L’On. Marco Fedi sul decreto anti-crisi

“Credo sia un errore adottare una strategia da “rinuncia preventiva” per cui prima ancora di affrontare nel merito le misure previste dai provvedimenti all’esame si rinuncia al confronto con le ragioni dell’opposizione. Si cerca di evitare il confronto in aula ad ogni costo. La fiducia sul provvedimento anti-crisi, anche con la forte riduzione degli emendamenti presentati dal gruppo del PD, può essere evitata. Perdere occasioni per riforme o per un provvedimenti le cui finalità sono condivise, è una “rinuncia preventiva” agli spazi di dialogo auspicati dallo stesso Capo dello Stato. È evidente che la nostra contrarietà alla impostazione complessiva del provvedimento rimane” – ha sottolineato l’On. Fedi.
“Si tratta di un provvedimento che ha l’aspirazione di contrastare la crisi economica definendo un “piano strategico nazionale” a sostegno delle famiglie, dell’occupazione e delle imprese. Invece contiene misure che non sono interventi strutturali, che sono largamente insufficienti e che trasformano l’assistenzialismo in “intervento per i poveri”. Non solo. Il tentativo di inserire in questo provvedimento il pagamento di una tassa di 50 euro per il rinnovo del permesso di soggiorno per gli immigrati regolarmente residenti in Italia e della fideiussione di 10.000 euro per le attività imprenditoriali è la dimostrazione di come si cerchi di “confondere” natura e merito dei provvedimenti. Quale altra lettura se non la continuazione della doppia azione: utilizzare la logica della paura per mascherare l’inefficacia dell’azione del Governo, utilizzare la logica delle emergenze per giustificare gli errori della maggioranza, da Alitalia, alla scuola e all’università fino alle misure sulla giustizia ed ora sulle misure anti-crisi” – ha dichiarato Fedi intervenendo in aula in sede di discussione generale sul provvedimento.
“Il bonus di 1000 euro è ad esempio un solitario intervento – profondamente assistenzialista – che non darà prospettive continuative per il rilancio dell’economia italiana. Lo stesso vale per la social card, la carta acquisti. Anche rispetto a questa misura, che riteniamo sbagliata, il Governo sta creando le condizioni per un sua “oggettiva” collocazione tra misure assistenziali, non all’altezza di una seria politica di contrasto alla povertà che deve partire dai diritti di cittadinanza che ci appartengono perché garantiti dalla Costituzione. Ed abbiamo già oggi denunce di ritardi, inefficienze, complicazioni amministrative, mancanza di chiarezza e di informazione”.
“Infine la questione delle detrazioni per carichi di famiglia e la definitiva estensione di questa misura, introdotta dal Governo Prodi, ai cittadini italiani residenti all’estero. Un nostro emendamento in tal senso è stato presentato in Commissione bilancio. Attendiamo di capire dalla maggioranza – con o senza voto di fiducia – come intende dare risposta a questo tema sollevato innumerevoli volte da esponenti dell’opposizione e della stessa maggioranza. In ogni caso – conclude l’On. Fedi – l’eventuale proroga di un anno ci impone di continuare a lavorare insieme per raggiungere l’obiettivo della definitiva estensione delle detrazioni per carichi di famiglia ai residenti all’estero”.

Di seguito il testo completo dell’intervento in aula.

