di Daniela Binello
In questo articolo, seguendo lo schema proposto da Jens Siegert, politologo e direttore a Mosca della sede russa dell’Heinrich Böll Stiftung, forniamo un’analisi delle principali associazioni giovanili russe emergenti poiché potrebbero rappresentare, nel divenire politico della Russia, l’unica alternativa all’egemonia del governo Putin. L’attivismo politico giovanile delle molodjoshnije organisazii è stato stimolato soprattutto dall’instabilità sociale che ha caratterizzato la Russia negli ultimi anni. La riforma dell’assistenza sociale del 2004, soprannominata con ironia Tariffa zero, ha convertito la maggior parte dei contributi statali per il sociale in pagamenti in contanti, ma ha portato prima in piazza i pensionati (la fascia sociale maggiormente penalizzata dalla riforma) e poi i giovani, che hanno trasformato la loro protesta da sociale a politica. Nel gennaio 2005 il governo è infatti stato costretto dal grande consenso riscosso dai movimenti di disubbidienza civile di massa a stanziare ulteriori otto miliardi di dollari per la previdenza sociale. Putin, però, si è reso immediatamente conto del pericolo che i movimenti giovanili rappresentano per il suo governo e attraverso mirate operazioni di sabotaggio sta cercando di neutralizzare gli effetti della protesta politica dei giovani russi. I motivi che spingono i giovani verso l’impegno politico non sono sempre legati all’esigenza di una giustizia sociale. Il fascino esercitato da alcuni movimenti è spesso di tipo messianico, soprattutto quando si parla di gruppi organizzati di estrema destra, che attraggono in particolar modo i giovani che guardano alla politica come a un’avventura, a una fuga dalla triste realtà delle periferie. Le brigate giovanili aggregano e incoraggiano all’autostima, anche attraverso la violenza e la prevaricazione sugli altri. Un esempio sono le spedizioni punitive nei confronti degli immigrati e dei russi di etnia diversa dalla slava. (si tratta perciò di episodi di un nuovo razzismo in Russia). Siegert nel suo dossier Demokratie in Russland, pubblicato nel 2005 sulla rivista Russland Analysen, suddivide i movimenti politici giovanili in Russia in quattro categorie ideologiche: i radicali di sinistra e le organizzazioni di sinistra; i liberali, che si ispirano ai modelli di democrazia occidentale; i radicali di destra dei gruppi nazionalisti e, infine, i gruppi finanziati e sponsorizzati dal governo leali al presidente Putin.
Radicali di sinistra e organizzazioni di sinistra
I gruppi della sinistra radicale sono formati da membri giovanissimi. Ad eccezione delle organizzazioni anarchiche e del Partito nazional – bolschevico dello scrittore Eduard Limonov, i gruppi giovanili dell’estrema sinistra sono rimasti a lungo nell’ombra. A seguito delle riforme del sistema sociale i partiti della sinistra estrema hanno ottenuto più consensi scendendo in piazza tra la metà del 2004 e l’inizio del 2005. I primi a protestare per l’abbattimento dello stato sociale in Russia sono stati piccoli gruppi di trotzkisti e di anarchici, riuniti nel gruppo Fronte della sinistra giovanile, capeggiato da Ilya Ponomarev, sotto la cui egida hanno unito nel 2004 le loro forze l’Unione dei giovani comunisti, SKM, una frazione del Partito comunista russo; l’Avanguardia della gioventù rossa, AKM, organizzazione del Partito Russia dei lavoratori, di Victor Anpilov, fondata nel 2000; la Lega dei giovani comunisti rivoluzionari, i Bolschevichi; Resistenza socialista e l’Unione dei giovani comunisti rivoluzionari. Il Fronte ha organizzato manifestazioni di protesta contro la guerra in Iraq, in Cecenia e in Palestina; uno sciopero della