Dacia Maraini a Beppino Englaro

Caro Englaro, fino a ieri mi chiedevo perché non mostrasse una foto, anche una sola foto di sua figlia come è oggi. Sono sicura che la gente capirebbe meglio. A costo di perdere in credibilità, lei evita di rendere pubblica un’immagine dolorosa e infelice di sua figlia.
Lei avrebbe potuto mostrare quel corpo, e non l’ha fatto.
Avrebbe potuto portare all’estero la figlia amata, e non l’ha fatto.
Avrebbe potuto acconsentire alla pratica comune in tutti i nostri ospedali, dove i parenti, d’accordo con i medici, lasciano che i loro cari, ormai perduti, siano sepolti in pace; ma non l’ha fatto.
E questo garantisce della sua buona fede.
Eppure c’è chi, con prepotenza, vuole decidere per gli altri in base a principi astratti ed è pronto a denigrarla e a falsificare la realtà per affermare le proprie idee.
Per questo lei oggi viene perseguitato e accusato della peggiore delle ignominie, cioè di voler assassinare sua figlia.
Chiunque, a questo punto, si sarebbe arreso. Lei no; anzi, decide con più fermezza di agire secondo giustizia e secondo pietà.
Di questo la ringrazio, perché la sua risolutezza costituisce un esempio di grande civiltà e coerenza.
Mi auguro che dopo questo caso, la scelta di una morte dignitosa sarà considerata un diritto e non un colpo del boia; qualcosa che le persone disperate possono desiderare per i loro cari quando non c’è più niente da fare per riportarli al mondo.

Dacia Maraini

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