di Rosario Amico Roxas
Il presidente del consiglio ha dichiarato “cambio la Costituzione, poi la parola alla gente”.
Emerge la personalizzazione del potere che da res pubblica si trasforma in rea privata, anzi privatissima. L’itinerario verso l’autoritarismo personalizzato compie il passo decisivo, anche perché si appella “alla gente”, proprio quella gente che è stata per anni condizionata dalla sub-cultura che è stata propinata. Avanza il paradosso di un “dittatura” sostenuta dalla gente, anche se numericamente meno della metà della popolazione.
L’attuale crisi economica ha il suo terreno di coltura negli errori ideologici che l’hanno generata.
Essendosi perduta la differenziazione ideologica tra “destra” e “sinistra”, è emerso il solo motivo conduttore che produce una netta divisione tra le parti.
I principi del liberalismo, perduti nei meandri del mercato, della concorrenza, della produzione e dei consumi, hanno subito una deriva etica trasformandosi in “liberismo”, che, abusivamente, tenta un collegamento con il liberalismo, facendo rivoltare nella tomba ideologi come Benedetto Croce.
L’elemento caratterizzante delle profonda diversità tra liberalismo e liberismo e, quindi del decadimento etico, sta nella diversa valutazione del ruolo dello Stato: per il liberalismo lo Stato doveva essere il “capitalista collettivo” al servizio dell’economia nazionale, con conseguente equità economica spalmata sull’intera popolazione, senza differenze di classe, ma con differenze di ruoli; il liberismo tout court contesta l’intervento dello Stato nell’economia, lasciando che prevalga la legge del più forte, che diventa il corollario di tutte le leggi del libero mercato, quando viene meno la funzione equilibratrice dello Stato che non esercita più il ruolo di controllo affinchè presso la popolazione sia rispettato l’equilibrio fra diritti e doveri che sta alla base delle norme di sussidiarietà, di mutualità e di solidarietà, o, per dirla in una formula dello “Stato sociale”.
(continua: Dalla democrazia al liberismo)
Le conseguenze non sono più di portata ideologica ma economica, perché , la eliminazione dello Stato sociale produce tutta una serie di rielaborazioni della società “ a cascata”, perché tutti i servizi, considerati come costi sociali, tenderanno ad essere privatizzati per diventare motivo di sfruttamento e produzione di reddito.
I servizi che dovrebbero essere rivolti all’intera popolazione, diventano così riservati alla classe dominante, in grado di permettersi quegli stessi servizi, come la sanità, l’istruzione, i trasporti, l’energia, e tutto ciò che la democrazia aveva identificato come “bene collettivo”, ricadendo nella sottomissione alle regole del mercato: privatizzazione dell’istruzione, della sanità, dei trasporti e dei servizi primari che dovrebbero appartenere a tutti.
La democrazia perde ogni identità per trasformarsi sempre più in una forma autoritaria per bloccare, a monte, ogni ipotesi di legittima rivalsa.
E’ la stessa democrazia che ha tollerato l’evoluzione del liberismo e l’affermazione del capitalismo, specie quando è mancata l’equidistanza tra ideologie contrapposte: infatti se la democrazia per realizzarsi accetta il capitalismo, il capitalismo, a sua volta, per affermarsi sempre più, rinnega la democrazia in favore dell’autoritarismo.
(continua: Dal Liberismo all’autoritarismo)
Nessuno si scandalizzi, è già successo, in Italia con Mussolini, in Germania con Hitler e in Russia, ma con evoluzione capovolta, con Stalin; in Italia la storia si sta riproponendo, con l’aggravante che a pilotare questa carretta del mare non è un argonauta ma un “marinaio della domenica”.
E’ la prova dei reciproci errori, della destra e della sinistra, entrambi incapaci di programmare uno sviluppo equilibrato dell’economia; perché accanto agli errori della democrazia che finisce con il cedere all’autoritarismo richiesto dal capitalismo, c’è l’errore opposto e, direi, complementare dell’altro capitalismo, quello di Stato, che finisce con il precipitare nell’autoritarsimo e nella dittatura del proletariato, che poi, sarà contrastato dallo stesso proletariato quando si sarà reso conto che la “rivoluzione” proletaria non ha fatto altro che “cambiare padrone”.
Per questa ragione sono tantissime le analogie tra sistema economico liberista e sistema collettivista, la prima analogia che li accomuna è l’esigenza di uno Stato autoritario. (ildialogo.org)