18 Febbraio, 2009 | Di artapartofculture redazione
Inserito in: In evidenza, approfondimenti, art fair biennali e festival, osservatorio inchieste, the road to contemporary art
di Barbara Martusciello | Intervista esclusiva con Roberto Casiraghi che, patron per tredici anni della fiera torinese Artissima, ha ideato e diretto a Roma The Road to Contemporary Art -con una serie di eventi collegati, come Roma Art Weekend-che ha avuto nel 2008 un primo fortunato avvio. Si ripete, in questo 2009, la formula vincente della scorsa formulazione, con “l’affascinante contrasto dei capolavori d’arte contemporanea accostati alla magnificenza dei palazzi storici romani” : una scelta originale e inedita, questa, per una kermesse fieristica “che tanto ha suggestionato galleristi, collezionisti, curatori, giornalisti e appassionati”. Questa seconda edizione conferma e rilancia, pertanto, preannunciandosi come ulteriore motivo di grandi aspettative da parte di un’intero Sistema dell’Arte in pieno periodo di Crisi. Su questo e altri argomenti, oltre che sulla Fiera, abbiamo interpellato lo stesso Roberto Casiraghi che ha trattato con noi molti temi “caldi” più volte e diversamente approfonditi da “art a part of cult(ure)” – OSSERVATORIO INCHIESTE: con un quesito che emerge su tutti: “Roma e l’arte contemporanea sono destinate finalmente a crescere insieme”?
Barbara Martusciello) “Roma. The Road to Contemporary Art” è giunta alla sua seconda edizione: novità rispetto alla prima edizione?
Roberto Casiraghi) Molte ma una principale; sempre meno “Fiera” e sempre più progetto con una forte connotazione culturale. Si tratta di una naturale evoluzione del processo iniziato lo scorso anno; la scelta di esporre in contesti così fortemente caratterizzanti come i palazzi storici impone alle gallerie un modo di presentare le opere d’arte più da “Mostra” che da “stand”. L’aspetto culturale è ancor più sottolineato dalle diverse mostre collaterali, sia quella curata da Achille Bonito Oliva che quelle coordinate da Danilo Eccher e curate da un gruppo di esperti nelle diverse discipline, una ulteriore, diversa e prestigiosa vetrina non solo per gli artisti delle gallerie espositrici dove i confini fra “commerciale” e “culturale” si sovrappongono.
B. M.) Difficoltà incontrate nel faticoso cammino?
R. C.) Tantissime; il progetto è indubbiamente molto articolato e complesso, sia da un punto di vista pratico che ideale. La molteplicità dei luoghi e degli interlocutori, comportano uno sforzo economico, organizzativo e di coordinamento molto rilevante.
B. M.) Le istituzioni stavolta hanno risposto adeguatamente?
R. C.) Alcune si, altre rimangono ostinatamente sorde. In Comune ho trovato nell’Assessore Umberto Croppi un interlocutore estremamente attento al progetto ed alle sue implicazioni ed un supporto vero sia dal punto di vista ideale che pratico; non così posso dire della Regione Lazio. In due anni, malgrado innumerevoli tentativi, non sono mai riuscito ad ottenere un incontro con l’Assessore alla Cultura Rodano o con qualche funzionario, ne con l’Assessore al Turismo ed allo Sviluppo Economico, Mancini. E’ stupefacente che non abbiano neppure l’interesse di ascoltare e di conoscere. E ciò che ancora manca è un collegialità di intenti e programmi delle diverse istituzioni.
B. M.) Come sappiamo, in questa seconda edizione è stato coinvolto Danilo Eccher, ex Direttore del MACRO: come mai questa scelta? Un “risarcimento” che si impone a Roma ad un professionista che la città non ha mai metabolizzato?
