Le generose offerte del Potere: Giordano Bruno e i nuovi roghi

“Che mortificazione chiedere al potere di riformare il potere…”. Questo confessa frate Giordano Bruno, che aveva avuto tempo di riflettere, al Tribunale della Chiesa. E fu bruciato vivo sul rogo 409 anni fa, dichiarando la sua sconfitta tentando di conciliare il libero pensiero con l’azione politica della pace fra le “diverse” religioni. Aveva alzato la testa, un uomo povero ma non di spirito come Qualcuno tenta costantemente di mantenere nei secoli, donne e uomini su questa Terra. E la parola rogo ricorre anche nella cronaca odierna.

Si fa una conta, approssimativa per difetto, nel Libro Nero della Chiesa delle morte e i morti, per eresia, stregoneria e similari: centinaia di milioni in pochi secoli, una bella percentuale rappresentata dalle donne. E di Giordano Bruno e le donne, ne ha scritto anche Luigi Misuraca (non affaticatevi nessun nome noto) in un commento su un giornale online La Voce di tutti: “Una delle accuse che furono mosse al nolano Filippo – poi Giordano – Bruno era la sua incredulità sulla verginità della madre di Gesù, che respinse fino alla fine e, tutte insieme raggruppate e rimproverate, lo condussero sotto le fascine in Campo de’ Fiori in Roma il 17 febbraio del 1600 a scaldarsi le idee eretiche. Di là, ad accusarlo c’era tutta la Chiesa di Roma e l’Inquisizione, con il Cardinale Bellarmino in testa. Il Bruno non poteva non scottarsi per aver recitato più volte una verità naturale, fisiologica; poiché la verginità, oltre che “prima”, è difficile possa persistere anche nel “durante” e “dopo”. Comprendo come scontrarsi con i dogmi e le verità rivelate non sia simpatico, ed, oltretutto, opportuno in un’arena di bigotti quale sembra essere il suolo italico, in special modo se si voglia utilizzare la Ragione, ma, francamente, non capisco il perché dell’accanirsi della Chiesa sul presunto stato fisico della puerpera, “dopo” il parto; non certo cesareo, comunque. Perché è necessario che la Madre conservi il tabù, immagino allora quanto pregnante sulla collettività; quasi che la donna, femmina e non più vergine, abbia da vergognarsi del suo stato fisico. E’ una delle supposizioni religiose, non dimostrate e non dimostrabili, sulle quali si formano tanti pregiudizi che vedono la donna sempre colpevole e non solo per la cattolicità. Di quale colpa si macchia la donna/femmina, non più vergine, che partorisce? Non è la cosa più naturale di questo Mondo, in tutto il regno animale, per la prosecuzione della Specie? So leggere, scrivere e fare di conto, ho “fatto il militare a Cuneo” e “sono un uomo di Mondo”, ma talune ripetizioni dal Soglio di Pietro, ossessive ed offensive per la dignità delle donne e l’intelligenza degli ascoltatori, mi restano incomprensibili e le rigetto. Sono consapevole che la Chiesa di Roma ha condannato la donna ad una condizione di inferiorità, anche nella Società, oltre che nella gerarchia di Ruolo, tanto da farle scontare il vero “peccato originale” (considerazione sul “vero” a cura del redattore); quindi, mi ribello e respingo il metro di valutazione attraverso e con l’uso della verginità, in special modo in una Madre. Persona che dovrebbe rappresentare tutte le madri nel mistero della vita che sorge nel loro grembo. Una teoria, da me già esternata in passato su questa pagina, vedrebbe scorretta la traduzione del termine giovane, rivolto a Maria – in aramaico – sui testi di allora, in vergine. E’, perciò, comprensibile giovane, innaturale vergine; durante e dopo. Finirò anch’io a rosolare in Piazza?”

La sua domanda retorica ed ironica ci riguarda. Non è solo una questione femminile la Liberazione.
E non c’è Festa alcuna nel ricordare la Lotta di donne lavoratrici che si battevano per i loro diritti e furono chiuse Dentro, condannate a morire bruciate. Si susseguono i roghi nelle città e nei villaggi del mondo, le vite arse nelle fabbriche, le ferite indelebili del Controllo e del Potere, la Vendita all’asta dei cervelli e delle emozioni, la Repressione a suon di Spettacolari Ronde e Leggeri-Pesanti Decreti.
A Viterbo ( dove fu Piazza Giordano Bruno) non si scorda e non si separa il coraggio del genere femminile e maschile nell’affrontare il tema della laicità, del libero pensiero, malgrado tutto: le rimozioni, la toponomastica sollecita nel variare i nomi a piazze, vie e circonvallazioni, la pletora di servitrici e servitori del pensiero unico nell’Informazione, l’indottrinamento, la Cacciata del diverso, la straniera che sotto sotto rimane una puttana, lo straniero che sotto sotto rimane uno stupratore, la scelta accurata degli Eventi Manifestazioni, il cullare tra squilli di campane e campanelli che avvisano l’arrivo dei monatti e delle sciagurate, quelli che rubano tucur, la cultura per i poveri di spirito, il perbenismo che chiagne e fotte, le Ali contese tra i Facchini del Potere, le pie donne e le brave ragazze… Viterbo, con le compagne e i compagni di cammino, PER NON SOFFOCARE NEL FUMO , hanno indetto “Viterbo per Giordano Bruno”
Come scrisse Alda Merini, Non voglio che tu muoia…
Doriana Goracci
In copyleft
il programma dal 6 marzo al 3 aprile 2009 – Palazzo Garbini e Palazzo Santoro

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