Rovine e rinascite dell’arte in Italia

Si parte dai primi provvedimenti ottocenteschi, per arrivare ad una riflessione sul concetto di tutela ai giorni nostri, quanto mai attuale dopo le restituzioni di opere da musei stranieri e i numerosi ritrovamenti di reperti trafugati, oltre alle importanti iniziative di restauro per la conservazione del patrimonio.
È attraverso sessanta opere, provenienti dai maggiori musei italiani e stranieri, che vengono illustrate le conquiste e i progressi compiuti nel nostro paese in difesa del patrimonio artistico ricordando, quindi, il primo provvedimento organico di tutela: la Legge 20.6.1909, n. 364, dove si riconoscono i principi tuttora in vigore nell’attuale legislazione, e cioè il Testo Unico D. Lgs. 490/99 approvato dal Consiglio dei Ministri il 22.10.1999. Uno dei punti fondamentali della legge del 1909 è il riconoscimento del prevalente interesse pubblico delle opere d’arte e d’antichità, enucleando i principi dell’inalienabilità per le cose appartenenti allo Stato e agli Enti pubblici insieme al divieto di esportazione, qualora questa costituisca un danno per la Storia e l’Arte della Nazione. Principi, poi, ribaditi dalla Costituzione. Infatti, nel 1948 l’importanza della tutela, e insieme ad essa della promozione e della conoscenza del paesaggio e del patrimonio storico artistico, fu dettata dall’art. 9 della Costituzione repubblicana. A livello europeo, invece, una serie di convenzioni internazionali suggerivano norme per la protezione dei beni culturali in caso di conflitti armati. Ai regolamenti si affiancò, nel secondo Novecento, una significativa presa di coscienza da parte della collettività, scaturita sull’onda emozionale della ricostruzione, dei restauri e dei recuperi dei beni trafugati durante la Guerra. In seguito, episodi come la straordinaria impresa degli “angeli del fango”, accorsi da tutto il mondo per salvare i tesori di Firenze inondata dall’alluvione del 1966, hanno contribuito a scrivere importanti pagine della storia della tutela. Tra le opere esposte si annoverano numerosi capolavori, come l’Arringatore dal Museo Archeologico di Firenze, alcuni frammenti delle metope di Selinunte da Palermo, le statue di filosofi dal Gruppo della “galleria dei sapienti” del giardino Ludovisi provenienti dalla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen e dall’ambasciata Usa di Roma, il rilievo con la Nascita di Bacco da Budapest, l’Hestia Giustiniani dalla collezione Torlonia, la bellissima Niobe della Villa dei Quintili, per la prima volta esposta accanto alla sua testa identificata di recente in Polonia.

L’esposizione si articola in sei sezioni. La prima, “Alle origini della tutela”, costituisce una sorta di prologo storico: dal Medioevo all’Ottocento preunitario si assite ad un mutevole atteggiamento nei confronti dell’antico. Distruzioni, razzie, dispersioni, ma anche uso consapevole del bene pubblico. Un esempio in tal senso è costituito dai frammenti delle metope di Selinunte che non poterono essere trasportati al British Museum proprio in virtù delle leggi preunitarie.

