IL CALENDARIO RITUALE IN COORDINATE SPAZIO-TEMPORALI
Le feste nel ciclo della vita dell’uomo: i riti di passaggio.
Il corso della vita si svolge, per il popolo, secondo una continua e fitta trama di forme tra¬dizionali che ispirano, determinano e interpretano via via le azioni e situazioni di cui è intessuta l'esistenza dell'uomo . Alla base di tutte queste for¬me stanno i Cosiddetti riti di passaggio. Con que¬sto termine s'intende il complesso di cerimonie che si compiono per indicare le successive fasi per cui l'individuo entra a far parte di una comu¬nità, secondo i diversi gruppi sociali (famiglia, tribù, corporazione, ambiente paesano ecc.) e se¬condo le successive età della sua vita.
Ogni cerimonia di passaggio si compie a tap¬pe, secondo una determinata sequenza, in cui è facile distinguere le azioni che ne indicano l'ini¬zio, quelle intermedie e quelle che ne sanciscono la fine. Queste tappe sono molto più appariscenti nella vita sociale delle popolazioni primitive dove i riti di iniziazione dei giovani per il loro ingresso come uomini adulti nella tribù han¬no una complessità e un'importanza straordinarie; ma anche alcune manifestazioni della vita tradizionale nei nostri paesi conservano tuttavia assai bene le proprie caratteristiche. Basti ricor¬dare le usanze relative al matrimonio, dalla di¬chiarazione d'amore del giovane all'accettazione da parte della ragazza, attraverso numerose e pre¬cise fasi e forme rituali, fino all'ingresso della sposa nella casa dello sposo e alla “prima notte”.
Le usanze e credenze relative alla vita umana si ispirano anche a principi magici con un chiaro scopo propiziatorio o profilattico. Ci sono delle regole da seguire, e dei tabù da rispettare, per far convergere a proprio vantaggio le forze del bene e allontanare e distruggere quelle del male.
Tutte queste forme rituali, connesse con la vita dell'uomo o svolgentisi lungo il corso dell'anno, rivelano un fondo antichissimo e, se si vuole, pa¬gano; ma il Cristianesimo in quasi venti secoli e per gran parte del mondo ha stampato la sua im¬pronta su tutti gli aspetti della vita individuale e sociale, dando alle forme più importanti una precisa regola e un nuovo e più alto significato, e strenuamente combattendo le manifestazioni su¬perstiziose e contrarie alla religione e alla morale. Il folklore contemporaneo presenta quindi nella realtà quotidiana questo antico fondo e questa nuova forma in cui esso vive e si attua, anche se non sempre in perfetta aderenza.
Ci spiegheremo forse meglio quel senso di accettazione serena e di operosità lieta con cui le classi popolari, vivono la loro pur non comoda vita, osservando come essa si svolga lungo il succedersi dei mesi e delle stagioni, secondo uno schema tradizionale di feste e di usanze che mira¬bilmente s'accordano col ritmo della natura e delle opere agresti. (Il calendario del folklore viene così a costituirsi in una serie di cicli che distin¬guono i principali momenti ed episodi di questo eterno ritorno di stagioni e di opere, secondo il corso dell'anno. Per comprenderlo appieno, occor¬re tener presenti due cose: la prima è che il folk¬lore, quale vive oggi, ha un substrato di creden¬ze e usanze antichissime in cui si rispecchiano for¬me di cultura e concezioni magiche e religiose, consone a una vita trascorrente a più immediato contatto con la natura e, quindi, regolata secondo le sue grandi leggi e secondo la primitiva inter¬pretazione dei suoi fenomeni; la seconda è che que¬sto fondo, già in sé differenziato nei secoli e se¬condo diversi cicli culturali (intesi non in forma rigida), si è poi modificato attraverso il tempo per l'influsso dell'evolversi della civiltà, e soprattutto per l'azione regolatrice e moralizzatrice, eserci¬tata dal Cristianesimo. Il senso religioso della vita è stato totalmente cambiato e, possiamo ben dire, portato sopra un piano più alto; ma le usan¬ze, legate al corso immutabile delle stagioni, sono rimaste, cambiando significato, è vero, senza però perdere del tutto alcuni dei caratteri ed aspetti che ne avevano determinato il sorgere e il tra¬mandarsi. Il calendario ha subito variazioni, specie per la festa di maggiore importanza, quella d'inizio d'anno, sì che le stesse usanze si sono trasferite da una data all'altra, ripetendosi o venendo a confluire in un sol giorno festivo. E di ciò non sempre ci rendia¬mo conto. Per es., il Carnevale, per secoli e secoli, ha rappresentato il capo d'anno, e tutte le sue ma¬nifestazioni sono improntate a questo suo carat¬tere fondamentale; ma chi lo rileva oggi?
In realtà, Natale, Capodanno, Epifania, Car¬nevale, sono tutte feste che solennizzano la chiu¬sura di un ciclo annuale e l'apertura d'uno nuovo ; così Calendimarzo, S. Giorgio, Pasqua, Calendi¬maggio, l'Ascensione, S. Giovanni, Ferragosto, S. Martino, S. Michele, S Caterina, sono ugualmente feste di inizio di una stagione, intendendo questo termine in senso generico, e quindi molti riti e usi di ciascuna di esse sono uguali o si rassomigliano: e noi li ripetiamo senza accorgercene, mentre, a fil di logica, basterebbe ricorrervi una sola volta. S'intende che poi ciascu¬na di tali feste ha anche le sue manifestazioni par¬ticolari in rapporto alla diversità delle stagioni e al preciso significato che è venuta assumendo, spe¬cialmente nel suo adeguarsi al clima cristiano e alla liturgia ufficiale. Né dobbiamo dimenticarci la diversità del clima fisico e delle condizioni ge¬nerali dei vari ambienti in cui le stesse usanze si svolgono. Molte cose ci appaiono già chiare, se consideriamo gli aspetti essenziali delle usanze e feste di inizio d'anno (o di stagione). Esse si riconducono tutte a due principi fondamentali, mirano a due scopi precisi: eliminare, cancellare, distruggere tutti i mali, i guai, i peccati dell'anno che muore; prevedere, predeterminare e, vorrem¬mo dire, preassicurare l'abbondanza, il benessere, la prosperità per l'anno che nasce. Per quel prin¬cipio magico per cui il simile produce il simile, le varie tradizioni delle feste d'inizio di un ciclo annuale esaudiscono il desiderio (che una vol¬ta era certezza assoluta) di raggiungere i due scopi sopraccennati. Distruggere il male passato, male fisico e male morale, infermità e peccato, tristizia e tristezza, perché soltanto essendo sani e puri si può affrontare il nuovo corso delle sta¬gioni nel suo perenne ricominciamento; se si en¬trasse nel nuovo anno gravati dalle malattie, dai vecchiumi, dalle malvagità accumulatesi durante dodici mesi, le forze vitali di fecondità; di produttività, di bene, che come riserva aurea il nuovo anno ci reca, sarebbero infettate, ammorbate, de¬finitivamente compromesse.