Milano Expo 2015

di Marco Zamboni

(prima puntata)

Dati e problemi
Nella prima parte della tesi di laurea – propedeutica alla seconda – presento alcune informazioni utili per inquadrare l’argomento che ho scelto di analizzare.
Nel primo capitolo mi occupo dei grandi eventi, sulla base della letteratura scientifica relativa a questo tema. Anzitutto cerco di definire il concetto di grande evento, mentre in seguito discuto quali sono le implicazioni legate a queste manifestazioni.

Mentre nel secondo capitolo mi occupo delle esposizioni universali e cerco di rispondere alle seguenti domande:
– che cosa sono?
– a quando risalgono?
– da chi sono regolate?
– come vengono classificate?
– cosa bisogna fare per ospitarle?
Capitolo 1. Che cosa sono i grandi eventi?
Negli ultimi anni molte città hanno manifestato interesse verso l’idea di promuovere lo sviluppo locale e urbano attraverso l’organizzazione di importanti manifestazioni, come le Olimpiadi o le Esposizioni universali.
La conferma di questo interesse è data dal numero di città che partecipano al processo di selezione e alla forte concorrenza che si crea tra loro. Per capire la dimensione del fenomeno in Italia possiamo considerare le seguenti proposte di candidatura avanzate l’ultimo decennio:
– nel 2008 Milano si aggiudica la sfida contro la città turca di Smirne per ospitare l’esposizione universale del 2015 (all’inizio si erano proposte anche altre due città italiane: Torino e Napoli);
– nel 2006 Roma si candida alle Olimpiadi estive del 2016, ma l’anno successivo ritira la propria candidatura poiché già due città europee hanno ottenuto l’assegnazione dei Giochi olimpici: Londra (l’edizione estiva del 2012) e Sochi (l’edizione invernale del 2016);
– nel 2004 Trieste viene sconfitta dalla città spagnola di Saragozza, che ottiene l’Esposizione internazionale del 2008;
– nel 2003 Napoli si propone di ospitare alcune regate dell’America’s Cup;
– nel 1999 Torino ottiene l’assegnazione dei Giochi Olimpici invernali del 2006 contro la città svizzera di Sion.

L’organizzazione di un grande evento può essere vista come un nuovo settore di attività delle amministrazioni pubbliche, accanto alle politiche pubbliche tradizionali (1). Alcuni studiosi associano questa innovazione alle trasformazioni dell’economia globale, cioè alla deindustrializzazione e alla terziarizzazione [Essex e Chalkley, 2002; Guala, 2007].
All’interno dei processi di globalizzazione le grandi città sono attori in competizione tra loro per massimizzare le risorse e le opportunità disponibili sul mercato. Dunque l’organizzazione di un grande evento può essere vista come una strategia promozionale finalizzata ad:
– intraprendere progetti di riqualificazione urbana;
– modernizzare i sistemi economici e attirare investimenti;
– attrarre risorse finanziarie, tecniche e progettuali;
– stimolare le capacità organizzative interne;
– promuovere l’immagine a livello internazionale.

“Un approccio del genere offre alla città organizzatrici la possibilità di un risanamento edilizio accelerato: uno stimolo a favorire la crescita economica, migliorare o realizzare nuove infrastrutture culturali e per i trasporti, nonché aumentare il riconoscimento e il prestigio a livello mondiale” [Essex e Chalkley, 2002, p. 57].
Nel corso di questo capitolo affronterò il tema dei grandi eventi, esaminando la recente letteratura prodotta in occasione di Torino 2006. Lo scopo sarà quello di rispondere alle seguenti domande:
– quali sono le caratteristiche principali dei grandi eventi?
– che cosa succede quando una città ospita un grande evento?
1. Le caratteristiche principali dei grandi eventi
La definizione di grande evento comprende una molteplicità di iniziative – una tantum o ripetute – che richiedono importanti investimenti, l’adozione di tecniche di marketing territoriale e la partecipazione dei mass-media.
Alcuni studiosi hanno provato a classificare gli eventi attraverso alcune tipologie, che prendono in considerazione le seguenti variabili:
– il tema;
– le dimensioni;
– la scala;
– il livello di attenzione che l’evento attrae su di sé.

Se prendiamo in considerazione il tema è possibile distinguere le manifestazioni in base al contenuto sportivo (es. olimpiadi estive ed invernali, mondiali di calcio, gran premi di formula uno), economico (es. i saloni dell’auto, della nautica, del mobile), culturale (es. le mostre d’arte, le rassegne cinematografiche, i festival musicali), religioso (es. giubileo) o politico (es. i vertici internazionali G7/G8, WTO).
Un altro criterio di classificazione è la dimensione dell’evento. Di recente gli studiosi hanno evidenziato la tendenza al gigantismo in riferimento a:
– il numero di persone coinvolte nella manifestazione (es. visitatori, turisti, giornalisti, espositori, atleti);
– la superficie delle aree in cui si svolgono;
– l’ammontare dei costi di costruzione delle opere e organizzazione (2).