La seconda sezione, intitolata “L’unita’ d’Italia e l’educazione nazionale”, si sofferma sull’ultimo trentennio dell’Ottocento, periodo in cui fu notevole l’impegno dello Stato italiano nell’acquistare opere d’arte, acquisire terreni per avviare estese campagne di scavo, organizzare musei. Uno sguardo particolare, in questa sezione, è rivolto a Roma, capitale e crocevia di nuovi modelli di tutela e di antichi costumi antiquari. Tra le sculture esposte in questa sezione, la riunificazione di un gruppo di statue di filosofi e di sapienti, dal Seicento esposti insieme nel giardino dei Boncompagni Ludovisi. Dopo la vendita allo Stato della collezione nel 1901, quattro di essi rimasero nella proprietà – oggi sede dell’ambasciata U.S.A. a Roma – mentre il quinto componente del gruppo fu venduto a Copenaghen tramite il mercato antiquario. “Il progresso del Novecento” è il titolo della terza sezione dedicata alle leggi di tutela del 1902, 1909 e 1939 e agli sforzi compiuti dal Governo italiano per far prevalere l’interesse pubblico, esercitando, dove possibile, il diritto di prelazione ancora oggi noto come vincolo di tutela. Tra gli esempi, la splendida Hestia Giustiniani, prestito del principe Torlonia e l’Atena Ilias da Pratica di Mare, esposta per la prima volta dopo un attento restauro, e un’eccezionale scultura in terracotta rinvenuta nel 2003 presso il lago del Fucino, scelta come immagine della mostra. Nella quarta sezione, intitolata “La propaganda fascista e la guerra”, sono esposte opere che rappresentano alcuni aspetti dell’epoca, come gli scavi di Ostia antica in previsione dell’Esposizione Universale del 1942 e le mostre a scopo propagandistico (statua delle dea Roma). Nella stessa sezione, poi, si illustra la distruzione prodotta dalla Seconda Guerra Mondiale con spoliazioni, razzie, vendite illegali, ma anche con l’attività di chi rischiò la vita per proteggerle o recuperarle (Apollo bronzeo di Pompei). Alla fine della sezione era prevista l’esposizione della Venere di Cirene, simbolo della disponibilità dell’Italia a restituire le opere di cui si è impossessata illegalmente nelle colonie, poi consegnata alla Libia il 30 agosto di quest’anno. La quinta sezione, “L’evoluzione dei principi di tutela” , si focalizza sugli anni della ricostruzione fino ad arrivare agli anni Ottanta. In questi decenni si è assistito al recupero delle opere in vario modo danneggiate dalla guerra e all’introduzione di nuovi, innovativi principi, fra cui il valore di civiltà dei beni culturali che, come tali, devono essere trasmessi alle generazioni future. Fra le opere da segnalare, il recente abbinamento della statua acefala di Niobe, rinvenuta nel 2005 alla Villa dei Quintili sulla via Appia Antica, con la sua testa ritrovata ed esportata nel Settecento e ora identificata in Polonia. Altro tema affrontato in questa sezione quello delle grandi calamità, come terremoti e alluvioni, che hanno visto lo sforzo comune fra istituzioni, associazioni e collettività per la tutela delle opere d’arte. In mostra il gigantesco leone di Val Vidone, vittima dell’alluvione di Firenze del 1966, e il quattrocentesco Vesperbild, recuperato tra le macerie del Duomo di Gemona dopo il terremoto del 1976.Infine, nell’ultima sezione “Controtendenze: la tutela oggi”, uno sguardo al futuro. Il nuovo millennio si è aperto con accordi di collaborazione fra istituzioni italiane ed estere al fine di combattere il mercato clandestino delle opere d’arte e di offrire possibilità di prestiti a lungo termine fra musei di diversi paesi. Un esempio per tutti: i quattro frammenti del rilevo con il mito di Efesto di cui due appartengono al Museo archeologico di Ostia antica e altri due agli Staatliche Museen di Berlino, ma concessi in comodato al mueso ostiense per poter ammirare l’opera nella sua completezza. Chiude la mostra uno dei recenti recuperi del Nucleo per la tutela del patrimonio archeologico dei Carabinieri, mentre a corredo della mostra titoli di giornali e foto d’epoca (tratte dalla fototeca storica dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte) dimostrano l’orgoglio e la sensibilità nazionali verso i temi della tutela del paesaggio e del patrimonio culturale italiano.Il catalogo bilingue, edito da Electa, è una guida alla mostra. Seguendo le singole sezioni, tutte le opere sono accompagnate da una scheda scientifica che ne illustra la storia, rispetto all’evoluzione dei principi di tutela.

Data Inizio: 02/10/2008
Data Fine: 15/02/2009
Costo del biglietto: 11,00 euro (Il biglietto consente l’accesso anche alle aree del Palatino e del Foro romano)
Prenotazione: Facoltativa
Città: Roma
Luogo: Colosseo
Indirizzo: ingresso sul lato verso il Colle Oppio, fornice 30
Provincia: Roma
Regione: Lazio
Orario: Inaugurazione: 2 ottobre ore 18.00
aperture:
8.30 – 18.30 dal 3 ottobre al 27 ottobre
8.30 – 16.30 dal 28 ottobre al 15 febbraio
Chiuso 1 gennaio, 25 dicembre.
Telefono: 06.39967700

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