R. C.) Nessun “risarcimento” e soprattutto, non essendo romano, non so nulla in merito alla metabolizzazione riuscita o mancata da parte della città. Personalmente ho stima del suo lavoro e ritengo che a Roma sia riuscito a portare l’attività del museo che ha diretto a livelli di eccellenza. Un grande professionista quindi che, libero da impegni istituzionali, condivide con noi un concept e degli obiettivi qualitativi.
B. M.) Come mai, secondo Lei, a Roma non c’era ancora questa realtà fieristica contemporanea? R. C.) Le città tutte vivono dei cicli più o meno fecondi in determinati settori, in alcuni periodi. A Roma l’interesse per il contemporaneo si è acceso o forse riacceso con la nascita dei due musei MACRO e MAXXI che sono, qui come in qualsiasi altra città del mondo, i pilastri sui quale si basa lo sviluppo culturale. Il processo è iniziato un pò dopo rispetto ad altre città, ma quando i musei saranno completati e si potrà contare sulla loro attività a regime, penso si assisterà ad una maggiore crescita del sistema dell’arte contemporanea, che in ogni caso ha già dato segni di grande fermento in questi ultimi anni.
B.M.) Crede davvero che Roma possa competere sul piano del Sistema e del Mercato dell’Arte Contemporanea con realtà strutturate come Milano,Torino, Londra…
R. C.) Io la penso come Larry Gagosian; sono assolutamente convinto che Roma sia una specie di bella addormentata. L’importante è trovare un principe che la svegli… in tempo!! Io certamente non ho né il fisico né le risorse di un Principe Azzurro ma ritengo impensabile che Roma, ritenuta a ragione da oltre duemila anni il maggiore centro per le arti di tutto il mondo, prima o poi non ritrovi la voglia, l’orgoglio e le capacità di ritornare ad essere il centro vitale e propulsivo che è stata.
B. M.) Cosa manca alla Capitale per essere all’avanguardia e competitiva sul piano della creatività contemporanea e del suo reale inserimento nel Sistema e del Mercato dell’arte e in quello internazionale?
R. C.) Manca la consapevolezza della propria forza e della propria potenzialità, l’incapacità di molti amministratori e operatori di individuare insieme obiettivi e priorità, di studiare modalità e strategie per raggiungerli e di unire e coordinare le molte forze esistenti (culturali, sociali ed economiche) per perseguirli con coesione e incisività. Tutti viaggiano per proprio conto, con un grandissimo dispendio di forze e di energia, una enorme dispersione e frammentazione di investimenti anche economici con l’ovvio conseguente risultato di non riuscire ad ottenere la necessaria qualità ed eccellenza per emergere a livello internazionale. Sembra impossibile, ma a Roma è difficilissimo creare quelle sinergie indispensabili per una crescita collettiva.
B. M.) Le tensioni Bologna-Milano-Torino-Roma relative alla presenza di Fiere, o Roma-Venezia per il Cinema, è specchio di positiva concorrenza o campanilismi che tradiscono la paura di perdere primati, quindi in qualche modo rivelano una debolezza del/del mercato dell’arte?
R. C.) La concorrenza, se corretta, si è sempre rivelata positiva. La vera debolezza sta nel voler mettere delle barriere o appunto nella paura di perdere veri o presunti primati. Se ognuna di queste o altre città riesce a progettare delle manifestazioni con caratteristiche proprie, ed in certo senso uniche e diverse, si può convivere tranquillamente; ciascuno avrà il pubblico che è capace di attrarre in base alla propria individualità. Ogni nuova manifestazione inoltre allarga il potenziale bacino di utenza e conseguentemente ne beneficieranno anche le altre. Siamo molto più interconnessi di quanto si possa pensare; il successo o l’insuccesso dell’una si riverberà inevitabilmente in maniera positiva o negativa sulle altre. L’unico aspetto che personalmente temo è la mancanza di qualità; una brutta manifestazione, getta un’ombra anche sulle eventuali eccellenze altrui.
B.M.) Dunque: da nessuna Fiera a ben due kermesse diverse contemporaneamente organizzare aperte a Roma; non crede che questa concomitanza sia poco utile alla città e possa in qualche modo confondere, disperdere forze ed energie?
