Analisi a caldo durante lo spoglio e alcune riflessioni!

Sembra che per lo spoglio definitivo di tutte le schede bisognerà attendere parecchio. Ma provo ugualmente a fare un’analisi di quel che è successo, ovviamente approssimativa, visto che sono le 1.30 e sono state scrutinate solo metà delle sezioni.
L’elemento importante che noto è la bassa affluenza alle urne, con il 67,58% degli elettori, 995.688 votanti, il 3,62% in meno rispetto alle regionali del 2004. Se guardiamo il dato a livello nazionale, credo che ciò non debba sorprendere, dato che un segnale forte dell’allontanamento degli elettori dalle urne si è avuto con le amministrative abruzzesi del 2008, con un’affluenza del 52,98%, in ribasso rispetto al 68,6% del 2005 (con la coalizione di centro destra che ha vinto con il 48,81%, senza l’UDC che ha ottenuto il 5,38%, e il centro sinistra con il 42,67%). Ma anche le elezioni politiche sarde del 2008 hanno subito una diminuzione di votanti con un passaggio dal 77,9% del 2006 fino al 72,3% (con il centro destra al 43,1% contro il 40,2% del centro sinistra, ma senza UDC e Psd’Az, rispettivamente al 5,6% e all’1,5%). Per inciso, alle passate elezioni regionali Sardegna Insieme con Renato Soru aveva realizzato un 50,3% contro il 40,5% di Sardegna Unita di Mauro Pili, e con il Psd’Az al 3,8%.
Quindi solo due terzi dell’elettorato ha votato. In effetti questo fenomeno è il frutto di un malcontento lontano nel tempo, ben prima delle stesse elezioni del 2006 e 2008. Il movimento di Beppe Grillo, gli studi sociologici, compreso quello del prof. Bertolini ( si veda questa lettera scritta per la Nuova ), tutta una pubblicistica sul malfunzionamento statale ad ogni livello, sono il sintomo di quella diminuzione di affluenza alle urne nazionali e locali, anche in conseguenza delle disattese generali frutto delle speranze riposte nella Seconda Repubblica. Il vecchio sistema mascherato di nuovo. Tra le varie disattese emerge prepotentemente il problema della gerontocrazia (per dire, l’Italia ha i politici e la classe insegnanti più anziani d’Europa!), della bassa occupazione e dell’alta precarizzazione, e la mancanza del merito, con la conseguente fuga dei cervelli.
A caldo, credo che sicuramente il problema morale interno al PD, a livello nazionale, abbia influito sull’elettorato, e differentemente da quanto detto dall’Onorevole Palomba, se è vero che UDC, Riformatori e anche Psd’Az hanno dato un aiuto al centro destra, è anche vero che localmente l’IDV stessa, che a livello nazionale critica il PD, ha ottenuto un grande risultato, ovviamente a favore del centro sinistra.
Evidentemente, poi, lo spostamento a destra dell’elettorato può essere inquadrato in quel gioco dell’alternanza elettorale, per cui quella parte di votanti non soddisfatti dall’operato politico del governo uscente, anche perché certe problematiche non sono risolvibili con un solo mandato, preferisce spostare il voto nella speranza che i futuri rappresentanti possano risolvere i problemi che affliggono la popolazione sarda.
Tra parentesi, mi viene in mente un’intervista fatta da Paolo Bonolis a Mario Capanna, protagonista del ’68, e le dichiarazioni di Casini, leader UDC, dopo le ultime politiche. Capanna diceva che ormai non esiste una scelta. Per lui la scelta viene imposta, nel bipolarismo, tra due sole opzioni forti, che propongono programmi vaghi, e spesso simili, che poi vengono cambiati in itinere e non hanno forme di vincolo con gli elettori, se non appunto il voto dopo cinque anni di allontanamento dalla base (se un governo non cade prima!), e il vincitore è tale grazie, proprio, ad un fisiologico spostamento di voti, associato ad una forte campagna di comunicazione mediatica, che per forza di cose isola i movimenti e i partiti minori. Casini, invece, mi colpiva affermando la presenza di una “terzietà” in Italia, rappresentata da tutti gli altri che non si rispecchiano nel Pd e nella Pdl, ma è anche vero che questo sistema elettorale non permette alle minoranze, milioni d'italiani, di avere una voce in capitolo, se non appunto attraverso coalizioni con i due più grandi schieramenti. Però il problema di queste coalizioni è che, nel dopo elezioni, potrebbero eludere gli accordi presi fra partiti, costringendo i dissenzienti all’uniformità del pensiero a prescindere. Ritornando alle parole di Mario Capanna è vero che per la generalità dei programmi di chi ci viene imposto dall'alto, può capitare che si votino persone che poi, tecnicamente, mettono in atto programmi che non soddisfano le esigenze degli elettori. Sicuramente quindi è importante portare avanti delle forme di coinvolgimento popolare in tutti quei casi che lo richiedono, appunto per evitare una deriva verso una massificazione del pensiero a due voci, con una conseguente sterilità del confronto democratico. Pensieri…
Ma ritorniamo alle elezioni regionali.
Altro punto rilevante è il voto delle donne, 500.548 contro 495.140 uomini, che sentono l’esigenza d’intervenire nel mondo politico e sociale, pur essendone ancora tagliate fuori.
A livello locale, oltre le considerazioni fatte in linea generale, si devono analizzare nel dettaglio i dati del governo regionale uscente. I dati Istat registrano un aumento della povertà, , ma probabilmente l’aumento della povertà è condizionato anche dalla particolare congiuntura nazionale e internazionale. Indubbiamente una fetta dell’elettorato, quella che permette parte dei risultati del centro destra, non ha gradito il Piano paesaggistico regionale, e anche nel mondo dell’Istruzione, benché siano lodevoli molti interventi, dai finanziamenti per i master dei laureati fino ai progetti extracurricolari nelle scuole dell’obbligo, molti criticano l’orientamento delle spese regionali con una mancata ottimizzazione delle stesse risorse ( , ). Altra critica registrata nell’uscente coalizione del centro sinistra è stata la mancata unione della coalizione, non omogenea al suo interno, e neanche equilibrata, e l’allontanamento dalla base elettorale. Risulta interessante, poi, la discrepanza tra le attuali coalizioni e i candidati presidenti, che da una parte denota la rilevanza personale, indubbiamente avvantaggiata da una forza economica e mediatica personale, dell’Onorevole Soru, in vantaggio sulla sua stessa coalizione, dall’altra una coalizione di centro destra spinta anche dall’UDC, dai Riformatori e dal Psd’Az, che d’altra parte, visto il risultato più contenuto dell’Onorevole Cappellacci, mostra come, sebbene affiancato da un altro uomo politico forte, indubbiamente anche dal punto di vista economico e mediatico, Silvio Berlusconi, l’elettorato individui in maniera ben distinta le persone titolari di personalismi forti.
Certamente un’analisi più dettagliata dovrebbe considerare il contesto storico e socio economico di ogni zona della Sardegna. La provincia in cui si è votato di più è Nuoro con il 69,54%, (Nuoro esige una soluzione riguardante l’occupazione, la Provincia accusa numerosi problemi e i risultati dell’UDC, dei Riformatori Sardi e del Psd’Az stanno permettendo il sorpasso del centro destra in una provincia storicamente di sinistra), quella in cui si è votato di meno Carbonia Iglesias con 64,5%. A Sassari la percentuale dei votanti si è attestata su 69,19% (città universitaria con la più grande impresa rappresentata dall’Asl). Seguono Olbia Tempio (68,85%), dove gli investimenti nell’imprenditoria e nell’edilizia avvicinano maggiormente la popolazione locale al centro destra (Olbia non è città universitaria, spesso i giovani interrompono il percorso di studi per inserirsi nel mondo del lavoro, anche stagionale, dopo il diploma o addirittura dopo la terza media, e vi è un’alta percentuale di abbandono scolastico), Cagliari (67,58%), che benché sia una città universitaria, ha un maggiore dinamismo economico di Sassari, (porto, aeroporto, zona industriale e sede regionale), Ogliastra (67,14%), Oristano (65,72%), Medio Campidano (64,96%).

