“La cosa grave non é che i ricercatori italiani vadano all´estero. Il dramma è che poi non tornano in Italia”. L´onorevole Garavini ha trovato conferma alla sua ipotesi nel corso della sua visita al CERN di Ginevra. Accompagnata da prestigiosi ricercatori italiani, Laura Garavini ha potuto osservare da vicino l´acceleratore Atlas, azionato l’autunno scorso sotto l´attenzione dell´opinione pubblica di tutto il mondo.
“Al progetto lavorano diverse centinaia di ricercatori italiani”, ha illustrato Alessandro Nisati, ricercatore distaccato al CERN, sottolineando che diverse componenti essenziali dell´acceleratore Atlas sono state prodotte dall´Ansaldo di Genova . “L`Italia eccelle per le sue intelligenze, ma il presente ed il futuro della ricerca italiana sono seriamente compromessi dalla scarsità di risorse investite dal nostro Paese”.
“I giovani fisici italiani fuggono all´estero attratti da maggiore autonomia e migliori condizioni di ricerca e di carriera”, ha detto Enrico Pasqualucci, dell´INFN di Roma 1, anche lui presente all’incontro. “I paesi di maggiore attrazione sono la Spagna, la Francia e l´Inghilterra” sostiene Saverio D´Auria, lui stesso ricercatore distaccato a Ginevra dall´Università di Glasgow, per la quale lavora.
Accompagnata in visita dalla ricercatrice del CERN Alessandra Ciocio, la Garavini ha informato i fisici del fatto che a breve si farà promotrice di un disegno di legge che promuova il ritorno dei riceratori italiani e valorizzi gli scienziati con esperienze all´estero. Il ddl è stato elaborato sulla base di considerazioni di diversi ricercatori che, operando all´estero, si sono confrontati negli ultimi mesi in rete con la parlamentare del PD, contribuendo con un metodo tipo “Wikipedia” a fare del ddl una proposta che tiene conto delle esigenze “vere” dei cervelli in fuga.
Il progetto del CERN, a cui stanno lavorando da 20 anni migliaia di ricercatori provenienti da decine di paesi diversi , è di portata storica. Atlas è uno delle cinque macchine che concorre al megaprogetto LHC, un insieme di acceleratori situati in un tunnel di 27 chilometri a 100 metri di profondità, capace di produrre lo scontro di elettroni e positroni alla velocità della luce. L´obiettivo del progetto è di pervenire ad elementi scientifici che offrano risposte certe sull´esistenza della materia.