R. C.) Il discorso relativo alla concorrenza fra città vale anche per ciò che avviene all’interno di una di queste. Ricordo che a Londra, Miami o Basilea ci sono in contemporanea da cinque a venti fiere.
B. M.) A Suo parere, The Road to Contemporary Art può restituire alla città oltre l’idea del mercato un collezionismo come categoria e non come fenomeno episodico?
R. C.) Assolutamente si; io sono un convinto assertore che una fiera d’arte, se qualitativa e se inserita in un tessuto fertile – che prevede la presenza di tutte le altre figure del sistema arte, artisti, critici, collezionisti, gallerie, musei, curatori, ecc. – non può che essere di grande stimolo al collezionismo locale. Una fiera è un momento di mercato solo nei pochi giorni del suo svolgimento, ma le relazioni che in quei pochi giorni si intrecciano sono sempre a lungo termine ed il beneficiario maggiore è il sistema nel suo complesso e quello locale in modo particolare.
B. M.) Perché creare anche un’Associazione Roma Contemporary? Quali sono le sue finalità? Non temete di creare una qualche confusione tra gli addetti ai lavori?
R. C.) L’Associazione Roma Contemporary è nata con lo scopo di provare ad essere cerniera fra i diversi attori che compongono il variegato mondo dell’arte contemporanea e si occupa prevalentemente dello sviluppo dell’immagine del territorio; in questo senso ha prodotto l’unico catalogo esistente che presenta una mappatura completa delle gallerie della città e iniziative quali Roma Art Weekend. Non si occupa direttamente della fiera, ma di affiancarla e sostenerla con attività nel corso dell’anno che diano risalto al sistema artistico cittadino.
B. M.) Arte e politica: una relazione pericolosa, dannosa o da salvare in qualche modo e misura?
R. C.) L’arte, come qualsiasi altra realtà produttiva, non può prescindere dalla politica. E la funzione della politica dovrebbe essere quella di coordinare e supportare le forze presenti per raggiungere gli obiettivi prefissati. Il rapporto diventa molto pericoloso quando la politica, e di esempi purtroppo ne abbiamo tantissimi, vuole entrare nelle scelte gestionali o addirittura artistiche e sostituirsi ai tecnici.
B. M.) Crede possa esserci un ritorno d’immagine per quelle realtà politiche italiane che investono nell’arte contemporanea?
R. C.) Ovviamente si, e non solo per realtà politiche ma anche quelle aziendali. Pensi al ritorno di immagine che ha avuto Torino in questi ultimi 10 anni. Credo che Torino sia stato l’esempio migliore fra le città italiane di quello che intendevo parlando della capacità degli amministratori e degli operatori di individuare obiettivi e di unire le forze esistenti per conseguirli. Oggi la città ha raggiunto una precisa identità ed è vista come modello. Quale migliore resa d’immagine per un politico?
B. M.) La crisi economica, che ha pesato sul buon andamento di altre kermesse anche internazionali (e nonostante si sia finto generalmente un bilancio positivo) incideranno sostanzialmente sull’andamento e la resa della Fiera?
R. C.) Cerchiamo di essere realisti, la crisi economica esiste eccome ed i riflessi pratici ed anche psicologici stanno diventando ogni giorno sempre più pesanti. Non penso che ci sia alcun settore produttivo che possa considerarsi indenne da questa cappa. Noi abbiamo però il privilegio di muoverci con la forza di un progetto in espansione, più sedi, maggior numero di gallerie, apertura ai giovani, accentuato interesse dei collezionisti; e se il buongiorno si vede dal mattino…
B. M.) Questa crisi, che è mondiale, muterà e come il Sistema dell’Arte internazionale e nazionale?
R. C.) Certo che avverranno delle mutazioni, è impensabile che non sia così. In questo momento però siamo ancora in pieno terremoto; solo quando finiranno le scosse di assestamento potremo procedere a valutare i nuovi scenari, contare i decessi, calcolare i danni e finalmente a procedere alla ricostruzione.
