Elezioni negli Stati Uniti. On Gianni Farina (Pd): „Obama, il Presidente figlio di un migrante africano“
Le elezioni presidenziali americane sono sempre state un evento politico molto seguito dall’opinione pubblica internazionale. Quest’anno, però, c’è stato un protagonista che ha suscitato in Patria e nel Mondo una grande partecipazione di popolo. Barack Obama, figlio di un migrante nero arrivato negli Stati Uniti dal Kenia, è stato eletto Presidente dopo aver sconfitto nelle primarie del Partito Democratico una straordinaria Illary Clinton e ieri il Repubblicano John MacCain.
È merito di Walter Veltroni se in Italia abbiamo scoperto Obama prima di altri Paesi. Ricordo le lezioni di Veltroni su “Che cos’è la politica” di due anni fa tenute in molti teatri di città italiane. Barack Obama appariva nel video durante un comizio a Boston. Le sue parole toccavano le corde sensibli del nostro sistema emotivo. Con le sue storie di gente normale, che ha continuato a raccontare nel corso di tutta la campagna elettorale, ha conquistato l’America e il Mondo.
Gli Stati Uniti hanno scelto con Obama una personaggio nuovo per uscire dal “pantano” nel quale George W. Bush li ha fatti scivolare con una politica “muscolare” fondata unicamente sulle “persuasione” delle armi. Barack Obama invece ha mostrato agli americani un nuova frontiera, coinvolgendoli nel grande cambiamento, perché “insieme si può fare”.
Cambierà la politica degli Stati Uniti in Patria e nel Mondo. Ha promesso di riformare l’assistenza sanitaria, di assicurare più servizi nelle scuole e di sviluppare i biocarburanti e l’energia solare. In politica internazionale ha dichiarato il ritiro delle truppe dall’Iraq in sedici mesi. Insomma, vuole far voltare pagina agli Stati Uniti.
È una grande soddisfazione per me vedere il figlio di un migrante scalare così rapidamente la vetta del potere politico statunitense. In America ciò è possibile, perché il sogno degli americani resterà sempre: si può fare, tu puoi farcela.
Lo hanno sostenuto i cittadini lontani dalla politica che si sono iscritti per la prima volta nei registri elettorali. Lo ha sostenuto quel popolo silenzioso che ha deciso di riprendere in mano il destino dell’America. È una grande soddisfazione per me, perché la vittoria di Obama rivela che quel popolo che apparentemente è lontano dalla politica, dai giochi di palazzo, interviene e decide di dare un corso nuovo al proprio Paese.
Quel popolo lontano è anche il popolo migrante che vive a cavallo di più paesi e più culture. Obama ha scelto la cittadinanza Americana senza rinnegare le sua identità afro-americana; molti nostri connazionali hanno deciso di restare cittadini italiani. Questo popolo migrante apparentemente lontano dall’Italia due anni fa ha permesso al Governo Prodi di vincere le elezioni italiane (vittoria sciupata da una mentalità politica provinciale e settaria), quest’anno ha premiato ancora una volta il Partito democratico di Walter Veltroni.
I migranti guardano lontano, hanno orizzonti ampi e sanno sognare. Gli italiani all’estero amano l’Italia e sognano un Paese migliore di quello che viene oggi rappresentato dal Governo Berlusconi. Ecco perché la battaglia contro i tagli indiscriminati è giusta, perché un Paese va avanti solo se sa rinunciare alla politica cieca che gli impedisce di guardare al futuro. L’azzeramento – perché di ciò si tratta – dei finanziamenti per la lingua e la cultura italiana all’estero, è il segno di un Paese che non sa guardare al futuro. È il segno di una politica cieca. La nostra azione politica in Parlamento e nella società è una battaglia per impedire di fare ripiombare nel buio la comunità italiana all’estero.
Partito Democratico