L’INDIFFERENZA, PRESUNTA O TALE, DEL MINISTRO BRUNETTA

E’ risaputo dalla notte dei tempi che si è liberi di lamentarsi quanto si vuole della pubblica amministrazione rimanendo però inascoltati; ciò su cui si sorvola, invece, è che una cosa è discuterne, altra è vivere sulla propria pelle il fatto di non cavare un ragno dal buco pur avendo tutte le sacrosante ragioni di questo mondo.
Porre in discussione la differenza che passa tra chi si può permettere un legale e chi, potendoselo solo sognare, oltre al danno – sia economico, sia morale, sia esistenziale per come viene trattato – deve subire anche l’umiliazione della beffa, sarebbe una sfrontatezza.
Un’inconfutabile realtà che non deve aver minimamente sfiorato il ministro Renato Brunetta, dal quale ci si sarebbe aspettata, entrato in possesso di tutti gli elementi utili e indispensabili per poter intervenire in tal senso, un’efficace presa di posizione contro ogni genere di abuso, di sopruso, di arbitrio da parte di chiunque, nell’ambito della pubblica amministrazione, si sia fatto e continui a farsi forte del suo ruolo per avere la meglio su un inerme cittadino che, non avendo i mezzi per potersi difendere dalla prevaricazione dell’uomo sull’uomo, pur con una Costituzione che rigetta simili comportamenti, diventa oggetto di discriminazione in un’Italia che non è più quella di Mussolini.
Si è tratto, quindi, che per il ministro Brunetta Poste italiane è libera di violare macroscopicamente la “Carta della qualità” dei prodotti postali che ha tra gli obiettivi principali quello di “stabilire un rapporto di fiducia con la clientela, basato su un’informazione semplice, comprensibile e su impegni precisi”, “Carta della qualità” dei prodotti postali ritenuta “un vero e proprio contratto” che Poste italiane ha stipulato con i clienti “impegnandosi concretamente”.
Così come si è preso atto che il ministro Brunetta deve ritenere altrettanto libera Poste italiane di non osservare un regolamento da essa stessa stilato che garantisce di risolvere le controversie “con regole semplici e trasparenti”, lasciandola agire indisturbata e consentendole di fatto di frodare, doppiamente, il cliente.
Poste italiane che, deve avere anche minimizzato il ministro Brunetta, può anche permettersi di ritenere carta straccia le raccomandazioni della Commissione Europea e che, avvalendosi della legge antidemocratica del più forte, non riconosce a suo carico alcun genere di violazione pur se inconfutabile.
Nulla, proprio nulla che abbia scosso il ministro Brunetta, neppure il comportamento del Direttore Generale per la Regolamentazione del Settore Postale, Ministero delle Telecomunicazioni, il quale ha prima finto di interessarsi ad abusi, violazioni, soprusi, eccetera, ma poi se ne è lavato e rilavato le mani lasciando cadere tutto nel vuoto a scapito di un utente già danneggiato e offeso da Poste italiane in tutti i sensi.
Ministro Brunetta che non ha rilevato alcunché di riprovevole di fronte alle precipue responsabilità della Direzione Communication di Poste italiane che, prendendosi oltremodo gioco dall’alto del suo scranno – a ben 17 mesi e mezzo di distanza da quando è stata chiamata in causa da un’associazione dei consumatori altrettanto colpevole – di un cliente già vessato, anziché dare delle risposte esaustive come avrebbe dovuto, ha cambiato le carte in tavola, giungendo addirittura a falsificare la ragione del contendere.
Evidentemente, a meno di non aver frainteso, per il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione è sufficiente affermare:”intanto non si può illudere la gente” e che:”è poco serio giocare con la vita delle persone”.

P.S. Per contattare l’autore: Silvano STRAZZA – Casella postale n. 1141 – 16121 Genova Centro

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