Vi presento Omar Sivori, mio nonno

“Per qualche ragione del destino, Bartolomeo Sivori giunse a metà del XVIII
secolo a San Nicolás, una città in quel momento sperduta nel nord della
regione di Buenos Aires.
Lì, con il desiderio di preservare le tradizioni del suo paese, fece parte
di un gruppo di uomini che, spinti dalla stessa necessità, fondarono la
Società Italiana di Mutuo Soccorso di San Nicolás. Tanti cui non era nato ma
cresciuto. Atterrò nel nord d'Italia quando ancora la sua gioventù stava
cominciando. Arrivò nel 1957, quando aveva ventidue anni e la soddisfazione
di aver raggiunto parte di un futuro che aveva aspettato sin dalle prime
partite. Il suo amore per il paese del calcio era sorto solo immaginandolo e
crebbe quando riuscì a conoscerlo. A partire da quel momento
l'attraversamento dell'oceano si è ripetuto tantissime volte. Appena
possibile
ritornava in Argentina dove si trovava con tutta la gente e i parenti a cui
voleva tanto bene dall'infanzia.
Quasi senza esserne consapevole, la sua vita cominciava a trascorrere fra le
diverse strade italiane. La sua ammirazione per l'Italia crebbe alla pari
della sua devozione per la Vecchia Signora e la gratitudine per l'affetto
suoi bisnipoti, ritornò alle origini, visitò Genova e i suoi dintorni, dove
ancora ci sono dei parenti che si uniscono in qualche punto della storia con
Bartolomeo. Passarono molte generazioni con il suo cognome finché potè
conoscere il luogo natale, dopo aver sentito tante storie finalmente
concretizzò la sua. Il primo accenno sull'Italia apparve nella sua vita come
un'illusione lontana ma sicura.
Quando la sua carriera al River Plate era appena iniziata, un uomo che senza
volerlo segnò la sua strada gli parlava di un paese meraviglioso,
oltreoceano, dove un giorno doveva arrivare. Quell'uomo che aveva lasciato
la sua Senigallia natia, quando era ancora molto piccolo e si chiamava
Renato Cesarini, fu promotore di una vita che trascorse tra andate e ritorni
tra i due paesi.
Il calcio è stato il pretesto nella sua carriera, dentro gli stadi e anche
una volta fuori. Ebbe la fortuna che i regolamenti di quel momento
permittevano di indossare le maglie dei due paesi. Ebbe anche il privilegio
di appartenere alla Nazionale e lo fece con la stessa fierezza con cui
l'aveva fatto qualche anno prima quando aveva portato la maglia argentina.
I suoi figli nacquero in Italia e anche se le loro vite si svolsero in
Argentina, scelsero la cittadinanza italiana come unica opzione. Anche
alcune delle sue nipoti nacquero in Italia e le altre presero la
cittadinanza in onore alla gratitudine e l'affetto con cui il loro nonno si
riferiva a quel paese.
Per una di quelle ragioni del destino lui nacque in Argentina, ma per
ragioni di sangue, di radici e di affetto, l'Italia diventò il suo posto
scelto nel mondo”.

Bellissimo racconto, questo di Romina, su uno dei più famosi “angeli dalla
faccia sporca”: nientemeno che suo nonno.

Jorge Garrappa Albani – Redazione Argentina
jgarrappa@hotmail.com – www.lombardinelmondo.org

“Per qualche ragione del destino, Bartolomeo Sivori giunse a metà del XVIII
secolo a San Nicolás, una città in quel momento sperduta nel nord della
regione di Buenos Aires.
Lì, con il desiderio di preservare le tradizioni del suo paese, fece parte
di un gruppo di uomini che, spinti dalla stessa necessità, fondarono la
Società Italiana di Mutuo Soccorso di San Nicolás. Tanti cui non era nato ma
cresciuto. Atterrò nel nord d'Italia quando ancora la sua gioventù stava
cominciando. Arrivò nel 1957, quando aveva ventidue anni e la soddisfazione
di aver raggiunto parte di un futuro che aveva aspettato sin dalle prime
partite. Il suo amore per il paese del calcio era sorto solo immaginandolo e
crebbe quando riuscì a conoscerlo. A partire da quel momento
l'attraversamento dell'oceano si è ripetuto tantissime volte. Appena
possibile
ritornava in Argentina dove si trovava con tutta la gente e i parenti a cui
voleva tanto bene dall'infanzia.
Quasi senza esserne consapevole, la sua vita cominciava a trascorrere fra le
diverse strade italiane. La sua ammirazione per l'Italia crebbe alla pari
della sua devozione per la Vecchia Signora e la gratitudine per l'affetto
suoi bisnipoti, ritornò alle origini, visitò Genova e i suoi dintorni, dove
ancora ci sono dei parenti che si uniscono in qualche punto della storia con
Bartolomeo. Passarono molte generazioni con il suo cognome finché potè
conoscere il luogo natale, dopo aver sentito tante storie finalmente
concretizzò la sua. Il primo accenno sull'Italia apparve nella sua vita come
un'illusione lontana ma sicura.
Quando la sua carriera al River Plate era appena iniziata, un uomo che senza
volerlo segnò la sua strada gli parlava di un paese meraviglioso,
oltreoceano, dove un giorno doveva arrivare. Quell'uomo che aveva lasciato
la sua Senigallia natia, quando era ancora molto piccolo e si chiamava
Renato Cesarini, fu promotore di una vita che trascorse tra andate e ritorni
tra i due paesi.
Il calcio è stato il pretesto nella sua carriera, dentro gli stadi e anche
una volta fuori. Ebbe la fortuna che i regolamenti di quel momento
permittevano di indossare le maglie dei due paesi. Ebbe anche il privilegio
di appartenere alla Nazionale e lo fece con la stessa fierezza con cui
l'aveva fatto qualche anno prima quando aveva portato la maglia argentina.
I suoi figli nacquero in Italia e anche se le loro vite si svolsero in
Argentina, scelsero la cittadinanza italiana come unica opzione. Anche
alcune delle sue nipoti nacquero in Italia e le altre presero la
cittadinanza in onore alla gratitudine e l'affetto con cui il loro nonno si
riferiva a quel paese.
Per una di quelle ragioni del destino lui nacque in Argentina, ma per
ragioni di sangue, di radici e di affetto, l'Italia diventò il suo posto
scelto nel mondo”.

Bellissimo racconto, questo di Romina, su uno dei più famosi “angeli dalla
faccia sporca”: nientemeno che suo nonno.

Jorge Garrappa Albani – Redazione Argentina
jgarrappa@hotmail.com – www.lombardinelmondo.org

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