Grazie Presidente.
avevamo un’altra opportunità, un’altra importante occasione per impostare, discutere e realizzare un provvedimento serio per affrontare la crisi economica, per sostenere davvero le famiglie, per l’occupazione, per le imprese. Governo e maggioranza non hanno saputo e voluto coglierla.
Perdere occasioni per riforme o per un provvedimenti condivisi, le cui finalità sono condivise, è una “rinuncia preventiva” agli spazi di dialogo auspicati dallo stesso Capo dello Stato.
Ecco Presidente, ogni volta che in Parlamento vengono meno le opportunità di confronto e dialogo, ogni volta che non riusciamo a pensare – insieme – al futuro del nostro sistema universitario e formativo, come avvenuto la settimana scorsa, o al futuro per il lavoro o per le famiglie, oppure per l’economia del Paese – ogni volta che ciò avviene – rinunciamo al ruolo della politica, rinunciamo a fare le riforme di sistema, quelle che garantiscono al Paese di progredire, di guardare con serenità al futuro. Ed proprio del futuro di questo Paese che ci dovremmo occupare!
È questa la dimensione di cui stiamo parlando: non stiamo discutendo di misure territoriali, come la carta acquisti di Modena – sicuramente importante come misura territoriale – ma stiamo discutendo di un “piano strategico nazionale”. Volevo ricordarlo all’On. Cazzola.
Ecco perché la scelta di Governo e maggioranza non può continuare ad essere quella dello scontro, in Parlamento e nel Paese. Lo abbiamo visto con la finanziaria, con la scuola, con l’Università ed ora con famiglie, lavoro, imprese. E quando prevale la logica dello scontro non vi sono più spazi per il dialogo. Se una maggioranza è convinta delle proprie scelte deve avere il coraggio di confrontarsi in Parlamento. Quando mancano coraggio e capacità di ascolto, quando mancano impegno e visione d’insieme per dare continuità ed organicità alle riforme, si imbocca un percorso che è senza “speranza”.
Quale altra lettura possiamo dare della proposta che tende ad inserire in questo provvedimento una tariffa di 50 euro per il rinnovo del permesso di soggiorno per gli immigrati regolarmente residenti in Italia o della fideiussione di 10.000 euro per le attività imprenditoriali? Quale altra lettura, se non l’ennesimo tentativo di “confondere” natura e merito dei provvedimenti. Quale altra lettura se non la continuazione della doppia azione: utilizzare la logica della paura per mascherare l’inefficacia dell’azione del Governo, utilizzare la logica delle emergenze per giustificare gli errori della maggioranza, da Alitalia, alla scuola e all’università fino alle misure sulla giustizia ed ora sulle misure anti-crisi.
Quale altra lettura, se non la nostra lettura, che è stata anche del Presidente della Camera, cioè di forte preoccupazione per una nuova deriva razzista?
Credo sia evidente come la percezione del significato di dialogo e condivisione – richiamate dal Capo dello Stato come esigenze imprescindibili per le riforme istituzionali e per modificare la Costituzione – sia molto diversa tra maggioranza ed opposizione. Tra chi continua a porre la questione di fiducia su provvedimenti che riguardano le “strategie nazionali del nostro Paese” che richiederebbero invece “condivisione” per combattere la povertà, per favorire le sviluppo, per sostenere i cittadini e le famiglie.
Questo decreto presentato dal governo allo scopo di sostenere le famiglie italiane non è un esempio di buona politica, poiché sceglie di procedere ancora una volta per annunci roboanti e spot propagandistici e non realizza invece il necessario e duraturo intervento di sostegno a favore delle famiglie italiane vessate dalla crisi economica.
Si prenda il bonus di 1000 euro. Un solitario intervento – profondamente assistenzialista – che non darà prospettive continuative per il rilancio dell’economia italiana a partire dalle spese dei ceti medi.
Lo stesso vale per la social card, la carta acquisti. Una tessera prepagata per l’acquisto di servizi o per la spesa nei supermercati, da 40 euro al mese, riservata ad anziani e genitori con bimbi sotto i 3 anni, che però devono possedere un reddito ISEE inferiore ai 6.000 euro annuali. 8.000 per gli ultrasettantenni. Una misura rivolta ad un bacino potenziale di 1milione 300mila beneficiari, rispetto invece ad oltre 8 milioni di famiglie che vedono esaurire il loro reddito alla terza settimana.
Ma anche per la carta acquisti, abbiamo già oggi denunce di ritardi, inefficienze, complicazioni amministrative, mancanza di chiarezza e di informazione. Anche la carta acquisti poteva essere gestita considerando la platea dei pensionati il cui reddito e stato patrimoniale sono noti, ed avreste semplificato, di molto, le procedure. Anche rispetto a questa misura che riteniamo sbagliata state creando le condizioni per un sua “oggettiva” collocazione tra misure assistenziali, non all’altezza di una seria politica di contrasto alla povertà che deve partire dai diritti di cittadinanza che ci appartengono perché garantiti dalla Costituzione.
Presidente, le alternative esistono. Sono presenti nel pacchetto di proposte del Partito Democratico. Avremmo potuto fare interventi sulle pensioni e sui redditi. Occorre lavorare in direzione di interventi strutturali che mancano in questo provvedimento.
È il tempo di più fondi per gli ammortizzatori sociali per proteggere i lavoratori, soprattutto quelli precari, che saranno i primi a pagare le conseguenze della crisi. E si deve intervenire in sostegno di chi vive di stipendio, perché chi non spende, non lo fa per mancanza di volontà, ma per mancanza di soldi.
Infine, Presidente, segnalo un emendamento importante che chiede la definitiva estensione delle detrazioni per carichi di famiglia, introdotte dal Governo Prodi, ai residenti all’estero e che auspichiamo trovi il necessario consenso tra le fila della maggioranza. Un aperto confronto in aula ci consentirebbe di verificare – su alcuni importanti emendamenti – la reale volontà della maggioranza.

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