Milano, un movimento orgogliosamente antifascista e antirazzista

In lotta per esistere e partecipare

di Andrea Bagni

Lo slogan «né di destra né di sinistra» qui a Milano non si è proprio sentito. Né si sono visti – almeno finora – studenti (o sedicenti tali) di formazioni di estrema destra infiltrarsi e tentare di strumentalizzare la protesta, come è avvenuto invece a Roma. «Noi abbiamo dei forti anticorpi», dice orgogliosa Natalia, del collettivo Nopasaran, «questo movimento è nel suo intimo antifascista e antirazzista ed è per questo che diamo tutta la nostra solidarietà ai compagni di Roma che stanno subendo in queste ore dei tentativi di strumentalizzazione». Quando il corteo giunge a piazzale Loreto, Natalia prende il megafono: «Proprio in questo quartiere che spesso viene criminalizzato per la presenza degli immigrati», urla, «noi vogliamo ricordare il carattere antifascista e antirazzista del nostro movimento. NO alle classi ponte! Abba vive!». Abba è Abdul Guibre, il ragazzo di colore ucciso per un pacco di biscotti al grido di «sporco negro!» (ma per il giudice non c’è l’aggravante razzista) proprio qui a Milano un mese e mezzo fa. E viene ricordato più volte durante il lunghissimo corteo – lungo soprattutto quanto a durata – che è partito stamattina spontaneamente da varie sedi universitarie e scolastiche dopo la notizia dell’approvazione del decreto Gelmini in Senato e ha attraversato al città, sciogliendosi solo nel pomeriggio. Intorno alle 14 gli studenti si sono diretti alla stazione di Lambrate dove hanno bloccato i treni per una mezz’ora. Poi si sono nuovamente mossi in corteo, diretti verso il centro. Giunti sotto la scuola elementare Tito Speri il corteo si è fermato e ha iniziato a intonare lo slogan «noi lottiamo pure per voi», salutando bambini e maestre che si erano affacciati alle finestre. Altro momento di solidarietà, quando il corteo incontra un lavoratore di colore che si ferma e saluta i manifestanti: applausi e slogan antirazzisti.
Non hanno alcuna intenzione di fermarsi, gli studenti, nonostante le leggi contestate – la legge 133 e il decreto Gelmini – siano già state approvate. E domani, mentre a Roma si terrà la manifestazione nazionale indetta dai sindacati del settore scuola, qui a Milano ci sarà un corteo che si annuncia imponente: gli studenti universitari partiranno dalle sedi delle loro facoltà per poi unirsi a quelli delle scuole superiori e ai lavoratori in sciopero.
La propaganda di regime, per delegittimare la protesta, dice che gli studenti sanno solo dire no, che sono conservatori e vogliono mantenere lo status quo. Niente di più falso. Il movimento da sempre unisce alla protesta l’elaborazione di proposte alternative, un modo diverso di intendere la scuola, l’università e la società in generale. Proposte che diventano anche slogan: «I soldi per la scuola li devono trovare tagliando la spesa militare». Per esempio. (Micromega)

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