Alcune doverose precisazioni su Cefalonia

Giorgio Rochat -venerata icona della Sinistra – ha curato un libro (LA DIV. ACQUI A CEFALONIA, ed. 1993), ristampato senza alcuna variante e in formato economico di recente, che contiene di suo solo l’introduzione e una monografia per un totale di 55 pagine su 350.
Nelle poche righe da lui scritte sono ravvisabili tre errori che si risolvono in una distorsione dei fatti addirittura clamorosa.

Li riassumo brevemente:

– a pag. 46 è scritto che padre Romualdo Formato (cappellano del 33° rgt art.) fu “l’unico a chiedere la lotta anziché la resa nella riunione dei Cappellani di Cefalonia dell’11 settembre 1943” per cui “la sua testimonianza merita perciò piena attenzione”.
CIO' NON CORRISPONDE AL VERO.
Il cappellano fu Luigi Ghilardini che però, subito dopo, si adeguò al parere degli altri sei cappellani firmando la lettera con cui si invitò il gen. Gandin a chiedere la resa per evitare INUTILI spargimenti di sangue).

– nel risvolto del volume egli ha scritto che “fu la decisione dei suoi uomini (della Acqui, nda) a determinare la scelta di affrontare il combattimento”.
CIO' NON CORRISPONDE AL VERO.
Egli infatti, parlando di ‘SCELTA’ della Divisione mostra di non conoscere o di ritenere superfluo l’ORDINE DI RESISTERE inviato a Gandin dal Comando Supremo riparato a Brindisi dopo l'armistizio.
Ciò costituisce un ‘vulnus’ inferto alla verità proprio da chi se ne professa depositario 'quasi unico' e ha definito le ricerche del sottoscritto ’storicamente inconsistenti’.

– per quanto riguarda i dati numerici dei Caduti di Cefalonia egli ha scritto -nel 1993- che “fu lo spirito di vendetta dei comandi e dei reparti tedeschi a provocare il massacro di 6.500 italiani in gran parte trucidati dopo che si erano arresi”, malgrado avesse -nel 1992- visionato i “TABULATI DEI CADUTI DELLA DIVISIONE ACQUI NELLA GUERRA 1940 – 45” conservato nell'Archivio dello SME – Uff. Storico da lui sbrigativamente liquidati nella sua monografia come ‘non attendibili’ forse perchè contenevano un numero di Caduti inferiore dell'80% a quello inventato di sana pianta e tramandato da decenni.

Successivamente però in un'intervista pubblicata dall'AVVENIRE il 5.7.2006 egli modificò il suo giudizio dichiarando al giornalista Roberto Beretta -che lo intervistò dopo l'uscita del mio libro (I CADUTI DI CEFALONIA: FINE DI UN MITO)- che le cifre da lui fatte in precedenza erano errate perchè da ulteriori studi SECONDO LUI i Caduti furono 3800-4000.
Con ciò egli implicitamente confermò -anche se parzialmente- i risultati cui era pervenuto il sottoscritto.
Chi legge ha tutti gli elementi per giudicare anche se -a tuttoggi- pare che nulla sia cambiato: Rochat continua ad essere UN GRANDE STORICO e chi scrive un DILETTANTE per giunta INATTENDIBILE.

Distinti ossequi

avv. Massimo Filippini
t. col. AM (ca)
Orfano di un Martire VERAMENTE morto a Cefalonia

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