di Vincenzo Donvito, presidente Aduc
'C'e' una torsione -ha detto il ministro del Welfare Maurizio Sacconi parlando alla trasmissione di Raitre 'In mezz'ora'- per quanto riguarda il rapporto tra i cittadini e la tv di Stato. Il canone e' la misura del servizio e molto spesso non viene percepito ne' come servizio di qualita' ne' come servizio accettabile dai piu''. E' evidente che il ministro Sacconi non sa di cosa sta parlando e, per valorizzare alcune sue opinioni sul servizio pubblico di informazione radiotelevisiva, usa argomenti a sproposito.
Il cosiddetto canone, non e' il pagamento per un servizio, ma un'imposta per il possesso di un mero apparecchio atto a ricevere trasmissioni televisive, foss'anche per vedersi ogni tanto il filmino delle proprie nozze. Quindi “canone come misura del servizio” e' sbagliato, improprio e sintomo di estrema ignoranza che, arrivando da parte di un importante e determinato ministro del Governo, e' molto grave. Chi paga questa imposta non e' assolutamente tenuto a fare le valutazioni a cui fa riferimento il nostro ministro e se lui le fa, e' un povero illuso disinformato come tutti quei cittadini che a centinaia di migliaia chiedono ogni giorno ad un'associazione come la nostra di spiegar loro la logica di una simile imposta nell'era dell'informazione e dei mezzi mediatici a 360 gradi. La logica semplicemente non c'e'!! E' solo l'arroganza e la violenza della legge, del potere e dei suoi amministratori: va accettata per quello che e', altrimenti ti arriva a casa l'ufficiale giudiziario che ti porta via non solo il televisore ma anche il lettore dvd e il frigorifero.
Questa infelicissima uscita del ministro Sacconi la dice lunga su quella consapevolezza dell'essere e dell'avere che dovrebbe essere alla base della politica di chi governa. Consapevolezza assente, sostituita dall'approssimazione e da un modo di pensare popolare alimentato volutamente da norme assurde, violente, sfasciste e fomentatrici di incultura e disaffezione istituzionale.
Leggi e norme che lo stesso Stato applica in modo discrezionale commettendo ogni giorno reati fiscali per la sua omissione: non si fa pagare il canone alle aziende private e pubbliche per il possesso di un pc, possesso che invece, se riscontrato in una famiglia, comporta la persecuzione di lettere minatorie continue, fino all'ufficiale giudiziario che bussa all'uscio di casa.
Ministro Sacconi, non se la prenda piu' di tanto. Lei, suo malgrado, e' uguale agli altri italiani che vorrebbero che il canone/imposta non ci fosse e che non vorrebbero neanche che il servizio pubblico esistesse, ma sono obbligati a pagare per alimentare ignoranze come la sua che, ognuno per il proprio partito, riempie la Rai di proprio accoliti con arte -spesso- per esser solo tali.
Qui le nostre campagne contro il canone, di denuncia dell'illegalita' di Stato: