LAMPEDUSA: SENATORI PD, LA DECISIONE DI MARONI SUL CENTRO E’ "FUORILEGGE"

“La decisione del ministro Maroni sul centro di Lampedusa va contro il rispetto delle norme nazionali e internazionali”. Lo denunciano i senatori Alberto Maritati, Silvia Della Monica e Gerardo D'Ambrosio con un'interrogazione al presidente del Consiglio e al ministro dell'Interno.
“La trasformazione – spiega Maritati – decisa dal governo del centro di Lampedusa in un CARA (Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo) senza però che ne abbia i servizi e lo stesso regime previsti dalle norme è un controsenso. Infatti i richiedenti asilo trattenuti nei CARA hanno diritto ad uscire dal centro ed hanno diritto a un servizio di orientamento legale. In questo modo a Lampedusa scompariranno i diritti tipici della persona richiedente asilo, riconosciuti e tutelati dalle leggi italiane. Tra gli altri, non potrà essere esercitato il diritto, in sede di audizione in Commissione, ad esser assistito da un avvocato poicè, verosimilmente, a Lampedusa è improbabile che ci siano avvocati/e privati o di enti di tutela in grado di garantire l’attuale diritto a tutti i migranti che presentano domanda d’asilo sull’isola”.
“Inoltre – aggiunge il senatore del Pd – è impossibile esercitare il diritto al ricorso avverso il diniego della protezione internazionale. La normativa italiana vigente prevede, infatti, che entro 15 giorni (o, in altri casi, entro 30 giorni) dalla notifica del provvedimento con il quale la Commissione territoriale rigetta l’istanza di asilo, l’interessato debba presentare ricorso presso il Tribunale ordinario in composizione monocratica del capoluogo di distretto di corte d’appello in cui ha sede la commissione territoriale. Nel caso di Lampedusa permane la competenza del Tribunale di Palermo, dal momento che la Commissione territoriale di Trapani si trova ad operare a Lampedusa solo in via provvisoria. Appare inverosimile e bizzarro ipotizzare che decine o centinaia di richiedenti asilo, totalmente privi di mezzi, ma liberi di circolare sull’isola di Lampedusa, possano, nel brevissimo lasso di tempo a loro disposizione, materialmente adire alla giurisdizione contattando legali disponibili a tutelare le singole posizioni individuali e depositare in tempo utile i ricorsi presso il Tribunale di Palermo, città situata a diverse centinaia di chilometri di distanza e raggiungibile solo dopo un lungo viaggio in nave ed un successivo viaggio via terra”.
“Data questa situazione – aggiunge Maritati – le eventuali misure di allontanamento forzato, se disposte direttamente a Lampedusa, non tutelano il diritto di impugnazione e il conseguente accesso ai diversi gradi della giurisdizione.
“E' importante che il governo chiarisca subito – conclude – come evitare che le recenti decisioni del ministro dell’Interno danneggino gravemente la tutela dei richiedenti protezione internazionale e incidano profondamente sul rispetto dei diritti umani delle persone che fuggono da situazioni di miseria, persecuzione, violenza. Inoltre l'esecutivo dovrebbe assicurare che non verranno adottate in nessun modo e sotto nessuna forma misure di rimpatrio collettivo fortemente vietate dall’art. 4 del Protocollo Addizionale n. 4 alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali; forme che, in base alla giurisprudenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo, si verificano tutte le volte in cui non viene presa in considerazione la situazione individuale della persona sottoposta alla misura di allontanamento forzato, e in tutti i casi nei quali non si provveda ad una identificazione certa”.

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