La Cgil saluta il nuovo corso del PD e incalza
la destra priva di idee al governo del Paese
Il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani esprime “apprezzamento” per le proposte avanzate oggi dal leader del Pd Dario Franceschini. “Le proposte affrontano correttamente temi che riguardano le condizioni piu' drammatiche delle persone in questa fase della crisi – dice Epifani – Il governo dia ora risposte immediate, senza perdere ulteriore tempo e cambi le priorita' dei propri interventi. Pomigliano d'Arco ieri, Prato e Torino oggi – conclude il segretario della Cgil – indicano che il Paese chiede urgentemente una svolta nella politica economica e sociale”.
Sul fronte della crisi, il barometro dei numeri segna maltempo. “Minor produzione, assieme a minori consumi, e ricadute drammatiche sull’occupazione”, commenta il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni il dato diffuso oggi dall’Istat sul Lavoro e retribuzioni nelle grandi imprese. Dati da cui emerge, aggiunge il dirigente sindacale, “un ennesimo calo dell’occupazione nelle grandi imprese concentrato particolarmente nell’industria assieme all’esplosione della cassa integrazione”.
Mentre anche Confindustria, continua Fammoni, “oggi diffonde un dato sulla produzione industriale di gennaio febbraio gravemente negativo e che avrà inevitabili e pesanti ripercussioni sulle future rilevazione dell’occupazione. Quanti altri dati negativi – conclude – sono necessari per avere da parte del governo una politica all’altezza di questi problemi?”.
È evidente che in questo clima economico e sociale, gli strappi del governo sulla contrattazione prima e sul diritto di sciopero ora, non possono che produrre effetti negativi.
In particolare sul diritto di sciopero Epifani ha ammonito severamente l'esecutivo di destra: “perché in materia di libertà del diritto di sciopero costituzionalmente garantito bisogna procedere con molta attenzione”. E sempre rivolgendosi al goiverno il segretario generale della Cgil in merito alla riforma ha aggiunto: “Se c’è qualcosa da aggiustare rispetto a una normativa già rigida eventualmente lo si può vedere. Ma se si vogliono introdurre forzature che limitano poteri e prerogative è altra questione”.
Il segretario generale della Cgil attende, infatti, di vedere cosa il governo deciderà effettivamente. ''Se intende, partendo dal problema del rispetto dei diritti degli utenti, ridurre una libertà fondamentale, la Cgil si opporrà ora e dopo”).
Il numero uno della Cgil fa notare che il sindacato confederale “è sempre stato attento a conciliare il diritto di sciopero con quello degli utenti in alcuni settori particolari come i trasporti”. Secondo Epifani, “tutto dipende da ciò che il governo decide e dalle questioni che porrà”. Quindi, entra nel merito delle questioni: “Non si può decidere con il 51% uno sciopero perchè così l'altro 49% non può mai scioperare – spiega Epifani – lo sciopero virtuale non può essere mai sostitutivo ma aggiuntivo. Il fatto poi di dichiarare prima individualmente la propria adesione può essere un modo di rendere inutile lo sciopero. Attorno ai questi nodi – insiste – ruoterà il confronto se il governo intende aprirlo che su questo terreno deve stare molto attento”.
La stampa vicina a Berlusconi è subito insorta proiettando ombre minacciose nel legittimo monito del leader sindacale. Alcuni commentatori si sono prodotti in editoriali dai toni violentemente anti-sindacali. Insomma, si va avanti lungo quella linea di spaccatura del Paese cui sembra ormai improntarsi ogni gesto dell'attuale establishment.
Ronde anti-stranieri, demagogia anti-sindacale, neo-clericalismo etico: la destra italiana appare convinta di poter giungere al redde rationem grazie alla copertura vaticana, a una sinistra politicamente umiliata nonché un mondo del lavoro frammentato tra un sindacato “rosso”, un sindacato “giallo” e financo un sindacato “nero”. Insomma, come dicevano gli antichi, anche le vespe fanno i favi.