B. M.) The Road to Contemporary Art anche come sistema coagulante delle forze attive collegate alle arti visive e come iniezione di ottimismo per operatori di settore, professionisti e istituzioni?
R. C.) The Road to Contemporary Art così come altre manifestazioni analoghe altro non sono che un momento di fortissima attrazione internazionale i cui principali beneficiari sono tutti gli attori, pubblici e privati che operano nel sistema metropolitano. Chi non comprende questa semplicissima equazione è sordo e cieco o, peggio, in malafede. I benefici di una fiera d’arte vanno ben oltre le vendite ed il mercato che può avvenire in quel contesto; sono fonte di crescita culturale e cognitiva perchè prevedono la concentrazione di una pluralità di proposte artistiche altrimenti difficilmente visibile. Sono momento di crescita per gli operatori del settore per il confronto con altri e per gli interscambi e le relazioni che si possono creare. Sono fonte di sviluppo economico per la città che le ospita perchè portatrici di un turismo culturale di alto livello con ovvie positive ricadute sugli operatori, i più vari, del territorio. Sono uno straordinario mezzo di promozione, di visibilità e di valorizzazione dell’intero sistema artistico cittadino; nessuna costosa campagna pubblicitaria riuscirà ad eguagliare la resa d’immagine raggiungibile dal convogliare in città alcune migliaia di addetti ai lavori e presentare loro il panorama artistico esistente. Infine, come già detto, sono di stimolo al collezionismo privato che rappresenterà un domani, così come è sempre stato nel passato, la fonte prevalente delle collezioni pubbliche.
B. M.) Lei pensa che l’arte contemporanea sia così incomprensibile al pubblico e, quindi, così poco amata e lontana dalla società come qualcuno, anche in ambito istituzionale, è propenso a credere?
R. C.) Io ritengo che l’arte contemporanea sia espressione del mondo che noi viviamo tutti i giorni; non sempre capiamo e accettiamo ciò che ci circonda e le innovazioni, anche quelle tecnologiche, sono spesso fonte di ansia. L’ansia deriva dalla paura di non essere adeguati ad affrontare il nuovo. E’ molto più facile rifugiarsi nel già noto, nelle cose conosciute e metabolizzate. Ma se si forniscono gli strumenti per approcciare le innovazioni, di qualsiasi tipo, tutti saranno in grado di capire e beneficiarne. Diverso è il discorso istituzionale; in quel caso dovrebbe essere un dovere primario consegnare alle generazioni future non solo ciò che abbiamo ereditato ma anche ciò che è frutto della creatività dei nostri giorni. Se non ci fossero state, nelle diverse epoche, persone illuminate che hanno scelto di andare controcorrente rispetto ai gusti prevalenti del loro tempo non avremmo la straordinaria varietà del patrimonio artistico che oggi rappresenta la ricchezza principale del nostro paese; ma se questo patrimonio non viene alimentato continuamente con testimonianze del nostro passaggio, come è sempre stato fatto nei secoli passati, non lasceremo memoria e perderemo sempre più vitalità e capacità propulsiva.
B. M.) Roberto Casiraghi cosa augura a Roberto Casiraghi nell’immediato futuro?
R. C.) Gli auguro di festeggiare il 6 aprile 2009 un buon compleanno ed il primo giorno di lavoro per un progetto straordinario: ROMA -The Road to Contemporary Art, dal 15 al 18 aprile 2010.
ROMA – The Road to Contemporary Art
C.so Re Umberto 46 bis, I – 10128 Torino To
Ph. +39 011 546284
Fax +39 011 5623094
Via dei Coronari.44 I – 00186 Roma RM
Ph. +39 06 69380709
Fax +39 06 69208012
www.romacontemporary.it
Leggi anche:
;
;