Nel corso della nostra vita ci capita di andare incontro a eventi che non si possono evitare.
Nella prima meta’ del secolo scorso i nostri padri e i nostri nonni hanno conosciuto due guerre mondiali e due regimi dittatoriali che volevano imporre a tutto il mondo, a qualsiasi costo, la loro ideologia. E’ stato un periodo tragico, pieno di lutti e privazioni, ma poi e’ seguito un periodo di circa 60 anni di relativa calma e prosperita’, dominato dalla crescita delle democrazie e sfociato nella definitiva sconfitta dell’ideologia comunista. Nello stesso periodo, in campo economico-finanziario, e’ stato il capitalismo e il liberismo dei mercati, guidati dal modello americano, ad aprire ovunque la strada ad uno sviluppo costante e quasi senza confini. E’ stato quindi cosi’ che tutti (i potenti del mondo) hanno finito con l’adagiarsi nel relativo benessere generato credendo davvero che potesse essere definitivo.
Ma, come sempre accade nella storia del mondo, le conquiste non sono mai definitive. Anche senza le guerre c’e’ sempre la degenerazione del tempo e la corruzione dei contemporanei a rompere gli equilibri, a penetrare, corrompere, seppellire, talvolta per sempre, le provvisorie conquiste. Cio’ e’ successo anche a molte di quelle che una volta furono fulgide civilta’.
Questi cambiamenti impiegano spesso molto tempo a “caricarsi”. Sono come l’elastico, che carica l’energia lentamente nello spazio e nel tempo per poi rilasciarla con estrema violenza in un tempo rapidissimo. Sono come i terremoti: tutti sanno che ci saranno, ma nessuno si muove; poi la terra comincia a tremare, e tutti si mettono a correre in totale affanno nella ricerca della salvezza.
Eppure per chi e’ attento questi cambiamenti non arrivano di sorpresa.
Anche l’anno scorso, a meta’ anno circa, quando le prime avvisaglie dello tsunami finanziario si fecero sentire, pochi pensaro seriamente ad intervenire, convinti che il mercato avrebbe come sempre provveduto ad autoregolarsi. Invece cio’ non e’ avvenuto e si e’ entrati in recessione perche’ gli elastici delle bolle immobiliari, finanziarie ed energetiche, a livello globale, sono scattati pressoche’ contemporaneamente, dando origine ad un momento storico di rilevanza epocale alla fine del quale nulla potra’ piu’ essere come prima.
Ma un cambiamento epocale di tale portata, che modifichera’ in modo significativo gli equilibri di tutte le economie e le modalita’ di svolgimento delle operazioni finanziarie e commerciali non potra’ non avere importanti riflessi anche nel campo della politica e delle amministrazioni degli Stati. C’e’ un altro terremoto che sta per arrivare, ma in questo caso non sara’ un terremoto geofisico, stavolta sara’ un terremoto geo-politico.
E’ lo tsunami causato dalla crisi finanziaria, che e’ gia’ partito. L’onda lunga sta viaggiando quasi invisibile finche’ e’ in mare aperto, ma diventera’ gigantesca e inarrestabile massa distruttiva non appena arrivera’ a destinazione.
I primi ad avvertirlo sono stati gli americani, che stanno per eleggere il nuovo presidente, e lo fanno in piena consapevolezza che il cambiamento e’ necessario, e il momento per farlo e’ questo. Lo dicono entrambi i candidati presidenziali, ma la maggioranza dei favori e dei pronostici va’ naturalmente a quello che si presenta come l’elemento di maggior rottura con il passato.
Dopo il terremoto della finanza lo tsunami della politica dunque?
Sembra proprio di si. Saranno gli elettori americani a dircelo con il loro voto. E se vincera’ Obama sara’ un cambiamento epocale non soltanto perche’ sara’ il primo presidente ad avere la pelle quasi nera, ma perche’ portera’ nella guida del paese tutti quei cambiamenti che gli Stati Uniti necessitano per recuperare almeno in parte il perduto prestigio e splendore.
Barack Obama in pochi anni ha sbaragliato tutti i suoi avversari non solo con la sua bravura di oratore, ma anche con una proposta semplice e irresistibile insieme: la politica della concretezza, dell'onesta' e dell'attenzione verso l’industriosa popolazione che chiede giustizia e opportunita' per tutti.
Anche in Italia l’onda dello tsunami sta per arrivare, ma in Italia non c'e' ancora niente di tutto quello che si sta muovendo negli USA.
L’Italia e’ ancora ipnotizzata dalle promesse elettorali dei professionisti della comunicazione alla corte di Berlusconi, che perpetuano la politica delle illusioni con provvedimenti superficiali assolutamente inefficaci nel rilancio della economia. E quando la recessione globale mordera’ piu’ forte, allora lo tsunami della politica colpira’ in pieno anche noi, e non basteranno piu’ le chiacchiere degli imbonitori televisivi organizzati a calmare le ire della gente disperata. E non potra’ bastare nemmeno il gioviale buonismo del bravo ma evanescente Veltroni.
Sara’ quello il momento della politica nuova, della politica seria, quella che si preoccupa davvero di fare gli interessi dei cittadini onesti e lavoratori.
C’e’ un solo partito in Italia che si sta attrezzando seriamente in questa direzione, e’ il Partito degli Italiani all’estero, un partito che insieme alla soluzione delle principali problematiche che gravano sul paese si preoccupa innanzitutto di avviare un serio risanamento della politica dagli sprechi e dagli abusi.
Questo partito e’ il Partito degli Italiani all’estero, l’unico che mette nel proprio Statuto il:
CODICE ETICO DEL POLITICO:
Ogni rappresentante del partito, sia a livello dirigenziale che al momento della sua candidatura ad una carica elettiva, deve fare giuramento, e in seguito sempre attenersi, a questa scala di interessi:
1. (al primo posto) curare gli interessi prevalenti dei cittadini che rappresenta
2. (al secondo posto) curare gli interessi del partito a cui appartiene
3. (al terzo e ultimo posto) curare i propri interessi di personaggio politico
Il Partito degli Italiani all’estero e’ anche l’unico che puo’ vedere le problematiche globali a 360 gradi, perche’ e’ l’unico che ha occhi e orecchie in tutto il mondo.
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Dallas, Texas