IL CARBONE E LE ROSE

Accade che a Civitavecchia, noto porto del Mediterraneo, sbarchi ancora il carbone “sicuro”, attraverso gru e camion- altro che stoccato- per rifornire l’Enel, che decide da sola a quale legge fare riferimento per i limiti emissivi della Centrale a carbone, quello pulito come Marrazzo, che ci ha mandato Rai Tre. Accade anche a Civitavecchia, che un branco di giovanottoni, una ventina, accerchi un ragazzo afghano che vende le rose nei locali, un clandestino certamente pericoloso per la società e allora lo si spintona, lo si insulta e lo si deruba delle rose e di tutto quello che ha in tasca e fugge, l’afghano.
Ma la notturna amichevole non si ferma e si rompe la vetrina del ristorante, si continua con il saccheggio stavolta di pinte di birra e bottiglie di vino e si mena quì e là e allora un telefonino di vecchia o nuova generazione, prende vita e con il 113 se ne acchiappano due, di diciannove anni, già noti: per gli insulti razzisti e perchè rubano rose?
Intanto scorrazzano navi e fumi, giustizieri fascisti e delinquenti noti. Uno spargimento di veleni e spine che non punge nessuno di coloro che siedono lassù, in alto, a fiatare dalla bocca della Ciminiera, dalla Torre di Controllo, dalla Messa in Sicurezza, dalla sempre più rozza Cabina di Regia: già, il lavoro intenso e comune, continua…

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