Asfissiante come un tormentone stantio, si riaffaccia ogni tanto sulla scena Licio Gelli. Indugia nel ricordo di quando tutti i vertici delle forze armate e dell’ordine erano affiliati alla sua Loggia P2 e lui stesso faceva il burattinaio della politica italiana. Rimpiange di non aver portato a termine il suo compito e si compiace che lo faccia ora Berlusconi, cui semmai rimprovera scarsa determinazione.
Come dobbiamo pesare le sue parole? Certo il suo potere di ricatto su molti potenti deve essere ancora efficace. Non sappiamo a quanti soggetti parli, né quanto stringente sia il suo richiamo. Chi ne è toccato lo saprà.
Ma, dopo decenni di maneggi oscuri e coperti, il suo rappresentarsi come pioniere della nuova destra è ormai più stucchevole che temibile. Ed è addirittura fonte di equivoci interpretativi l’insistenza dell’opinione pubblica di centrosinistra a fargli il credito di una potenza in realtà ormai svanita.
L’anziano esponente della politica deviata fa l’elogio del fascismo ma non è più fonte di imbarazzo primario: Ciarrapico lo fa direttamente dal Senato e se ne vanta. Rammenta l’iniziazione con la spada e i guanti bianchi di Berlusconi nella sua Loggia P2 ma conferma solo un passo che il titolare della tessera 1816 ha cercato invano di far dimenticare. Perfido è il suo accenno affettuoso alla serietà del giovane Cicchitto ma, giunto al punto dov’è, l’interessato sarà ormai capace di vergognarsi meno della sua affiliazione alla loggia coperta (tessera 2223) che non del suo ruolo di promessa della corrente socialista lombardiana. Ed è vero che il centrodestra dovrebbe pagargli il copyright del suo programma, ma che ne sappiamo che non l’abbia già fatto?
Alla fine occorre chiedersi che cosa Gelli potrà mai prevedere o minacciare che non sia già avvenuto. I mezzi di comunicazione pubblici sono sotto il controllo del possessore dei mezzi di comunicazione privati (l’esistenza di Sky è l’unico limite al monopolio ma non trasmette in chiaro). Il possessore-controllore è al vertice del potere politico. Da lì esercita uno sfacciato uso privatistico dello stato e non gli basta. Vuole addomesticare i sindacati (antico sogno padronale mai svanito) e non gli mancano i mezzi per incrinare il loro fronte. Ma soprattutto progetta e realizza un piano di riduzione del Parlamento a strumento docile di trasmissione e attuazione della volontà governativa. Esercita la dittatura della maggioranza sulle assemblee elettive e costruisce la dittatura del governo sulla maggioranza. Immagina per sé il coronamento definitivo con l’ascesa al Quirinale.
Basta per capire che Berlusconi è infinitamente più pericoloso di quanto sia mai stato Licio Gelli? E che ormai non sono più da tempo la sua affiliazione alla P2 e l’affinità col suo programma la macchia sulla sua figura? Insomma è l’anomalia italiana il problema e non il fatto che questa sia stata tenuta a battesimo da Gelli. E qualsiasi cosa abbia fatto questi per incoraggiarla e favorirla non basta a dargli la primazia su di essa. Gelli ormai potrebbe benissimo non essere nemmeno esistito, ma l’anomalia italiana non solo esiste ma ha inquinato alla radice la democrazia e la repubblica. E’ più grave che Gelli abbia potuto immaginare di condizionare o fare eleggere presidenti del consiglio e della repubblica, o che Berlusconi abbia fatto già tre volte il presidente del consiglio e cerchi di diventare presidente della repubblica?
La classe dirigente di centrosinistra ha indugiato spesso alla retorica sull’appartenenza di Berlusconi alla P2: come se quello fosse il suo difetto principale. Come se un Berlusconi senza P2 fosse un soggetto normale in una democrazia normale.
Ma la retorica era solo fumo negli occhi della sua gente. Infatti quella classe dirigente non si è mai fatta scrupolo di intrattenere con lui rapporti compromettenti e sempre autolesionisti per l’intero centrosinistra. Ha dato una mano decisiva a risollevarlo tutte le volte che è stato davvero in difficoltà. I suoi leaders ci si sono scottati; D’Alema con la Bicamerale del 1996, Veltroni nel 2007-2008 con l’attribuzione a Berlusconi del ruolo di interlocutore unico.
Entrambi hanno sperimentato quale sia il valore della sua riconoscenza. Ma non è affatto detto che abbiano imparato la lezione.