fame contro la riforma sociale del 2004 e una marcia contro il neocapitalismo russo. Il Fronte poteva contare lo scorso anno solo su seicento attivisti in tutto il vasto territorio russo, anche perché per lungo tempo è stato proibito ai militanti provenienti dalle fila dell’ex PCUS di costituirsi in sezioni politiche e, quindi, alla sinistra è mancato l’humus per poter formare una nuova classe politica. Tra gli altri gruppi della sinistra radicale troviamo Za rodinu, Per la patria, creato da Oleg Bondarenko, e che è il partito che più si è opposto, all’interno del Fronte, all’azione congiunta con i movimenti di protesta della destra moderata. Il movimento di Bondarenko si caratterizza per l’originalità dell’azione politica, per l’utilizzo di una simbologia raffinata da intellettuali, rara tra i movimenti giovanili di oggi in tutta l’Europa (non solo in Russia). Za rodinu organizza serate di lettura e auspica un ritorno alle riunioni di circoli intellettuali dove, come nella Francia del ’68, non si discuta solo di azione politica, ma di filosofia e di cultura. Il gruppo rappresenta la nuova intelligencija russa di sinistra ed è attivo politicamente contro i soprusi e le angherie tra i bassi ranghi militari e contro l’arricchimento degli oligarchi. Lotta poi per uno stato sociale più democratico e per un’educazione non condizionata dalla politica. “Lo Stato deve occuparsi dei giovani, degli anziani e dei militari. Queste sono i tre pilastri dello stato sociale”, ha recentemente dichiarato Bondarenko. All’interno del fronte della sinistra ci sono, quindi, molte divisioni ideologiche, ma dal 2005 il gruppo dei Nazional – bolschevichi (PNB) ne rappresenta la corrente prevalente. Fondato nel 1993 da Eduard Limonov insieme al filosofo Aleksand Dugin, che ha lasciato molto presto il partito, e ai musicisti rock Yegor Letov e Sergei Kurikhin, il PNB ha come rappresentante principale Alexandr Averin. Siegert classifica il PNB come la forma “russificata” del nazionalsocialismo degli anni Venti. Altri, tra cui il giornalista Victor Yasmann, l’assimilano ai potenti movimenti giovanili serbo e ucraino. Il movimento, a cui non è stato riconosciuto lo status di partito, è una sintesi tra la sinistra estrema, l’anarchia e il nazionalismo (o patriottismo, a seconda dei punti di vista). La caratterista principale del PNB non è il sostrato ideologico, ma la strategia dell’azione diretta non violenta, come il lancio di uova contro gli esponenti del governo, in particolar modo durante le visite ufficiali dei politici stranieri, i picchetti e l’occupazione di edifici pubblici.Ma dal 2001 il PNB ha abbandonato la lotta radicale dei no-global per focalizzare la sua azione solo sull’opposizione interna. Un anno fa 39 attivisti del PNB hanno protestato nella sala d’attesa dell’ufficio presidenziale per la “libertà democratica” e il rilascio di tutti i prigionieri politici: tutti partecipanti sono stati arrestati e dovranno scontare una pena di quindici anni. Nel 2001 lo stesso Limonov è stato arrestato dai Servizi federali per la sicurezza (FSB, ex KGB) e ha scontato una pena di due anni e mezzo con l’accusa di terrorismo per aver fornito armi alle etnie russe del Kazakhstan. Inoltre, in meno di cinque anni più di centro membri del PNB sono stati arrestati e quarantasette di loro si trovano ancora in prigione. Il PNB, così come l’Avanguardia della gioventù rossa, rappresenta un modo per molti giovani di sinistra, tagliati fuori dalla vita politica per ragioni economiche o perché si ribellano in modo violento all’attuale establishment politico russo, per potere esercitare l’azione politica anche al di fuori dei canali istituzionali.
