Sulla proposta del ministro Brunetta eta’ pensionabile a 65 anni per le donne

Siamo all’ennesimo spot di cattivo gusto del Ministro Brunetta.
Non appoggiamo nessuna ipotesi di aumento dell’età pensionabile per le donne. Prima parliamo di occupazione femminile, di redistribuzione, di servizi sociali, soprattutto per le regioni meridionali e in Sardegna.
Bisogna eliminare le diseguaglianze date dagli squilibri che intercorrono per esempio per il fatto che le donne sono più istruite e meglio rispetto ai coetanei uomini, ma hanno più difficoltà ad essere impiegate e anche quando trovano un occupazione, sono pagate meno.
I dati sono esemplificativi: in Italia, nel 2007 le donne inattive tra i 25 e 54 anni erano 4.620.000, di cui: 1.222.000 diplomate e 370.000 laureate. In Sardegna, nello stesso anno, le donne inattive tra i 25 e 54 anni erano 161.000, pari al 42,6% della popolazione femminile di questa fascia di età. Le laureate sono 18.000.
Su 100 donne in età lavorativa, in Italia 49, in Sardegna 55 di queste sono fuori dal mercato del lavoro. Cosa significa tutto questo? Un patrimonio di competenze e talenti sprecati.
L’occupazione femminile rappresenta una garanzia molto più solida, rispetto ai sussidi alle famiglie, contro il rischio di povertà o impoverimento delle condizioni di vita del nucleo familiare. Non vogliamo provvedimenti una tantum, ma chiediamo lavoro dignitoso, per poter scegliere un domani quando andare in pensione, a 60 oppure a 65 anni.

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