Abbiamo un forte bisogno di azioni “positive” per gli italiani all’estero

È in atto un tentativo di delegittimazione dell’intero sistema della rappresentanza degli italiani all’estero. Non vedo come altrimenti descrivere lo strano incrociarsi di accuse e proposte che nascono da contraddizioni qualche volta reali, spesso costruite ad arte.
Durante l’audizione informale del CGIE, condotta dal Comitato per gli italiani del mondo della Commissione Affari esteri della Camera, la proposta di riforma dei Comites presentata dall’On. Marco Zacchera, che presiede il Comitato, è stata criticata in maniera unanime, quanto aspra, dai componenti del CGIE – di tutte le aree geografiche e politico-culturali. Non è un buon segnale per un Comitato che dovrebbe svolgere un’azione di analisi e di proposta comune. Quanto meno dovrebbe provarci, senza rinunce preventive, in attesa delle iniziative del Governo, per ora solo annunciate, e di un confronto in Parlamento.
Contemporaneamente, da più parti, è stato proposto nuovamente un dibattito sull’utilità della rappresentanza parlamentare eletta all’estero, sulla natura della rappresentanza stessa e sulla capacità di tutto il sistema di rispondere ai bisogni e alle aspirazioni delle comunità italiane nel mondo.
Abbiamo un Governo e una maggioranza che non hanno mantenuto gli impegni programmatici presi con gli elettori residenti all’estero durante la campagna elettorale, che hanno tagliato severamente le risorse destinate alle comunità italiane nel mondo, che giornalmente sostengono la tesi che le comunità italiane nel mondo non siano “tali” cioè italiane, poiché non parlano italiano e pertanto non avrebbero titolo alla cittadinanza italiana, alla rappresentanza e ai servizi. In che modo questa visione risponde alle esigenze delle nostre comunità?
Non sarebbe forse utile fare un primo vero, autentico, confronto su questi temi? Perché se il punto di partenza è questo, non dobbiamo poi scandalizzarci se per i Comites si propone più partiti, meno donne, meno giovani, meno democrazia. Non sarebbe utile capire quali sono le reali intenzioni sulla riforma della cittadinanza? Sul futuro degli investimenti per la scuola e la cultura? Sulle riforme istituzionali e sul futuro della rappresentanza degli italiani all’estero? Anche discutendo dell’elettorato passivo.
Un importante momento di confronto politico-istituzionale, prima che parlamentare, su questi temi, ci consentirebbe di superare “la serie infinita di contraddizioni” che ostacolano il nostro lavoro.
Dobbiamo avere il coraggio di discutere con forza questi argomenti. Un momento alto di confronto tra maggioranza e opposizione. Poi un programma di riforme. Su alcune lavoreremo insieme – ove possibile – su altre ci troveremo distanti.
Sarebbe un errore pensare che in questo momento la risposta possa venire dalle “fondazioni”, dalla satira “preventiva” di destra o di sinistra e dai perpetui attacchi ai parlamentari eletti all’estero.

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