La virgola di Marco Fedi

La crisi economica ed i saldi della finanziaria Tremonti che non cambiano
La finanziaria triennale del Ministro Tremonti ci ha consegnato una serie di tagli – pesantissimi per gli italiani all’estero – ed un impegno per saldi immodificabili. Una finanziaria triennale che nella sua struttura non poteva prevedere gli effetti – che oggi appaiono devastanti – della crisi economica. Modificarne i saldi, in vista di un 2009 che tutte le previsioni ci dicono sarà particolarmente duro per le famiglie, per le imprese, per i lavoratori ed i pensionati, sarebbe una strada percorribile. Tenendo conto anche degli errori – questi si strategici – commessi. Dall’esonero ICI per i benestanti fino al costo per l’operazione Alitalia, Governo e maggioranza hanno creatole condizioni per indebolire il Paese ed utilizzare preziose risorse in direzione sbagliata.
La rinuncia preventiva al dialogo …
A ciò si aggiunge una strategia da “rinuncia preventiva” al dialogo, per cui prima ancora di affrontare nel merito le misure previste dai provvedimenti all’esame si rinuncia al confronto con le ragioni dell’opposizione. Si cerca di evitare il confronto in aula ad ogni costo. La fiducia sul provvedimento anti-crisi, anche con la forte riduzione degli emendamenti presentati dal gruppo del PD, poteva essere evitata. Perdere occasioni per riforme o per un provvedimenti le cui finalità sono condivise, è una “rinuncia preventiva” agli spazi di dialogo auspicati dallo stesso Capo dello Stato. È evidente che la contrarietà di fondo alla impostazione complessiva del provvedimento non è ragione sufficiente per limitare la discussione. La conclusione è che si intenda evitare anche un confronto parlamentare internamente alla maggioranza.
I mille decreti di una finanziaria infinita
L’assalto alle diligenza – secondo Tremonti evitato nella finanziaria triennale – si sta puntualmente verificando sui tanti decreti che fanno da corollario alla manovra economica “infinita” a cui ci ha condannato il Governo Berlusconi. Nel decreto anti-crisi sono infatti apparsi strani emendamenti che nulla hanno a che vedere con un provvedimento che ha l’aspirazione di contrastare la crisi economica, definito un “piano strategico nazionale” a sostegno delle famiglie, dell’occupazione e delle imprese. Invece contiene misure che non sono interventi strutturali, che sono largamente insufficienti, che trasformano l’assistenzialismo in “intervento per i poveri” e che si occupano di “interessi particolari” o in qualche caso “strategie diversive”. Il bonus di 1000 euro è ad esempio un solitario intervento – profondamente assistenzialista – che non darà prospettive continuative per il rilancio dell’economia italiana. Lo stesso vale per la social card, la carta acquisti. Anche rispetto a questa misura il Governo sta creando le condizioni per un sua “oggettiva” collocazione tra misure assistenziali, non all’altezza di una seria politica di contrasto alla povertà che deve partire dai diritti di cittadinanza che ci appartengono perché garantiti dalla Costituzione. Ed abbiamo già oggi denunce di ritardi, inefficienze, complicazioni amministrative, mancanza di chiarezza e di informazione.
E le mille provocazioni …
Dai 50 euro di tassa per il rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno alla fideiussione per le attività commerciali ed imprenditoriali, continuano le provocazioni che hanno lo scopo di “mascherare” l’azione inefficace del Governo sul fronte del contrasto alla crisi economica. Dimostrazione di come si cerchi di “confondere” natura e merito dei provvedimenti. Per quale ragione inserire una proposta con un forte carattere amministrativo – anche se si apre a valutazioni politiche – in un decreto anti-crisi oppure, come la Lega Nord intende fare, nel decreto sicurezza in discussione al Senato? Perché non affrontare, nel merito, questo tema separatamente? Perché non valutarne le conseguenze, con attenzione e senza strumentalizzazioni? La doppia azione di Governo e maggioranza, con al centro le posizioni della Lega Nord, continua: utilizzare la logica della paura per mascherare l’inefficacia dell’azione del Governo, utilizzare la logica delle emergenze per giustificare gli errori della maggioranza, da Alitalia, alla scuola e all’università fino alle misure sulla giustizia ed ora sulle misure anti-crisi.
Cessate il fuoco subito, per riprendere il percorso di Pace con al primo posto la sicurezza di Israele
“Cessate il fuoco per permettere l'accesso degli aiuti umanitari, lotta al terrorismo per la sicurezza di Israele, sostegno, dialogo e legittimazione dello forze arabe moderate e invio di una forza di interposizione internazionale sul modello di quanto sperimentato e successo in Libano”, sono queste le proposte emerse dal convegno organizzato dal Partito Democratico. Un chiaro invito al dialogo per riprendere il cammino verso una pace troppo spesso sembrata a “portata di mano” e poi scippata dal terrore. Ho voluto rassicurare il Presidente del Comites d’Israele e tutti i suoi componenti circa la mia posizione sulla questione della Pace in Medio Oriente e della sicurezza dello Stato di Israele, temi che sono al centro delle mie preoccupazioni e dell’azione di politica estera di tutto il Partito Democratico, a partire dal suo segretario Walter Veltroni e dal suo ministro-ombra degli Esteri Piero Fassino. La tregua tra le parti è l’unica strada per rimettere in cammino il percorso arduo ma inevitabile della Pace, isolando le posizioni degli elementi più estremi ed evitando spargimenti di sangue innocente. Il recente appello alla Pace ci unisce ad un coro di “umanità” che vorrebbe che il dialogo riprenda subito, dopo che si cessi ogni ostilità. Al Presidente ed ai membri del Comites Israele ho ricordato che nei giorni in cui il Sen. Randazzo ed io portammo loro la nostra prima visita – esperienza che vorremmo ripetere – nei nostri colloqui ed incontri, affrontammo più volte i temi medio orientali, sia come questioni di politica estera, quindi concernenti il ruolo dell’Italia e dell’UE nei confronti dello Stato d’Israele e dell’ANP – nel mezzo di una crisi che riguardava il Libano – sia come questione che atteneva ed attiene alla vita della nostra gente, della nostra comunità. Abbiamo capito molto dalle cose che gli italiani in Israele ci hanno detto e raccontato e non abbiamo perso la fiducia verso un processo di Pace che deve prevedere, al primo posto, la sicurezza di Israele. Capisco che quando una tregua viene interrotta da altri, da chi non vuole la Pace, si possa pensare che non vi sarà mai sicurezza per nessuno.
Ma è un sentimento che non porta ad una soluzione. Ascoltare la parte di Palestina che chiede la Pace e vuole la Pace significa ostacolare il disegno di chi, dentro Hamas, non vuole “negoziati” e “cambiamenti” ma solo la distruzione di ogni speranza.

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