On. Francesco Barbato
Sui fannulloni, che ora non ci sarebbero più, Brunetta continua ad usare spot trionfalistici assolutamente fuori luogo. A fornire un pessimo esempio c'è proprio lui, uno che somma due stipendi, quello da parlamentare e quello da ministro, ma il deputato non lo fa perché in Aula non ci viene mai. Il primo fannullone d'Italia è lui: Renato Brunetta.
La sua risposta pubblica, alquanto stizzita e burocratica, non fa altro che confermare quanto dico da tempo. Brunetta ribadisce che “sul doppio stipendio i ministri parlamentari hanno una indennità per la carica di ministro”. Dalla lettura di questi dati, si evince, inequivocabilmente, che Brunetta alla Camera non ci viene quasi mai. La replica del ministro, infatti, non deve ingannare: Brunetta artatamente nasconde che il sottoscritto non è mai risultato in “missione”, mentre lui è stato effettivamente presente in Aula in occasione di circa 18 votazioni su 100. Io sono stato presente nell'83,23% delle votazioni, e non mi sono mai nascosto dietro l'escamotage della “missione”, che ti fa risultare presente al voto in Aula anche se fisicamente non lo sei.
Chiamare lo stipendio “indennità” (ma perché bisogna usare un altro termine?), inoltre, non cambia assolutamente la sostanza: Brunetta prende due stipendi, ma uno dei due lavori per i quali è retribuito di fatto non lo fa.
L´unica cosa seria che potrebbe fare, invece di affidarsi a delle inutili contorsioni linguistiche, sarebbe quella di dimettersi da parlamentare. Ogni senatore o deputato che ha anche incarichi di governo costa allo Stato oltre 255.000 euro all´anno, e spesso il lavoro da parlamentare non lo fa più o lo fa pochissimo. Che ne dice il deputato-fannullone Brunetta? La lotta ai costi della politica e ai fannulloni la vogliamo fare con atti concreti o solo con gli slogan?