Lo sbarramento al 4% alle europee. Tutti d’accordo, ma questa è democrazia?

Lo sbarramento del 4% per le prossime europee è l’esempio chiaro di una modifica significativa al concetto di partecipazione ottenuta bipartizan. Una miriade di partiti aveva ingolfato il Parlamento è vero,e da tutti si sentiva l’esigenza di sfrondare per agglomerare compagini governative compatibili.
Ma ultimamente la tendenza non depone a favore della democrazia intesa come ce l’hanno insegnata e cioè senza impedimenti e senza filtri. Si sta esagerando pericolosamente. Qui il rischio sono le oligarchie politiche.
Assistiamo ad una preclusione eccessiva di partecipazione ed in cambio si offrono sempre le stesse facce e gli stessi programmi fallimentari. Ciò che sconvolge annichilendo è l’accordo generale che proviene sia da destra sia da sinistra. Stranamente, quando in gioco è la “domo propria” i patti si raggiungono subito.
Il tempo ventila anche proposte di elezioni nominali con la reintroduzione delle preferenze. Si va predicando che l’elettore debba scegliere la persona da votare e che non siano le segreterie dei partiti a compilare le famigerate liste. Il pulpito dal quale viene è soprattutto quello del vecchio centro maestro assoluto di travestimenti, passaggi, salti, frazionamenti e non è un caso. Tutti diciamo che è più giusto scegliere la persona che ciascuno di noi reputa migliore per le Camere. Il nostro vicino di casa, il professore di diritto, quel professionista affermato ecc. tutte brave e competenti persone soprattutto oneste, ma chi li conosce? Per essere eletti, i Pinco Pallini hanno bisogno di ben altro che la loro famiglia ed i loro conoscenti. Servono soldi per le campagne elettorali, per i manifesti, per le riunioni pubbliche, per le pubblicità sui giornali e le presenze in televisione. Chi possiede tutti questi soldi?
Tutti questi soldi li possiedono i soliti noti, i politici di lungo corso che sono finanziati dallo Stato con fior fior di miliardi di vecchie lirette. Nessuno di questi toglie nulla alla famiglia. Nessuno di questi rischia un solo centesimo di suo. E sono proprio questi a volere l’introduzione delle preferenze. Essi sanno per calcolo che la proposta è demagogicamente efficace, fa presa sulla gente e, nel contempo, hanno la certezza di essere rieletti. Le loro facce sui manifesti 6×3 hanno invaso il paese centinaia di volte. I loro slogans ammorbano i muri delle autostrade e le gallerie cittadine per anni dopo lo scrutinio elettorale. Avremo un paese, tra dieci anni, pieno di Andreotti (con tutto il rispetto) che ci hanno governato per cinquant’anni affliggendo prima i padri poi i figli ed i nipoti.
Siamo disposti a credere in una doppia malafede calcolata. In questo momento, invece sono proprio le segreterie dei partiti che devono accollarsi la scelta di candidature che siano utili per il paese e non utili agli affari. In questo modo potranno essere giudicati i partiti. Sono questi a doversi accollare certe responsabilità agli occhi della gente proponendo professionisti competenti ed onesti. L’elettore non deve fare altro che valutare e pesare le liste. Se sono prive degli stessi nomi, questo sarà già un segnale positivo. Non costa nulla.

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