I movimenti liberali
I movimenti liberali s’ispirano al gruppo giovanile Chmara, Basta, che in Georgia è stato decisivo per gli esiti della rivoluzione del 2003, ed a Pora, Ora, e Znayu, So, che in Ucraina sono stati tra i protagonisti della rivoluzione arancione, analogamente al movimento Otpor, Resistenza, in Serbia, a Zubr in Bielorussia, a Kelkel e Birge! in Kirgizistan. I movimenti liberali hanno avuto un processo di unificazione più semplice rispetto alla compagine di sinistra, molto frammentata ideologicamente. All’inizio del 2005 è stato costituito tra gli studenti universitari di San Pietroburgo il gruppo Iduschtshije bez Putina, Coloro che vanno senza Putin, fondato da Michail Obosov. Insieme all’organizzazione giovanile del Partito Jabloko, attivo fin dalla nascita, nel 1994, nel partito di destra moderata e di altre piccole organizzazioni liberali meno importanti come il Gruppo giovanile della destra liberale, SPB, Nostra scelta è confluito nel marzo dello stesso anno nell’organizzazione Oborona, Difesa. Oborona, a differenza del Fronte della sinistra giovanile, conta oltre duemila iscritti. Inizialmente, ma per un breve periodo erano state organizzate manifestazioni insieme alla sinistra. Poi divisioni ideologiche e di strategia non hanno più permesso azioni congiunte tra i due gruppi. Il progetto Oborona ha avuto come leader carismatico Ilya Yashin, militante nel partito Jabloko e uscito dalla coalizione dopo neanche un anno di permanenza. In poco tempo Oborona si è diffuso a macchia sul territorio russo con filiali nelle principali città, tra cui Mosca, San Pietroburgo, Murmansk, Barnaul, Voronesh, Perm, Nishnij, Novgorod. Il simbolo del movimento, un pugno chiuso nero, è stato utilizzato anche dal gruppo serbo Otpor e trae l’ispirazione dal simbolo degli antifascisti degli anni ‘30 in Italia. Le due più grandi manifestazioni di protesta di Oborona sono state il picchetto davanti al tribunale incaricato di giudicare Michail Chodorkovskij e il corteo antigovernativo che ha sfilato nell’aprile 2005 a Mosca, dove cento manifestanti si sono riuniti in centro sfilando con slogan come “Basta Putin!” “Basta burocrazia!”, “Basta propaganda!” e “Basta censura!”. Insieme ad Oborona ha partecipato alla manifestazione per chiedere la liberazione dell’imprenditore coinvolto nel caso Yukos il movimento Da, Sì (uno degli slogan della rivoluzione arancione), guidato dalla figlia dell’ex primo ministro Yegor Gaydar. Altri movimenti liberali sono Ja Dumaju, JaD, Io penso, sorto a Mosca nell’università privata per l’Economia e il Management, e Alternativa verde con sede a Voronesch, nella Russia del sud. Quella dei gruppi legati a Oborona dovrebbe essere una protesta non violenta, secondo le dichiarazioni espresse nella prima Conferenza dei giovani democratici del marzo 2005, che ha preceduto la manifestazione di Mosca dell’aprile 2005. Ma il 13 aprile 2005 l’FSB (Servizi federali per la sicurezza) ha bloccato l’uscita dell’edizione russa, curata dagli attivisti di Oborona, del libro scritto dal politologo americano Gene Sharp From dictatorship to democracy. Il libro di Sharp è una trattato d’azione politica non violenta ed è stato il testo fondamentale per la preparazione delle rivoluzioni in Jugoslavia, Georgia e Ucraina. I “senza Putin”, come li ha definiti il giornalista Lothar Deeg, chiedono insistentemente, sia a destra che a sinistra, la libertà d’espressione, d’opinione e la libertà di stampa (e dunque la fine della censura). Senza questi presupposti la politica dei giovani russi resterà un’illusione, un giocattolo nelle mani di Putin, che ne disporrà a suo piacimento per dimostrare come non può esistere opposizione al suo governo. E dunque i “figli della perestrojka”, come li ha chiamati la giornalista Svetlana Illarionova, si trovano adesso davanti a un’importante sfida che influenzerà il destino del loro paese: prendere finalmente in mano il futuro della Russia, evitando di cadere nelle trappole che saranno tese con grande astuzia.