Un altro modo per differenziare i grandi eventi è la scala di applicazione; un evento può essere definito grande nella dimensione locale, regionale, nazionale o globale, a seconda della capacità di coinvolgere il pubblico.
Secondo altri studiosi l’elemento discriminante dei grandi eventi è l’unicità. “Il problema è quello di distinguere il grande evento da un evento comune, senza originalità, ripetitivo e quindi di scarso interesse per l’opinione pubblica” [Montanari, 2002, p. 3]. Una caratteristica ricorrente di queste iniziative è l’eccezionalità, cioè la scarsa frequenza nel tempo.

Immagine – figura a

Per attirare l’attenzione del pubblico oltre i confini del luogo in cui si svolge, il tema dell’evento deve essere originale, irripetibile, identificabile, dinamico.
Come ha sostenuto De Moragas [cit. in Guala, 2007, p. 36] “un grande evento è tale solo se è anche un evento mediatico”; un evento può essere definito “mega & media” [Guala, 2007, p. 44] solo se è in grado di ricevere ampia diffusione internazionale tramite la stampa, la televisione (soprattutto attraverso le dirette) e il web.
Tutti gli studiosi ritengono che il tipo di eventi più importanti sono le Olimpiadi (estive e invernali), i Mondiali di calcio e le Esposizioni mondiali (universali e internazionali). La tabella illustra la tipologia proposta da Guala [2007], che distingue gli eventi in base al loro contenuto, al target da raggiungere e ai media (con particolare riferimento alla copertura televisiva). La tipologia distingue tra “Mega & media eventi” (che catalizzano maggiormente l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media a livello internazionale grazie alla presenza della diretta TV), “Mega eventi” (essenzialmente le esposizioni mondiali) ed altri eventi speciali distinti per settori (sportivo, politico, economico, culturale e religioso).
Fino ad oggi sono stati assegnati complessivamente 142 grandi eventi (3) (vd. tabella) ad un numero relativamente esiguo di paesi, pari a 33.

Immagine – Figura b

Se consideriamo la distribuzione geografica delle sedi che hanno ospitato un grande evento (vd. figura), l’aspetto più rilevante è la percentuale di eventi ospitati nei due continenti più ricchi e industrializzati: al primo posto c’è l’Europa (59,6%), seguita dall’America settentrionale (17,5%). Infatti questo dato riflette la capacità di mobilitare le risorse economiche necessarie per organizzare l’evento.

