di Michela Stentella
L’esigenza di dotare la giurisdizione penale di un sistema informatico integrato, in grado di coprire l’intero flusso informativo – dalla ricezione della notizia di reato fino all’esecuzione della condanna – è alla base del progetto SICP (Sistema Informativo di Cognizione Penale), avviato dalla D.G.S.I.A. – Direzione Generale per i Sistemi Informativi Automatizzati del Ministero della Giustizia.
Si tratta di un progetto ambizioso, che modifica profondamente l’informatizzazione degli uffici giudiziari e prevede, a percorso concluso, l’installazione su tutto il territorio nazionale dell’applicativo SICP, in cui verranno integrate due banche dati informatiche pre-esistenti: Re.Ge Web (Registro Generale delle notizie di reato) e BDMC (Banca Dati delle Misure Cautelari).
Su SaperiPa articoli e interventi per approfondire il tema dell’efficienza nel settore giustizia. Obiettivo finale del progetto è gestire attraverso un unico software e, quindi uniformare, tutta l’attività delle cancellerie penali (sia della giudicante che della requirente), consentendo ai vari attori di condividere le informazioni necessarie alle rispettive attività e di aggiornare tempestivamente i dati. Il nuovo applicativo sarà, quindi, di supporto alla fase decisionale del Pm, della magistratura giudicante (Giudice delle Indagini Preliminari, Giudice del dibattimento di primo e secondo grado e del Tribunale del Riesame, Giudice di Pace), nonché alle attività del Giudice dell’Esecuzione e del Giudice del Tribunale e Ufficio di Sorveglianza. Il numero di utenti coinvolti è stimabile in circa 20mila persone; ma, affinchè un progetto di così ampia portata possa produrre gli effetti previsti, è necessaria una capillare azione formativa.
Ecco, quindi, il progetto di formazione per i referenti distrettuali e circondariali, elaborato dalla Scuola di Formazione del Personale dell'Amministrazione giudiziaria (Sede di Genova, referente Ada Borgatta), in collaborazione con la D.G.S.I.A. (referente il magistrato responsabile per l’area penale Domenico Pellegrini).
Quattro le fasi formative previste per arrivare alla piena attivazione dell’applicativo SICP (oltre, naturalmente, a un’attività di migrazione dei dati in tutti gli uffici giudiziari italiani):
1. fase di diffusione del sistema (con l’avvio di 2 poli sperimentali e di 2 poli di consolidamento dell’applicativo), con attività di formazione realizzata dalle ditte fornitrici del software;
2. formazione e specializzazione, a cura della DGSIA, di almeno 30 utenti (15 per le procure e 15 per i tribunali), che, a livello nazionale, rappresenteranno un punto di riferimento per i formatori distrettuali;
3. corsi di formazione per circa 700 referenti distrettuali e circondariali (individuati e segnalati dagli Uffici) tenuti nel capoluogo ligure, a cura della Scuola di Genova e in collaborazione con la DGSIA, per insegnare non solo il funzionamento dell’applicativo, ma anche tecniche di formazione;
4. fase di dissemination del progetto, durante la quale i referenti distrettuali precedentemente formati assumeranno, a loro volta, il ruolo di formatori per gli utenti finali nei propri uffici (attività svolta in collaborazione con le articolazioni territoriali dell’Ufficio Formazione del Ministero della Giustizia).
Un sistema di formazione “a cascata”, quindi, che prevede nella fase finale il coinvolgimento e la collaborazione tra diversi attori: i referenti nazionali, i formatori distrettuali, i referenti SICP distrettuali e circondariali (formati ad hoc), i CISIA (Coordinamenti Interdistrettuali Sistemi Informativi Automatizzati), i tecnici delle ditte che hanno fornito l’applicativo. Una responsabilizzazione diffusa, che mira ad accrescere le competenze e la professionalità di tutto il personale, per arrivare a un incremento globale dell’efficienza dell’attività giudiziaria.
Attualmente il progetto è giunto alla terza fase. “Sono già stati ultimati o sono in via di svolgimento i corsi per i seguenti distretti: Ancona, Bari, Bologna, Bolzano, Cagliari, Caltanissetta, Campobasso, Catania, Firenze, Genova, L’Aquila, Lecce, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Perugina, Salerno, Trento, Trieste, Venezia. Devono, invece, ancora essere formati i referenti circondariali dei distretti di Brescia, Catanzaro Potenza, Reggio Calabria, Roma, Sassari, Taranto – ci dice Mario Carlo Venturini, coordinatore della sede di Genova della Scuola di Formazione del Personale dell'Amministrazione giudiziaria -. In linea di massima, si provvederà al completamento entro la primavera del 2009. Quanto al distretto di Torino, che non è compreso nel progetto, si valuterà separatamente il da farsi, atteso che la situazione della rete informatica e del software già installato è molto particolare”.
“Sono 510 i partecipanti finora formati presso la Scuola genovese, su un totale previsto di circa 740 – aggiunge Venturini -. La scelta di far convergere qui tutta Italia è stata dettata dal fatto che, delle quattro sedi di scuola del Ministero della Giustizia (oltre a Genova, ci sono Salerno, Milano e Catania), solo la nostra dispone di diverse aule informatiche (4, per complessive 70 postazioni) e didattiche (due da 30 posti e un'aula magna da 100)”.
“Per quanto riguarda lo stato dell’arte della quarta fase, ovvero la diffusione a cascata sull'utenza finale, questa si sta sviluppando a macchia di leopardo, perchè l'iniziativa è a livello di distretto e, soprattutto, perchè è sempre a macchia di leopardo che si stanno diffondendo e rendendo funzionanti le necessarie sale server. A giorni partirà in esercizio effettivo il primo distretto, quello di Firenze, che ha ultimato anche la formazione a cascata. In via di ultimazione, anche i distretti di Bologna, Milano, Napoli, Bari, Genova. Tutti i distretti che hanno partecipato alla terza fase hanno comunque avviato la formazione dell’utenza finale”.
“Il progetto – conclude Venturini – è sembrato da subito molto ambizioso anche perchè, per essere realizzato, prevedeva necessariamente una forte sinergia tra la D.G.S.I.A. e l’Ufficio Formazione (Direzione Generale del Personale e della Formazione del Ministero della Giustizia) e, in particolare, tra le rispettive articolazioni territoriali. Una sfida, insomma, ma che andava affrontata, perchè questo modello di formazione garantisce, da un lato, un forte risparmio in termini di spesa rispetto all’affidamento in totale outsourcing a ditte esterne all’Amministrazione, dall’altro maggiore efficacia in termini di formazione/addestramento. Siamo convinti, infatti, che i tecnici possono trasmettere nozioni collegate al software, ma non approfondite e coniugate con la procedura penale come possono fare, invece, referenti/formatori/esercitatori interni al sistema”.