I MERCATI FINANZIARI SONO ALLO SBANDO
DI CHI E’ LA COLPA? E CHI PAGHERA’ ALLA FINE?
Se una pensionata va in banca a comprare qualche buono del Tesoro, prima di aprire un dossier titoli deve compilare un bel po’ di scartoffie e sottoporsi ad un esamino da parte del funzionario, atto a stabilire il suo “profilo di rischio”.
Dopo i casi Cirio e Parmalat è d’obbligo l’assoluta correttezza. Se i funzionari dell’ufficio titoli vogliono impiegare i soldi della banca in operazioni ad alto rischio/alto rendimento sui mercati over the counter (ndr, non regolamentati) o addirittura comprare dei credit default swaps ( cioe’ scommettere che, ad esempio, il Tesoro italiano fara’ bancarotta), lo possono fare. Anzi, lo hanno fatto largamente per anni, soprattutto all’estero.
In Italia, essendo gli “investitori istituzionali” relativamente poco numerosi, lo si è fatto un po’ di meno: ecco perche’, secondo gli esperti, il ciclone finanziario dovrebbe risparmiarci. A dirlo sono gli stessi esperti che fino a ieri l’altro auspicavano una presenza assai piu’ massiccia di banche d’affari e fondi di investimento, gli institutionals appunto, i soli in grado di dare al nostro mercato dei capitali spessore e stabilita’, indispensabili tra l’altro per un sano sviluppo del terzo pilastro pensionistico.
Adesso col senno di poi sia gli operatori che le autorita’ di controllo parlano di “errori di valutazione del rischio”. Lo ha detto anche Alessandro Profumo, amministratore delegato di Unicredit, quando domerica scorsa ha messo in cantiere un aumento di capitale da tre miliardi per recuperare un po’ di liquido.
Tutto qui? Negli USA l’alta dirigenza delle banche d’affari salvate dal Governo è stata congedata con premi di milioni di dollari, come da contratto di assunzione. Il perche’ è semplice: non hanno commesso illeciti, non ci sono state truffe grossolane come nei casi Enron o Parmalat. E la sottovalutazione del rischio, specie se si tratta di un comportamento comune, non è un illecito. La colpa è del sistema dei controlli, dicono gli addetti ai lavori, ormai del tutto inadeguati.
“E’ la regolamentazione finanziaria che va cambiata” – dice Gregorio De Felice, presidente AIAF (Associazione italiana analisti finanziari). “Come è possibile che la Security and Exchange Commission (la Consob statunitense) abbia accettato di buon grado l’incremento abnorme della leva finanziaria delle societa’ che doveva controllare, arrivata fino a 40 volte il rapporto tra debito e capitale? “.
Sconcertante, afferma De Felice, è anche l’enorme discrezionalita’ con cui la FED ha deciso i suoi interventi: l’AIG è stata salvata con un’iniezione diretta di 85 miliardi di dollari, la Lehman Brothers è stata sacrificata, mentre la Bearn Stearns è stata data su un piatto d’argento alla J. P. Morgan. Dove è finita la fede yankee nel libero mercato, ora che il Governo ha salvato Fannie Mae e Freddie Mac nazionalizzandole?
La crisi statunitense è innanzitutto una profonda crisi di valori, scoppiata con il caso Enron e mai risolta: a cosa è servita – si chiedono in molti – la severissima e complicata legge Sarbanes Oxley, varata di gran carriera dopo lo scandalo? Non è servita a nulla, anzi peggio, dice Jonathan Macey (Yale Law School). Intervenendo al convegno di fine settembre della Fondazione Courmayeur, Macey ha sparato a zero tra gli applausi della platea: la FED e soprattutto la SEC operano ormai sotto l’influenza di potentissime lobbies, mentre le societa’ di revisione, come quelle di rating, sono “captive” dei loro committenti, perche’ sono questi ultimi che pagano per essere giudicati.
L’etica puritana negli affari, i timori di possibili danni reputazionali appartengono ad un tempo che fu, quando a regolare il mercato non c’erano le moltitudini di authority, di norme, di adempimenti costosissimi che troviamo ora. Ora solo i grossi attori riescono a muoversi, e di fatto dettano legge: ecco il punto. Al G8 di meta’ novembre i potenti della Terra cercheranno di riscrivere le regole del capitalismo di mercato, ormai sfuggito di mano. La proposta di istituire un fondo di emergenza europeo per le banche in crisi è stata bocciata dall’Ecofin di lunedi’ scorso: tocchera’ quindi al Tesoro di ciascun paese rimediare ai propri crack domestici.
Ed eccola li’, la nostra pensionata con i BOT: gira gira, è sempre da lei che si ritorna.