Ma fatte le analisi bisognerà risolvere problemi quali: la poca occupazione; il precariato scolastico (il federalismo regionale e scolastico non comporta l’onere delle assunzioni dei docenti da parte delle regioni, ma dello Stato, cosa che vorrà dire, con la legge Gelmini, riduzione di 133.000 posti nella Scuola a livello nazionale, di cui 87.000 posti docenti, a livello nazionale, corrispondenti a parecchie migliaia in Sardegna, con un conseguente peggioramento socio-economico, ); il miglioramento di strutture e servizi, come la viabilità e i trasporti (sulla strada Sassari Olbia muoiono troppe persone e l’anno scorso il treno Chilivani Olbia è dovuto tornare indietro perché in salita slittava schiacciando le larve della processionaria), una semplificazione degli apparati regionali, maggiore trasparenza politico-amministrativa, più partecipazione popolare con incentivazione dei movimenti cittadini, iniziando da quelli culturali, una legge paesaggistica regionale che tuteli l’ambiente ma che sia studiata nel dettaglio rispetto ad un territorio differente nel suo insieme, il miglioramento del sistema universitario sardo, un turismo integrato, costiero e interno, la valorizzazione di energie pulite alternative. Sarà importante richiedere da subito un miglioramento generale del sistema regionale.
Di seguito indico alcuni articoli per una riflessione sul voto.
Cordialmente
C.R.

http://www.democraziaoggi.it/?p=465

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