Lo Stato e’ laico

di Antonio Palangiano

Autore Antonio Palagiano Su un tema cosi delicato, come le dichiarazioni anticipate di trattamento che riguarda la cosa che ci sta più a cuore, la nostra vita, avrei auspicato e mi sarei immaginato un dibattito più pacato, più serio e maturo, perché sull'onda mediatica del caso Englaro c'è il rischio che venga preso un provvedimento emotivo, ingiusto e restrittivo.

Non possiamo negare che esiste uno scontro in atto tra i sostenitori del valore della vita umana e i sostenitori del valore dell'autonomia della persona. Il primo è un concetto piuttosto religioso della vita, che conferisce alla vita stessa una sorta di sacralità che parte dal momento del concepimento al momento della morte naturale, anche se non è facile stabilire qual'è il momento della morte naturale, specie oggi che attraverso la tecnologia è possibile prolungare artificialmente la vita dalle malattie e dalle sofferenze.

Ci sono persone, al contrario, che sostengono il potere decisionale, l'autonomia e la libera scelta di ciascun individuo di come e in che maniera morire, che si ritengono possessori titolari della propria vita. Quest'ultimo gruppo di cittadini, che mettono lo stesso rispetto per coloro che professano un credo religioso, rivendicano l'autonomia decisionale perché si rifanno al valore della dignità della persona, un qualcosa che non si acquista e che non si tramanda, è qualcosa che si costruisce giorno per giorno attraverso le nostre azioni.

E' triste pensare che, negli ultimi giorni della propria vita, questa dignità ci venga sottratta, costringendoci in un letto di ospedale in un corpo non più controllabile, ed è triste pensare di consegnare questa ultima immagine senza dignità di noi ai nostri cari. Crediamo che anche questi cittadini, visto che viviamo in una società composta da credenti, non credenti e diversamente credenti, meritino rispetto. Anche la “dignità del morire” dipende dal senso di dignità che abbiamo dato alla nostra vita. Oggi c'è il rischio di perdere per legge la possibilità di morire con dignità. Noi ci opponiamo a questo rischio, e vogliamo che ogni cittadino possa scegliere come morire, se con un criterio religioso o meno.

Oggi, in molte corsie di ospedale, viene praticata una dottrina chiamata “vitalismo medico”, dove l'oggetto non sono le condizioni di salute del malato, ma la vita in se a prescindere della qualità della vita stessa. Non siamo d'accordo con questa dottrina, non siamo per l'accanimento terapeutico, ma siamo per una medicina giusta finché c'è la possibilità di guarigione. Siamo per un'idea di libertà, dove ciascun individuo possa scegliere fino a che punto debba spingersi la scienza medica per aiutarlo a vivere.

Purtroppo, la politica, spesso in questi momenti, non si avvale della società scientifica, non si avvale della scienza medica, ma procede nel fare le leggi con una approssimazione pericolosa che spesso sfocia nell'ignoranza. Nel caso Englaro ho sentito il ministro Sacconi che si appellava addirittura alla convenzione Onu per i disabili, quando la povera Eluana non era affatto disabile ma malata terminale affetta da un coma vegetativo permanente, e sappiamo che da un punto di vista medico questa condizione è ben sancita, che ha dei sintomi, ha una prognosi, ha un carattere di irreversibilità, e non ha niente a che vedere con una persona disabile.

Vorremmo che la politica o imparasse i termini o si rivolgesse alle società scientifiche, come avviene negli Stati Uniti e in Australia dove hanno un ruolo determinante nell'indicare al legislatore i provvedimenti da un punto di vista tecnico, per il benessere e la salute della popolazione.

Oggi viene a mancare, spesso nei dibattiti e nella maniera in cui si legifera, il rispetto. Crediamo che tutti i cittadini, specialmente in queste scelte, meritino rispetto, che spesso non c'è. “Rispetto” significa non ritenersi possessori della verità, significa rispettare le opinioni degli altri, altrimenti, se ognuno di noi pensa di essere il detentore della verità, correremo il rischio di sfociare nel fondamentalismo.

Siamo contro il fondamentalismo, siamo per il rispetto di ciascuna scelta. Crediamo nel diritto alla vita ma siamo anche per una morte dignitosa.
Personalmente, sono soprattutto per il rispetto delle scelte individuali, specie su temi cosi delicati che riguardano la fine della cosa che ci sta più a cuore, la nostra vita.

Da parte di una condizione di irreversibilità di un coma, dovremmo poter scegliere se vegetare in un letto per un anno, per dieci o per diciassette anni in attesa che la morte sopraggiunga o si scelga di optare per una morte senza vergogna. L'articolo 32 della Costituzione tutela tale diritto, e la legge che si accingono a varare non può prescindere dalla Costituzione.
Viva la Costituzione, viva la libertà di scelta.

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