Se io fossi Di Girolamo mi appellerei all’ articolo 48 !
Aldila’ delle costituzionalita’ da tutti professata della legge sul voto all’ estero, io resto del parere che la suddetta sia in conflitto con l’ articolo 48. Nel 2001 fu modificato tra l’ altro anche l’ articolo 48 ma semplicemente sulle modalita’ del voto e non sulla sua essenza. Mi spiego l’ articolo recita ancora che il voto e’ libero ed uguale. Quando si parla di voto ovviamente si parla di voto attivo e passivo. Su questo tema se ne parlato poco o niente da chi vuole prendere le difese di questa legge, la quale continua a fare acqua da tutte le parti. Se e’ ammesso per un residente all’ estero candidarsi ( vota passivo ) anche in Madre Patria perche’ non viceversa ? Nessuno proibira’ per esempio L’On. Guglielmo Picchi a candidarsi o essere candidato a primo cittadino di Firenze Qualcuno ci dia dei chiarimenti.Che lo faccia lo stesso Padre del voto. Lo facciano gli eletti all’ estero. Lo faccia il singolo cittadino all’ estero. Il caso Di Girolamo e’ venuto alla luce perche’ qualcuno direttamente interessato l’ha denunciato. L’anomalia invece giace altrove. Se la legge prevedeva la candidatura dei soli residenti all’ estero come mai accanto alle liste presentate mancava la residenza e la durata della stessa dei candidati ? Un mancato deterrente questo, che secondo me avrebbe frenato “imbroglioni “ come il Di Girolamo a prendere iniziative “peccaminose” . Oggi la Giunta alle Elezioni presieduta da Follini dovra’ dichiararsi definitivamente sul caso. Che il verdetto sia di colpevolezza o innocenza ha poca importanza. La legge andrebbe rivista e modificata su molti aspetti iniziando sull’ egualita’ del voto