Grazie Presidente.
Colleghe e colleghi, la prima finanziaria del nuovo governo Berlusconi arriva oggi al suo epilogo. Un passaggio obbligato, dopo il provvedimento di bilancio approvato prima dell’estate con il più breve passaggio in Consiglio dei Ministri che sia mai stato registrato. Non solo il più breve ma anche decisamente il più brutto. Ed anche il più drastico in termini di tagli.
L’azione di risanamento dei conti pubblici svolta dal Governo Prodi avrebbe consentito a questo Governo di anticipare gli effetti della crisi finanziaria internazionale sull’economia reale prevedendo un intervento di riduzione delle tasse per i redditi da lavoro e da pensione. Un intervento che noi riteniamo necessario per sostenere il potere d’acquisto di decine di milioni di famiglie italiane.
Tremonti ha scelto diversamente.
La finanziaria Berlusconi si traduce oggi in atti concreti: tagli e riduzioni alle opportunità di sviluppo del Paese.
In Commissione affari esteri il gruppo del Partito Democratico ha votato contro la manovra economica e contro le scelte del Governo, presentando un documento alternativo.
A fronte di una riduzione del 22% nei trasferimenti ai Ministeri ed alle Pubbliche amministrazioni, le Direzioni generali per gli italiani all’estero e politiche migratorie, per la promozione culturale e per la cooperazione allo sviluppo hanno subito riduzioni che, su alcuni capitoli, vanno oltre il 60%. In alcuni casi si tratta dell’azzeramento delle dotazioni.
La Direzione generale italiani all'estero e politiche migratorie è particolarmente colpita con un taglio complessivo di 50 milioni di euro. Per citare solo alcuni esempi: il capitolo 3153, relativo ai contributi per gli enti gestori i corsi di lingua italiana nel mondo, passa da 34 milioni di euro a 14 milioni e 500 mila euro. Più che dimezzato. Il contributo per l'assistenza diretta ai connazionali indigenti, capitolo 3121, particolarmente importante per gli italiani residenti in America Latina, anche in assenza di altre forme di assistenza come l’assegno di solidarietà, passa da 28 milioni e 500 mila euro a 10 milioni e 777 mila euro. Una sottrazione di risorse che non ha eguali e che produrrà vittime. E via dicendo, per tanti altri capitoli. Con la prospettiva di un 2010 e 2011 ancora più duri.
Analoghi drastici tagli vengono operati anche per quanto riguarda gli organismi di rappresentanza degli italiani all'estero Comites e Cgie. Per i quali, in assenza di una proposta di riforma che abbia tempi certi, e che comunque a nostro avviso dovrebbe riguardare unicamente il Cgie, crediamo si debbano rispettare le scadenze elettorali previste dalla legge.
La gravità dei tagli è tale che rischia di compromettere la politica estera italiana. La Direzione generale per la promozione e la cooperazione culturale è decurtata di 92 milioni di euro mentre quella per la cooperazione allo sviluppo subisce un taglio complessivo di 479 milioni di euro.
Sui tagli abbiamo proposto una serie di emendamenti. Emendamenti che vanno anche oltre i tagli proponendo investimenti: in particolare verso i giovani – considerato che si celebrerà a dicembre la prima Conferenza mondiale dei giovani – con la previsione di un fondo per proseguire il lavoro fin qui svolto. Ed il museo delle migrazioni – importante momento di ricostruzione storica, ma anche di racconto del cammino comune con i migranti nel mondo.
Abbiamo presentato emendamenti che chiedono la modifica delle nuove norme restrittive sull’assegno sociale – che colpiscono gli immigrati e gli italiani all’estero, introducendo la condizione dei 10 anni di residenza continuativa. Crediamo che sia una norma ingiusta e continueremo a lavorare per modificarla.
Sulle detrazioni per carichi di famiglia abbiamo chiesto serietà. Gli ordini del giorno accolti dal Governo impegnano a trovare una soluzione per estenderle definitivamente.
C’era una volta un mondo, che non avremo più. La prima finanziaria del nuovo Governo Berlusconi cambierà per sempre il rapporto con gli italiani nel mondo. Per molti anni quel mondo era stato oggetto di attenzione bipartisan – quel tipo di attenzione, da parte delle istituzioni e della politica, che aveva posto al centro dei rapporti con le comunità italiane nel mondo l’investimento strategico, la valorizzazione del patrimonio rappresentato da tanti connazionali all’estero, un pacchetto di riforme condivise da realizzare. Per molti anni questa dimensione ha funzionato. Abbiamo costruito ambiziosi livelli di rappresentanza, inclusa la rappresentanza in Parlamento. Quando altri Paesi – europei ed extra-europei – iniziano a pensare a modelli di rappresentanza territoriale, come i Comites, internazionale come il Consiglio generale degli italiani all’estero, e Parlamentare, – quando questi livelli di rappresentanza sono pronti ad uno straordinario passaggio qualitativo, come con la Conferenza mondiale dei giovani – pensata, voluta, costruita, e finanziata nella trascorsa legislatura dal Governo prodi e dal CGIE, qualcuno vorrebbe “smantellarli”, senza riflettere sul futuro del rapporto con l’Italia fuori d’Italia.
Ecco, da oggi i fischi di Berna e le proteste di Rosario o Melbourne saranno un nuovo elemento nei rapporti con le comunità italiane nel mondo. Credo che sia doveroso per il Parlamento interrogarsi sul futuro di questo rapporto.
Grazie.