Le eccellenze alla ricerca di un sistema

di Letizia Pica

Foto di matt
È partita lunedì scorso la settimana dell’Innovazione Tecnologica in Sicilia che fino a venerdì 14 vedrà, nelle nove province dell'Isola, inventori e ricercatori esporre e confrontare le proprie idee e imprese ricercare nuove ipotesi di prodotto.
L’iniziativa, che si sviluppa nell’ambito del progetto Resint – Rete Siciliana per l'Innovazione Tecnologica – vuole avvicinare il mondo dei produttori di conoscenza (università e centri di ricerca) e i loro satelliti (i facilitatori dei processi innovativi) alle realtà economiche e produttive delle aziende, creando delle strutture precise: i circoli dell’innovazione.

Naviga su Saperi PA e ascolta gli interventi a FORUM PA 2008 su competitività ed innovazione“Senza innovazione non ci può essere competitività” – spiega il presidente di Unioncamere Sicilia, Giuseppe Pace – e quale dovrebbe essere la patria d’elezione delle innovazioni se non il mondo della ricerca?
Il punto è che ricerca ed aziende dovrebbero riuscire a sviluppare quello scambio osmotico che consentirebbe ad entrambi di essere competitivi, ciascuno nel proprio mercato, come vasi comunicanti.
“E invece non c’è coordinamento né in termini di progetto né di struttura – ci spiega Gianni Dominici, Vice Direttore del FORUM PA e moderatore del convegno inaugurale della settimana. Le eccellenze non fanno sistema e restano dei casi isolati che non riescono a fare spin-off, né a realizzare trasferimento tecnologico in grado di far incrociare domanda e offerta. Il paradosso è che si creano nuove strutture per cercare di fare rete tra domanda e offerta senza che ci sia ancora né l'una né l'altra. Le eccellenze che hanno partecipato al convegno, dall’ISMETT (l’'Istituto Mediterraneo per i Trapianti e Terapie ad Alta Specializzazione n.d.r.) all’Università di Catania, fino ad un’azienda leader mondiale nel campo delle ceramiche, solo per citarne alcune, hanno testimoniato il proprio isolamento, decretando il fallimento dei tentativi, finora portati avanti, di creare sistemi locali di innovazione”.
Intendiamoci, le energie vitali, le realtà dinamiche e d’eccellenza non mancano di certo, tuttavia non si riesce a metterle a sistema e, anzi, il più delle volte si corre il rischio di entrare nel circolo vizioso dell'autoreferenzialità.

Stando ai dati dell’indagine sul sistema innovativo siciliano (Sis), elaborata dall’IPI – l’Istituto di Promozione Industriale – ogni anno in Sicilia oltre 5.600 tra docenti, ricercatori e tecnici di laboratorio dedicano alla ricerca complessivamente 32.353 mesi, mentre altri 7.089 mesi vengono impiegati per trasferire le conoscenze tecnologiche dagli istituti di ricerca alle aziende.
Questi dati testimoniano che all'interno delle università sono i professori a fare fund raising, sottraendo tempo e risorse alle attività didattiche e di ricerca, per mettere in piedi, ad esempio, un progetto con la Comunità Europea.
“Quello di cui abbiamo bisogno – continua Gianni Dominici – sono figure professionali specifiche e appositamente formate in grado di completare il network dell'innovazione composto da chi fa trasferimento tecnologico (i transformers), da chi finanzia l’innovazione (i financiers) e da chi si propone come facilitatore ed elemento di connessione tra questi attori (i brokers). Noi partiamo dal presupposto che un progetto d’eccellenza possa svilupparsi autonomamente, ma oggettivamente non è realistico. E' un retaggio culturale di cui dobbiamo liberarci. Se vogliamo sviluppare progetti di eccellenza dobbiamo costruire contesti abilitanti in cui farli crescere e maturare”.

Su Saperi PA trovi approfondimenti relativi al trasferimento tecnologicoNella dinamica globale c’è chi inventa, chi produce e chi si limita a consumare, e noi come sistema paese siamo in quest’ultima e obesa categoria.
Riusciranno le energie e le risorse impegnate in questo progetto a rispondere alla sfida di fronte alla quale molti prima hanno fallito? Si tratterà di mettere a sistema le energie e fare ordine tra le diverse competenze e i soggetti che sul territorio già operano in questo campo, fare in modo che la comunicazione e l’informazione sia più diretta e condivisa, creare e diffondere una vera cultura del management.
La domanda, così come la sfida, resta aperta.

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