Vita bassa

di Maurizio Cucchi

Vita Bassa. Le dedica un piccolo libro niente meno che Alberto Arbasino. La vita bassa, appunto, edito da Adelphi. E io ne approfitto.
In effetti, credevo che questa specie di moda, proveniente da rapper americani e ormai quasi antica, dovesse durare molto meno, perché mi è sempre parsa una insensatezza del costume d’epoca.

Vita bassa, oltre tutto, è un’espressione – anzi, una parola – senza senso, perché la vita è li dov’è, e nessun abito potrà spostarla. Resta il fatto che vita bassa è un po’ il segnale di quello che è oggi il senso dell’abito, che spesso deve andare contro l’utile e il buon senso per contribuire alla recita collettiva.

Quando mi trovo davanti, per la strada, qualche ragazzo con boxer a vista e calzoncioni larghi e cadenti a inizio coscia mi viene da ridere. Anché perché questi poveretti camminano a gambe larghe e sembrano muniti di vasto pannolone. Un domani, conserveranno, ahimè, problemi di deambulazione causa vitabassa. Autentici eroi del conformismo. Dovessero imporgli di indossare, che so, una giacca alla rovescia si adatterebbero anche a questo, credendosi, beninteso, trasgressivi e fieramente liberi. Ma non è questo il punto. Quello che si può notare, infatti, è che il vestirsi, spesso, è oggi vissuto come un travestirsi per un ballo in maschera, o come l’indossare un costume di scena, perché, paradossalmente, la realtà stessa è diventata uno scenario, un palcoscenico dell’immenso show che induce la vita (qui ridotta molto in basso) a imitare il quotidiano show della nostra società spettacolo, prodotto soprattutto da quell’implacabile macchina del kitsch che è diventata la televisione.

Vediamo allora il giovane col berrettino studiatamene ficcato sulla testa di traverso, con la maglietta che gli arriva alle ginocchia, i pantaloni xxl che gli vanno sotto i piedi, i capelli a ciuffi assurdi e a cresta di pollo. E ovviamente il nostro cammina guardando nelle vetrine come in uno specchio mobile. Stile clown, in qualche modo, stile recita in pubblico. E senza neppure rendersene conto. Così, insomma, va la vita bassa, visto che, l’abbiamo imparato ma non cambia niente, quello che conta ormai è solo farsi vedere, apparire, dare spettacolo.

di Maurizio Cucchi
21 Febbraio 2009 TN 7 Anno 7

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