Immagine – Figura c

1.2 Il finanziamento
I grandi eventi richiedono sempre un notevole impegno economico per la realizzazione delle infrastrutture e dei servizi nella città ospitante.
Nel paragrafo precedente abbiamo visto che la disponibilità di risorse economiche influisce notevolmente sull’assegnazione della sede ospitante. Dopo le Olimpiadi di Montreal del 1976, che si conclusero con un indebitamento intorno ai 2,5 miliardi di dollari (4), ha assunto molta importanza il problema del deficit registrato in occasione dei grandi eventi. Questo ha indotto i Paesi ospitanti a prestare maggiore attenzione alla sostenibilità finanziaria dei progetti che vengono presentati.
Nel tempo ci sono state alcune innovazioni che hanno riguardato i modelli di finanziamento degli eventi. Si è passati da schemi basati esclusivamente sulla mano pubblica a modelli misti pubblico-privato. Da questo punto di vista l’evento spartiacque sono state le Olimpiadi estive di Los Angeles del 1984: i Giochi rappresentarono infatti un importante successo commerciale, grazie agli introiti provenienti dai diritti televisivi e dalle sponsorizzazioni.
1.3 Il ciclo di vita
La preparazione di un grande evento richiede uno sforzo notevole di progettazione e organizzazione, che inizia molti anni prima della cerimonia di apertura della manifestazione. A fronte di questo lungo impegno la durata dell’evento in sé è generalmente contenuta nel tempo (ad eccezione delle Esposizioni universali, che possono durare fino a sei mesi e sono l’evento più lungo di tutti).
Il ciclo di vita misura l’arco di tempo che passa tra la prima manifestazione di interesse verso l’evento e la stabilizzazione degli effetti nel tempo dopo la sua conclusione. Ogni tipo di evento ha un proprio ciclo di vita, la cui durata varia in base alla complessità e alla dimensione degli interventi da realizzare. Le fasi rilevanti che compongono il ciclo di vita sono:
a. Candidatura della città. Generalmente la scelta di candidare una città è frutto di una elite locale costituita da politici e interessi economici che vedono nella manifestazione un’occasione di prestigio personale e di aumento delle opportunità per il territorio. I grandi eventi devono essere pianificati con largo anticipo. Molti anni prima dell’assegnazione dell’evento, si costituisce un comitato promotore che elabora studi e progetti. Il momento principale di questa fase è la preparazione del dossier di candidatura, che viene successivamente presentato all’organizzazione internazionale responsabile. Lo scopo di questo documento è quello di presentare il meglio che la città può offrire (es. possibilità culturali e di svago, trasporti efficaci, servizi funzionali e adeguati…), mostrarla sotto una luce positiva e farla apparire superiore rispetto ai concorrenti. Per questo motivo è abbastanza frequente eccedere nella presentazione dei punti di forza, sorvolando invece sui punti di debolezza. L’esperienza delle passate edizioni dei grandi eventi mostra una notevole differenza tra le aspettative e le concrete realizzazioni. Ad esempio nel caso dei Mondiali di calcio Italia 90 molte infrastrutture previste non sono mai state realizzate oppure lasciate incomplete (5).
b. Approvazione della sede ospitante. Ospitare un grande evento comporta la partecipazione ad una competizione a livello internazionale con le altre città che intendono ottenere l’assegnazione dell’evento. L’attore centrale di questa fase è l’organizzazione internazionale (es. BIE, CIO, FIFA…), il quale decide la sede ospitante attraverso una votazione a cui partecipano i Paesi membri. L’organizzazione regolatrice ha interesse a scegliere la città che permetterebbe all’evento di ottenere maggiore visibilità e quindi il suo successo. Per questo motivo vengono considerati con attenzione (anche attraverso apposite visite ispettive) aspetti come la qualità del progetto, la capacità di organizzazione e la posizione geografica della città candidata. Accanto a queste considerazioni, che possiamo definire tecniche, nella decisione finale entrano sempre in gioco aspetti politici, relativi ai rapporti di potere tra gli Stati sulla scena internazionale.
c. Preparazione e organizzazione dell’evento. Superato l’insidioso passaggio della decisione, questa fase riguarda la realizzazione delle strutture e delle opere pubbliche previste nel dossier, che devono essere concluse entro la cerimonia di inaugurazione della manifestazione. Questa fase si caratterizza per due aspetti importanti. Il primo riguarda la presenza di un elevato numero di attori pubblici e privati, che danno origine a relazioni verticali (tra diversi livelli di governo: comune, provincia, regione, governo) e orizzontali. Il secondo riguarda la gestione dei finanziamenti e delle gare di appalto per la costruzione delle opere. Questi due aspetti possono creare alcuni problemi (es. coordinamento organizzativo, efficienza, corruzione, ritardo…) che devono essere affrontati attraverso specifiche strategie di governance (vd. par. 5.2, p. 45).
d. Svolgimento dell’evento. Questa è la fase in cui la città ospitante richiama la massima attenzione internazionale: molti visitatori affluiscono in città e i mass media si occupano dell’iniziativa. Per garantire lo svolgimento ordinato dell’evento è indispensabile una gestione amministrativa corretta della città.
e. Conclusione dell’evento. Dopo la cerimonia di chiusura si apre la fase di gestione dell’eredità e di valutazione ex post degli effetti stabilizzati nel tempo del grande evento.
1.4 L’eredità
Negli ultimi anni la gestione dell’eredità di un grande evento ha ricevuto molta attenzione da parte degli studiosi. Questo concetto è particolarmente utile per indurre le località e le regioni ospitanti a considerare gli impatti di un evento oltre al periodo limitato di svolgimento, adottando una prospettiva di lungo periodo [Dansero et al., 2003, p. 8].
Gli esperti condividono l’idea che la costruzione dell’eredità deve essere pianificata già a partire dalla fase di candidatura della città.
L’eredità di un grande evento, intesa come ciò che rimane dopo la manifestazione, è un concetto multidimensionale che riguarda aspetti economici, urbanistici, sociali, culturali, politici e ambientali. Queste dimensioni possono essere suddivise in due ambiti:
– materiali o di hardware: riguardano le ricadute occupazionali, le nuove strutture e infrastrutture, l’afflusso turistico. “Le trasformazioni territoriali ed ambientali legate direttamente o indirettamente all’organizzazione dell’evento, rappresentano uno degli aspetti più significativi dell’eredità che le Olimpiadi lasciano all’area che li ospita” [Dansero et al., 2003, p. 1]. Concluso l’evento senz’altro rimangono gli edifici (6) e gli impianti che sono stati creati appositamente. Un problema molto importante riguarda la destinazione d’uso e il riutilizzo di impianti sportivi, spazi espositivi, alloggi per gli atleti e giornalisti: “Nella letteratura su Expo e Olimpiadi fioriscono da sempre espressioni amare sul destino delle grandi opere […]: elefanti bianchi, cattedrali nel deserto, monumenti di ruggine, e così via […]. Certamente la storia delle expo è ricca di strutture costruite a fini espostivi, poi difficilmente riutilizzabili nella loro totalità, con enormi costi di manutenzione o con costi di adattamento dei servizi per adeguare le strutture a nuove destinazioni d’uso” [Guala, 2007, p. 168-169]. Invece il giudizio sulle nuove infrastrutture e sui servizi che accompagna l’organizzazione di un grande evento sembra ricevere un giudizio più positivo. “L’aumentata capacità degli aeroporti, la realizzazione di nuove strade e il miglioramento dei sistemi di trasporto pubblico possono rappresentare un’importante eredità per la città che ospita i giochi e per lo sviluppo del turismo” [Essex e Chalkley, 2002, p. 66].
– immateriali o di software: la capacità decisionale e organizzativa di una città (governance), l’immagine e la notorietà delle località ospitanti. L’organizzazione di un grande evento permette di aumentare il capitale sociale, cioè le reti di partecipazione, l’associazionismo, i gruppi, i network relazionali che formano il tessuto sociale di una comunità. Se le interazioni tra questi attori sono ricche e frequenti è molto probabile un aumento della fiducia reciproca e della disponibilità a collaborare nel futuro. Infine un grande evento coinvolge simboli e valori, veicola messaggi e temi politici, ha conseguenze sulla visibilità dei luoghi, degli attori politici, delle aziende. Il successo di un evento è motivo di prestigio per i politici che li hanno promossi e permette al luogo ospitante di consolidare un’immagine positiva in grado di attirare nel futuro nuovi turisti ed investimenti da parte delle imprese.

