La crisi della Giustizia in generale, e della nostra professione in particolare, rende non ulteriormente procrastinabile una riforma della professione forense.
Di fronte ad uno Stato che ha imposto ed impone adempimenti sempre più asfissianti e l'inasprimento della pressione fiscale e previdenziale, tale situazione non può più essere tollerata.
Ci sono a Roma circa 25.000 liberi professionisti forensi ( Avvocati e Praticanti abilitati ).
I metodi per regolare l'iscrizione all'Albo, finora utilizzati, si sono rivelati inutili palliativi e hanno generato iniquità peggiori e controlli velleitari.
L'attuale sistema è figlio della celeberrima norma nata come transitoria, resa di fatto permanente e tutt'ora in vigore: l'art. 1 D. Lgs. Lgt. 7.9.1944 n. 215 che recita “è temporaneamente sospesa l'applicazione delle norme concernenti la limitazione del numero dei posti da conferire annualmente per l'iscrizione o per trasferimenti negli albi dei procuratori”. Così venne abrogato l'art. 19 R.D.L. 27.11.1933 n. 1578.
Sono iscritti attualmente alla Cassa di Previdenza e Assistenza Forense 141.816 colleghe e colleghi.
Nel recente intervento al CNF, riunito a Genova, come riportato da vari organi di stampa, il Presidente Prof. Avv. Guido Alpa, ha riferito che gli avvocati in Francia sono 44.000, in Inghilterra 117.000, in Italia oltre 200.000, auspicando l'opportunità, attraverso interventi legislativi, la cancellazione di 50.000 avvocati.
Nel solo Ordine di Roma in un decennio abbiamo avuto questi incrementi: avvocati cassazionisti anno 1998: 3.380; anno 2008: 5.052; avvocati anno 1998: 7.757; anno 2008: 15.872 ( totale attuale 20.924 ).
Nel contempo nel corso di questi anni la concorrenza di talune professioni (commercialisti, notai, periti tecnici) ha eroso vasti campi di lavoro dell'avvocato, anche per precise volontà e responsabilità politiche e di potenti interessi economici, che hanno determinato l'approvazione di normative “eliminavvocato” (conciliazioni stragiudiziali senza difensori, disciplina c.d. Indennizzo diretto ed altro).
La crescita esponenziale degli iscritti all'Albo e la contestuale diminuzione dell'attività lavorativa ha colpito e colpisce i redditi dei professionisti forensi polverizzandoli in una logica concorrenziale al ribasso, deontologicamente devastante, ulteriormente favorita dalle norme liberalizzatrici delle tariffe contenute nel non ancora abrogato Decreto Bersani.
E' ora di reagire per il nostro avvenire! E sopratutto i giovani devono reagire!
Mi rifiuto di pensare e farò di tutto per impedire che l'avvenire degli attuali giovani avvocati consista nel perfezionarsi solo nella redazione di ricorsi avverso sanzioni amministrative da presentare dopo ore di fila avanti ad un ufficio!
Il clima culturale e politico in Europa e in Italia sta cambiando rapidamente. I miti ideologici e le forze politiche che hanno sostenuto prima la liberalizzazione estrema dell'economia e poi la bizzarra equiparazione tra impresa e professione intellettuale, sono in rotta.
Il Parlamento europeo in data 5.4.2001 ha adottato una significativa risoluzione sulla legittimità delle tariffe per i liberi professionisti e del loro ruolo nella società per la quale “ le regole che sono necessarie, nel contesto specifico di ciascuna professione, per assicurare l'imparzialità, la competenza, l'integrità e la responsabilità dei membri della professione stessa… non sono considerate restrizioni del gioco della concorrenza…”.
Proprio per dare alla concorrenza un ruolo fortemente ridimensionato nelle istituzioni europee si sono impegnate e si stanno impegnando le classi dirigenti di molte nazioni europee, dalla Francia di Sarkozy all'Italia di Tremonti.
In sintesi può essere affermato che l'attuale assetto politico, culturale e normativo europeo, non è pregiudizialmente ostile ad una battaglia politica tesa ad una riqualificazione selettiva dell'accesso agli Albi.
Occorre intraprendere e sostenere una battaglia di riforma che favorisca i giovani capaci e meritevoli e le loro legittime ambizioni professionali.
Nel momento in cui l'attuale Governo si appresta a varare una riforma della Giustizia, l'Avvocatura deve concordare al suo interno proposte di riforma condivise. Ho promosso la costituzione di un comitato di studio che, entro 60 giorni, con la collaborazione di personalità politiche, predisporrà una proposta di legge, da inviare al Ministro della Giustizia, per riformare l'accesso alla professione e garantire per gli avvocati l'esercizio esclusivo dell'assistenza e consulenza, anche stragiudiziale. A tal fine metto a disposizione il sito www.agifor.it e l'indirizzo email diritto@studiolegalecarlotesta.it per raccogliere le vostre risposte nonché ulteriori vostre osservazioni.