Leggere, scrivere, osservare, prendere parte: «Raffaele Sardo non si è lasciato stringere nella morsa per cui se parli di certe questioni infanghi la tua terra e invece se non ne parli la rispetti. Ha compreso subito la perversione di questa logica omertosa. Custodire la memoria in terra di camorra significa custodire il vaccino contro certi poteri, non dimenticare che le maschere di chi ha dominato queste terre in passato vengono indossate dai potenti di oggi». Questa è la prefazione scritta da Roberto Saviano al libro La Bestia, l’ autore casertano che ci ha raccontato come alcuni studenti dello Scientifico di San Cipriano d´Aversa, descrivevano Saviano:”La prossima volta si farà i fatti suoi. Si dice che lo devono uccidere? Sono fatti suoi”. “Ora nessuno sta più tranquillo. A noi la camorra non ha dato alcun fastidio”.
C’è un altra donna a cui Roberto Saviano ha chiesto consulenza e amicizia: Rosaria Capacchione che ha scritto di recente , ”L’oro della camorra”, trent’anni di testimonianza giornalistica tra i debiti e i crediti dei Casalesi, con semplicità stilistica, analizzando gli Affari Illeciti Italiani e di conseguenza, solo di recente, sotto scorta. Non molti mesi fà, è stato edito anche “Il Ritorno del Principe” di Roberto Scarpinato che nel 2006 scriveva su una lista di discussione di letteratura e società ” Mi piace immaginare che un giorno qualcuno scriva sulle facciate di tutte le chiese di Palermo la stessa frase che un grande vescovo brasiliano scrisse sulla facciata della sua cattedrale: il mondo si divide tra oppressori e oppressi.Tu, cristiano, che stai per entrare, da che parte stai?”
E girò un libro parecchi anni fa, di “uno” che intervistato sulla tentazione dell’abbandono del mestiere, rispose a Marcelle Padovani, coautrice del suo libro, che non avrebbe mai abbandonato la lotta: era Giovanni Falcone, quello che per districare la matassa mafiosa, iniziava con le indagini patrimoniali e bancarie, e si chiamò “Cose di Cosa Nostra”.
Nel ‘90, in merito a queste implicazioni politiche e veleni, tacciate dallo stesso di cinismo, fu proprio Falcone ad affermare in sua difesa, di fronte agli attacchi di Leoluca Orlando, al Csm, che: “non si può investire nella cultura del sospetto tutto e tutti. La cultura del sospetto non è l’anticamera della verità, è l’anticamera del khomeinismo “. Era già solo , come lui stesso affermò: “Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno”.
Ognuno accampa il suo destino, come Brunetta, sotto scorta da meno di 30 anni e rivendica le sue origini di figlio di ambulanti e forse capiamo allora, da chi ha imparato l’arte dello strillone che vende al meglio la propria mercanzia e non ha avuto bisogno del “30 politico dei figli di papà”, come ha rivendicato anche questo di non aver mai usato.
E capiamo pure Paolo Guzzanti, che difende i figli comici, dalle ira del Calendario Ecclesiastico Carfagna, bontà sua accomodato nella Casa delle Libertà, che lo hanno lasciato transumare dal Partito Socialista italiano e dal Patto Segni, passando per onorevoli case giornalistiche e conduzioni televisive, fino all’oggi.
Cito il suo nome, tra tanti tantissimi, perchè gli italiani spesso, sembrano avere come capitale, la Dimenticanza e sopratutto oggi, fortemente preoccupati delle loro finanze, sempre più magre, vagano in un cantiere pericolante in cui continuano a fare i muratori e la Squadra viene diretta dai Soliti Noti e da garbate riflessioni come quelle del Divino Andreotti, anch’egli tuttologo della politica: operata, agita, scritta, letta e parlata.
Fu in merito a Tanzi, che dalla sua direzione dei 30 Giorni- “Nella Chiesa e nel mondo mensile internazionale”- scriveva: «La Chiesa italiana ha dimostrato di essere vigile e attenta a un fenomeno degenerativo che pesa fortemente sulla vita e sul morale dei cittadini. Riparando anche a qualche incolpevole “distrazione”. C’è stato un tempo in cui il cavalier Tanzi era da tutti, clero compreso, cordialmente riverito. Ma chi poteva sapere, se persino i controllori deputati, lo stesso Tanzi e i suoi più stretti collaboratori dichiarano di non essersi mai resi conto di nulla?».
Col tempo forse si comincia a capire, non solo cosa ci convenga ma anche che la Cosa ci appartiene, tanto quanto la Casa, quella Comune che abitiamo e che è abitata anche da quelli che la Casa-Cosa l’amministrano?
Di fronte alle nuove-vecchie Alleanze, sante o spacciate come tali, ci si ritrova ogni giorno a difenderci dalle accuse, a cercare tra noi parole consolatrici, solidarietà di azioni od eventi, in folle e piccole gruppi in Rete e nella vita, triturando l’esistenza alle fermate , nelle attese, stropicciando giornaletti consunti che invitano a prendere nota, danno gratis informazioni e speranze, prestiti e soluzioni, offerte e domande.
E allora torna alla mente Rosaria Capacchione, che da un giornale “femminile” come Donna Moderna, si racconta : “Non sono sposata, non ho figli. Ma adoro la mia famiglia. Mamma, i miei fratelli e i miei nipoti sono i più esposti e alla fine non
c’entrano niente. Ma mai nessuno di loro mi ha detto: Rosaria statti zitta. Mai”.
E aggiunge da scrittrice-giornalista, senza Ordine precostituito, parlando del suo mestiere: “Io non morirò quando mi uccideranno i camorristi, ma se smetterò di avere la curiosità nel mestiere. E la voglia di scoprire la verità”. Una piccola, grande Onda, che frange per natura, in presenza di bassi fondali e anche lei corre. Il mare non è sempre calmo.