Questo testo è protetto dal diritto d'autore. Le informazioni e i dati in esso contenuti possono essere duplicati, riprodotti e/o diffusi senza il preventivo consenso dell'autore a condizione che avvengano per finalità di uso personale, studio, ricerca o comunque non commerciali e che sia citato il nome dell'autore, il titolo della tesi e l'università attraverso la seguente dicitura, impressa in caratteri ben visibili:
Tesi di laurea di Marco Zamboni, “Milano Expo 2015. Analisi di un grande evento come politica pubblica”, anno accademico 2007/08, Università degli studi di Milano.

Note:
(1) Gli esperti di policy da tempo studiano i cambiamenti e l’innovazione delle politiche pubbliche: “L’attività dello Stato continua a variare e politiche che rivestivano grande importanza vengono abbandonate, mentre (più spesso) ne nascono di nuove” [Dente 1990, p. 14].
(2) I costi di un grande evento sono molto difficili da quantificare. Essi devono essere valutati distinguendo le voci legate direttamente all’evento dalle infrastrutture, in quanto queste ultime offrono nuove potenzialità in termini di sviluppo.
(3) Qui per grandi eventi si intendono le Olimpiadi estive ed invernali, le Esposizioni universali e internazionali e i Mondiali di calcio. Nel conteggio sono compresi anche gli eventi assegnati, ma non ancora svolti come ad esempio le Olimpiadi estive di Pechino 2008 o i Mondiali di calcio del 2010 in Sudafrica.
(4) Fonte: Ramella F., http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?codice=6536
(5) Da questo punto di vista è significativo l’esempio del “Blue residence” di San Giuliano Milanese, albergo progettato per ospitare i tifosi per i Mondiali di calcio del 1990 e mai completato. La vicenda si è conclusa con l’abbattimento della struttura il 6 aprile 2008, grazie ad un accordo di programma tra Comune e Regione Lombardia (Sanali Barbara, Da abbattere l’albergo mai finito. Ecomostro eredità dei Mondiali ’90, Corriere della Sera, 04/04/2008).
(6) I grandi eventi sono spesso collegati ad un’attrazione particolare o ad un edificio, che con il tempo diventano i simboli della città in cui l’evento è stato ospitato. Questo è il caso di alcune esposizioni universali che hanno lasciato in eredità importanti monumenti, come la Torre Eiffel di Parigi (1889). Secondo il progetto iniziale la Torre Eiffel doveva essere una struttura temporanea da costruirsi in occasione dell’Esposizione universale del 1889 per celebrare il centenario della Rivoluzione francese. Tuttavia conclusa l’esposizione essa diventò una struttura permanente e così il simbolo di Parigi.

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