Strumenti della politica transatlantica: Unione Europea versus Russia?
Dobbiamo purtroppo constatare che l’Unione Europea dei 27, a cui la Russia non appartiene, è attualmente poco più di un’espressione geografica tra la Russia e il Mediterraneo: ma rasenta la nullità sul piano geopolitico. Dal punto di vista geostrategico, invece, l’Unione Europea costituisce la testa di ponte degli Stati Uniti da lanciare sulla massa euro-afroasiatica. L’Europa è irrilevante perché ancora, a distanza di oltre sessant’anni, non si è emancipata dai suoi liberators. E’, in altre parole, irrilevante perché ancora non è libera di prendere in estrema autonomia le proprie decisioni. Il futuro ci dirà, però, quando le tensioni geopolitiche in seno all’Europa riemergeranno, come e quando la vocazione continentale dell’Europa avrà la meglio sulle scelte, ora marcatamente occidentali del nuovo corso franco-tedesco. Allo stato attuale, comunque, possiamo ritenere che la nuova alleanza franco-tedesca (occidentalista e transatlantica) rappresenterà sul piano economico e finanziario un poderoso concorrente della nuova Europa orientale, costituita da quello che i russi definiscono “il proprio estero vicino”. La concorrenza riguarderà, in particolare, due problemi strutturali dell’Unione Europea: la questione energetica e il rapporto con la Russia. “E’ uno scandalo – lamenta il filosofo francese André Glucksmann – che un’Europa nata proprio sull’energia, con la Comunità del carbone e dell’acciaio, vada a trattare con Putin in ordine sparso, senza coordinamento e, quindi, senza peso negoziale”. La voracità tedesca e il neoatlantismo di Sarkozy saranno molto probabilmente utilizzati, nell’ambito della strategia globale statunitense, proprio contro l’integrazione europea e il dialogo eurorusso. In particolare, con l’arrivo all’Eliseo di Nicolas Sarkozy, la nuova Francia neoatlantica e neocon diventa un asso insperato nelle mani del Dipartimento di Stato nordamericano. La separazione geopolitica dell’Europa dalla Russia e dal Mediterraneo, e la sua inclusione in un blocco occidentale egemonizzato dagli Usa, è la strategia perseguita da Washington fin dagli ultimi anni del secondo conflitto mondiale (ai fini della sua egemonia su scala globale). Le due speciali relationship saranno, dunque, funzionali alla nuova dottrina di contenimento ‘dell’Orso russo’, come hanno già ravvisato il presidente Putin e il ministro agli esteri Lavrov nei discorsi pronunciati, rispettivamente, alla 43ma Conferenza sulla sicurezza (10 febbraio 2007) e alla XV Assemblea del Consiglio per la politica estera e la difesa (17 marzo 2007). All’epoca del cosiddetto duopolio russo-americano (1945-1989), l’attuale blocco occidentale si autodefiniva “mondo libero” e il conflitto ideologico, basato sull’antagonismo “democrazia/comunismo”, nascondeva le tensioni tra la talassocrazia americana e l’Unione Sovietica per il controllo del continente eurasiatico e del Mediterraneo. Oggi il conflitto ideologico è invece più sfumato e meno riconoscibile, essendo basato principalmente sui temi del rispetto dei diritti umani, sulla mancanza della libertà di stampa, sulla reiterata accusa di derive autoritarie e oligarchiche lanciata – ma sempre con estrema prudenza – verso i vertici del Cremlino. (laici.it)
(articolo tratto dal sito web di informazione e cultura www.diario21.net)