CONOSCERE LA LEGGE 133/2008 PER DIFENDERE L’UNIVERSITA’ PUBBLICA

“La storia umana diventa sempre di più una gara tra la cultura e la catastrofe”
H.G. Wells

Cercherò di essere il più breve e comprensivo possibile, ben sapendo che in ogni caso vi saranno
molte cose di cui scrivere, sperando che tutti abbiano il tempo e la pazienza di leggere quanto
riportato sotto, e trovino la spinta per informarsi ed informare quanta più gente possibile intorno a
se, perché si tratta di salvare l’università, una cultura di qualità per tutti coloro che desiderano
riceverla.
Più che una legge, è un enorme calderone all’interno del quale è stato gettato di tutto, ogni
argomento con una qualche valenza di tipo economico.
Il testo della legge potete trovarla a questo indirizzo [http://web.camera.it/parlam/leggi/08133l.htm],
pubblicata sul sito web della Camera dei Deputati del Parlamento Italiano.
Basti pensare che questa legge ha chiamato in causa le seguenti commissioni
– Commissione V BILANCIO E TESORO e VI FINANZE
– COMITATO PER LA LEGISLAZIONE
– Commissione I AFFARI COSTITUZIONALI
– Commissione II GIUSTIZIA
– Commissione III AFFARI ESTERI
– Commissione IV DIFESA
– Commissione VII CULTURA
– Commissione VIII AMBIENTE
– Commissione IX TRASPORTI
– Commissione X ATTIVITA’ PRODUTTIVE
– Commissione XI LAVORO
– Commissione XII AFFARI SOCIALI
– Commissione XIIIAGRICOLTURA
– Commissione XIV POLITICHE UNIONE EUROPEA
– COMMISSIONE PARLAMENTARE PER LE QUESTIONI REGIONALI
L’iter parlamentare di questa maxi legge ha avuto inizio con la prima lettura alla Camera dei
Deputati il 2 LUGLIO, per concludersi con l’approvazione il 6 AGOSTO 2008, e passare al Senato.
Un mese di discussione, due o tre giorni per settimana, nel completo silenzio dei media nel periodo
di minima attenzione dell’opinione pubblica, in vacanza, ferie…
Arriviamo a discutere cosa questa legge decreta al riguardo dell’università pubblica.
TAGLIO DELLE RISORSE ECONOMICHE
DESTINATE ALL’UNIVERSITA’PUBBLICA
E’ stata decisa da questa legge il taglio dei fondi destinati all’università pubblica (FFO – fondo per il
finanziamento ordinario delle università) nella seguente maniera.
Riduzione di:
– 63.5 milioni di euro per l’anno 2009
– 190 milioni di euro per l’anno 2010
– 316 milioni di euro per l’anno 2011
– 417 milioni di euro per l’anno 2012
– 455 milioni di euro a decorrere dell’anno 2013
per un totale di 1441.5 milioni di euro almeno fino al 2013.
TRASFORMAZIONE DELLE UNIVERSITA’ PUBBLICHE
IN “FONDAZIONI DI DIRITTO PRIVATO”
Per sopperire all’improvviso ammanco dei finanziamenti pubblici, lo stato consente alle università
di trasformarsi in fondazioni di diritto privato..
Questo passo sancirebbe la morte di un’istruzione pubblica per tutti, consentendo alle fondazioni
universitarie di decidere l’entità delle tasse per gli studenti, ed andando a ledere il fondamentale
diritto allo studio univesitario, tutelato dalla Costituzione Italiana attraverso l’articolo 33, che recita:
Art. 33.
L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.
La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e
gradi.
Attualmente la legge difatti sancisce che nell’anno solare, il gettito delle tasse degli studenti non
deve superare il 20% dell’importo del finanziamento ordinario dello Stato (FFO), cosa che di fatto
pone un tetto massimo alle tasse che si possono far pagare ad uno studente.
Con il passaggio a fondazione l’università potrà (e vista la mancanza di fondi, dovrà) chiedere
qualunque cifra agli studenti, senza dover rispondere a nessun tetto prefissato.
Una retta universitaria da 10000 euro potrebbe essere uno standard per il prossimo anno
accademico.
Raggiungeremmo uno standard tipo college americano, dove o si vince una borsa di studio per
