Brunetta dice: pensione a 65 anni anche per le donne. àˆ una buona idea? Da dove viene?

di Carlo Mochi Sismondi

Il Ministro Brunetta, con la chiarezza che gli è propria, ha recentemente affrontato un altro argomento tabù. Non è il primo (ricordate i tornelli per la magistratura?) e come altre volte ha suscitato un grande dibattito che, come spesso succede in questi casi, ha rischiato di offuscare i fatti e le motivazioni.
D’altra parte è già una notizia che un ministro parli della discriminazione delle donne nella PA in modo non rituale. FORUM PA si occupa del tema da anni e proprio oggi lanciamo una strategia di iniziative ed eventi con il nostro nuovo sito www.donnepa.forumpa.it: proviamo, quindi, a fare un po’ di chiarezza.

Partiamo dall’inizio: lo scorso 13 novembre 2008, la Corte di giustizia europea dichiara, con sentenza, l’inadempienza dello Stato italiano per:“mantenere in vigore una normativa in forza della quale i dipendenti pubblici hanno diritto a percepire la pensione di vecchiaia a età diverse a seconda che siano uomini o donne, venendo meno agli obblighi di cui all’art. 141 CE.” Siamo stati condannati perché l’anticipazione dell’età pensionabile delle donne determina una discriminazione.

Gli altri articoli sui provvedimenti del Ministro Brunetta li trovi su Saperi PADi fronte a questo che è un fatto, non un’opinione il sito stesso del Ministro Brunetta ci racconta cosa è successo:
In data 11 dicembre 2008 si è riunito un tavolo tecnico presso il Ministero degli Affari Esteri. Questo quanto emerso: la Ragioneria Generale dello Stato ha sostenuto che potrebbe essere favorevole a introdurre una norma che uniformi l’età pensionabile tra uomo e donna sia nel settore pubblico che nel settore privato.
Il Ministero del Welfare ha sottolineato che un intervento riguardante il solo settore pubblico sarebbe sufficiente ad eseguire la sentenza e più facilmente eseguibile senza sconvolgere il sistema previdenziale di diritto nazionale, ed ha manifestando contrarietà all’estensione della riforma al settore privato.
Il Ministero delle pari opportunità (PCM) ha chiesto che, qualora si aumenti l’età pensionabile per le donne, i risparmi di spesa conseguenti siano destinati a misure di sostegno per facilitare l’impegno delle donne nel mondo del lavoro.
Il Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione (PCM) ha concordato sulla necessità di adeguamento alla sentenza della Corte di giustizia ed ha sottolineato che l’individuazione delle modalità tecniche dell’intervento presuppone scelte politiche delicate riguardanti l’intero sistema previdenziale: pertanto, è stato assicurato che il Ministro eserciterà il suo potere di indirizzo in coordinamento con gli altri Ministri di settore interessati (MEF e Welfare).

Si è immediatamente acceso anche un dibattito politico e di opinioni. In sostanza Brunetta dice (leggete l’intervista alla Repubblica): “ci troviamo di fronte ad una sentenza e non possiamo fare finta di niente, le donne sono in effetti discriminate e andando in pensione cinque anni prima percepiranno mediamente pensioni più basse degli uomini, parlare di come sanare questa situazione non è un tabù a meno che non si voglia vedere le donne come «angeli del focolare»”.

Gli risponde dal PD la ministra ombra delle pari opportunità, Vittoria Franco, che parlando al Ministro dice (leggi l’intervista data al Messaggero): “Noi sosteniamo le sue proposte sull’equiparazione dell’età pensionabile e lei ci sostiene il nostro progetto che prevede misure per promuovere l’occupazione femminile e favorire la conciliazione fra lavoro, maternità e carriera”. Interviene anche la ministra ombra della PA e innovazione, Linda Lanzillotta che conferma la disponibilità a discutere di età pensionabile solo se c’è un impegno a far sì che tutte le risorse eventualmente ricavate vengano reinvestite a favore delle donne più giovani, per finanziare asili nido e servizi.

Innumerevoli sono state le reazioni immediatamente stizzite di chi non ha capito neanche di che si stava parlando e perché (dalle uscite di alcuni esponenti sindacali a Calderoli), ma di quelle non ci occupiamo.

Su Saperi PA trovi numerosi contributi ed approfondimenti relativi all'Osservatorio Donne nella PACi occupiamo, invece, da tempo del tema delle donne nella PA e da questa esperienza e dall’esperienza dell’Osservatorio donnePA (vedi il nostro sito ad hoc) che facciamo con futuro@lfemminile nascono alcune mie considerazioni:

La discriminazione delle donne nella PA non è un’opinione, ma un fatto acclarato. Leggete le cifre e le classifiche che abbiamo elaborato per rendervene conto;
Questa discriminazione viene da lontano e ha basi culturali, ma anche molto concrete: carenza di servizi (asili, sostegno alla maternità, trasporti decenti, ecc.), dissennato e disorganizzato uso del tempo nelle organizzazioni (le famose riunioni alle 18.00 della sera che non si sa quando finiscono mentre io ho la bambina che esce dall’asilo……), progressioni di carriera non basate sul merito né sulle performance effettive, ecc.
La minore lunghezza della carriera (spesso le donne entrano più tardi, interrompono per i figli, vanno in pensione prima) può essere una delle cause, ma non mi sembra la principale;
Come dice Brunetta non abbiamo scelto noi di cominciare dall’età pensionabile, ma la Corte Europea. Bene, allora utilizziamo questa occasione per mettere finalmente mano a tutto il tema della discriminazione delle donne nel pubblico impiego: è il momento;
Infine tabù per tabù dobbiamo avere il coraggio di dire (per altro lo fa anche la relazione del Ministero sui risultati della direttiva pari opportunità del 2007) che i vari Comitati per le pari opportunità non funzionano, che, così come sono, sono solo un sistema per metterci a posto la coscienza, ma che sono anche un grande spreco di risorse e, a volte, di buona volontà. Un ripensamento totale anche qui non sarebbe affatto male.
Come vi ho detto su questi argomenti abbiamo messo in piedi un focus specifico www.donnepa.forumpa.it che riporterà notizie, commenti, dati e interviste: se vi interessa dateci una mano a renderlo sempre più vivo.

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