; e poi? F. L.) Che l’inizio è sporco. L’arte pubblica contempla una ricerca, una riflessione accurata ed un intervento diretto. L’artista si sporca le mani e si compenetra con le persone che abitano i luoghi.

B.M.) Cosa è per te Arte Pubblica e cosa non lo è? F. L.) Credo, ma è campo aperto, che l’Arte sia pubblica o dovrebbero tendere al pubblico nel senso di un’elevazione delle coscienze e del livello di percezione dei luoghi che viviamo. L’Arte Pubblica deve, secondo me, indagare soluzioni sia estetiche, ma soprattutto etiche con l’obiettivo di allargare la base concettuale del pubblico, strappare le persone dagli assopimenti e dalle numerose distrazioni di massa ed impedire la regressione della civiltà.

B.M.) Ha un senso ancora, oggi, nella società? F. L.) Assolutamente si. Così come ha un senso appendere un’opera d’arte al muro, proiettare un video sulla parete esterna di un condominio e creare un’installazione tra un palazzo e l’altro dove si sono accumulati rifiuti per anni…

B.M.) Credi che davvero la collettività la comprenda e la ami? F.L.) Guarda, credo che vedere un intero quartiere assiepato sotto un albero con le ali e distinguere tante teste canute incuriosite dalla cosa, sia un fatto rilevante. In Sicilia ci sono alcuni degli esempi più alti di esperienze di Arte Pubblica che all’inizio avevano raccolto forti critiche e che invece si sono rivelati come zone illuminate. Chiaramente la gente, in genere, non ama le astronavi che scendono dal cielo senza opportuno preavviso.

(Art a part of culture)


e per favore inserire la fonte originale:
Pubblicato da: Art a part of cult(ure) http://www.artapartofculture.org/

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