meriti sportivi, o si è abbastanza ricchi da poter far fronte ad una richiesta economica di tale portata.
Con l'entrata in vigore della legge 133/2008 si è andati a ledere questo principio costituzionali,
garantendo il diritto allo studio ed ad una formazione di qualità solamente a chi può far
affidamento su una grande capacità economica, andando a ledere il principio costituzionale di
eguaglianza e pari dignità tra i cittadini decretata dall’articolo 3
Art. 3.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di
sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di
fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e
l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del
Paese.
Al contempo assisteremo alla definitiva violazione dell’articolo 9, che recita
Art. 9.
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica […]
vista la sostanziale impossibilità delle università di mantenere una gestione pubblica a seguito dei
tagli economici e di personale docente, di ricerca e tecnico – amministrativo subiti.
Oltre a questo vi sono implicazioni riguardanti i poteri economici.
Le università potranno “trovarsi uno sponsor” che li finanzi. Inutile dire gli effetti devastanti che
avrebbe un controllo economico di questo tipo sulla ricerca in tutti i vari settori universitari.
La ricerca verrebbe condotta secondo le direttive impartite dalle società finanziatrici, in base alla
redditività a livello economico!
TURN OVER (articolo 66)
La stessa legge ha imposto una drastica riduzione del personale universitario alle facoltà stesse, che
si trovano costrette improvvisamente a mandare obbligatoriamente in pensione chi ha maturato i
requisiti necessari, o altrimenti licenziare parte del proprio organico.
Logica vorrebbe una sostituzione nelle posizioni didattiche per mantenere l’offerta d’insegnamento.
La legge 133 impone invece un turn over bloccato al 20%, ovvero un nuovo assunto ogni
cinque pensionamenti o licenziamenti.
Come pensiamo di mantenere una didattica di buon livello in questa maniera?
Riassumendo:
– Le facoltà devono ridurre gli organici entro i termini imposti dalla legge, licenziando o
pensionando forzatamente
– Si può procedere all’assunzione ogni 5 pensionamenti e/o licenziamenti
Matematicamente qualcosa non torna. Si rinuncia a personale docente, chiedendo ai ricercatori di
mantenere il ruolo di insegnanti, mantenendo la stessa retribuzione e lavorando fuori dai compiti
stabiliti dal loro contratto (che prevede 60 ore di ricerca, e nessun obbligo all’insegnamento).
Con questa situazione, l’unica soluzione sarebbe sopprimere corsi d’insegnamento, fino a giungere
addirittura alla cancellazione dei corsi di laurea meno frequentati o considerati di minor interesse.
In questo rapido excursus informativo sono stati citati solamente i problemi più grossi a cui questa
legge condurrebbe, ma basta leggere con attenzione il testo della legge, o informarsi con chi già lo
ha fatto prima di noi perché vi si dischiudano gli abissi entro cui verrà gettata l’università se tutto
questo viene approvato in parlamento.
L’università da pubblica diventerebbe un privilegio per i pochi che potrebbero permettersi
rette universitarie altissime, mentre il livello qualitativo dell’insegnamento pubblico
crollerebbe a picco per la mancanza di docenti e la soppressione di esami, nonché
probabilmente anche di corsi di laurea meno frequentati o considerati “di minore rilievo”.
Si sta cercando di distruggere la nostra cultura ed obbligando le università a svendersi a
privati per sopravvivere, senza poi garantire un livello di istruzione accettabile.
DIFENDIAMO L’UNIVERSITA’
PUBBLICA
DALLA LEGGE 133/2008

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy: