Il sapere autobiografico e le storie di vita
La pedagogia narrativa e autobiografica (o della memoria retro-introspettiva) e l’insegnamento dialogico sono gli strumenti didattici ed educativi migliori per affrontare le problematiche preadolescenziali ed adolescenziali in cui gli insegnanti si trovano sempre coinvolti. La pedagogia della memoria e la didattica retrospettiva, inerente la propria autobiografia, è uno strumento ottimale anche per riconoscere il disagio nascosto in classe, e pur non essendo psicologia, questo strumento ha in parte la pretesa di cercare di sviscerare i problemi per metterli in discussione o comunque portarli alla coscienza. Ho approfondito anche a livello teorico gli argomenti inerenti il metodo autobiografico anche a livello di produzioni scritte.
Infatti il sapere autobiografico ha una sua costruzione. Il sapere autobiografico, anche a livello scolastico, indica un modo di essere più che un’azione ed è modellato su conoscenze stabilite e cumulabili, con caratteristiche di centrazione e gerarchizzazione, quale intreccio fattuale e normativo che coinvolge, crea e utilizza simultaneamente sistemi di concettualizzazioni e di valori, tramite la possibilità di riscoprire con un lavoro di metacognizione, origini e radici esperienziali delle personali conoscenze e parti delle identità cognitive. La riflessione epistemologica sul proprio operato e studio, basata sul paradigma della complessità, valorizza e scopre il rapporto con il sapere costruito all’interno del progetto di laboratorio autobiografico, modellato su seduzioni e relazioni reali, appartenenti alla trama vitale ed al contesto pratico, quale sapere costruito, prodotto dall’esperienza con le cose e dalla relazione con noi stessi. La svolta epistemologica prevede la visione del sapere come un tutto che integra sistemi e livelli di conoscenza prima ritenuti delimitati da una metodologia parcellizzante e ipersemplificante. L’autobiografia quale metodo e percorso di conoscenza e di pratica attiva, trans o metadisciplinare, attraversa e unisce tutti i campi del sapere che hanno come punto focale il vivente e come trama organizzatrice la totalità autoorganizzantesi. La biografia è un processo ontogenetico e sociogenetico proprio del percorso evolutivo di un soggetto e della sua narrazione e diviene modello e non metodo. Un modello alternativo e concreto di conoscenza, di ricerca e formazione, perché non esiste un modello senza una dinamica epistemologica portatrice di una irriducibile complessità, specie relativa alla ricerca relativa alle storie di vita.
L’autoformazione è tecnologia alternativa del dominio educativo, così come il metodo dell’intervista biografica è alternativa metodologica propria della ricerca sociale. La svolta epistemologica del modello autobiografico è passaggio dalla fiducia onnipotentistica dell’individuo tecnologico in concezione lineare, cumulativa e evolutivista. La formazione deve consistere in un saper fare. La logica della produzione si accorda male al legame della riflessione retrospettiva, quale autobiografia in quanto forma di conoscenza di sapere in senso non solo legittimo, ma anzi privilegiato. La categoria dell’autobiografico non è riducibile all’ideologia della formazione e nemmeno a pura e semplice metodologia, ma possibile istanza trans-formativa e motivazionale. Il processo di formazione tramite il metodo autobiografico diventa presa di coscienza per attivare un empowerment che scaturisce dalla scoperta di avere una tradizione, una storia, un’identità. L’epistemologia della critica in autobiografia, della comprensione e della riflessività è antidoto alla tecnologizzazione della formazione, quale pre-requisito per ogni forma di cambiamento istituzionale, anche in ricerca e in formazione, fino ad assumere connotati di dissidenza. Una importante istanza trans-formativa riscontrabile nel metodo autobiografico consiste nella ricerca di senso e significato, come la ricerca del bene, dell’identità, della conoscenza che diventano saggezza intesa come arte del vivere.
Il percorso autobiografico attraversa plurimi significati, connotati di senso, simbolismi e trame che ogni storia di vita presenta, con sensi, emozioni, rimandi diversi oltre l’uso didascalico e pleonastico delle accezioni, con nessi profondi anche nella stasi, nei silenzi, nei non detti, in tutte le note marginali della nostra esistenza. Il pensiero narrativo interpreta la storia di vita come testo presente da decodificare, quale essere altro rispetto alla vita in sé e per sé, nella questione del significato aperto a potenziali de-costruzioni e ricostruzioni. Il circolo ermeneutico con la sua infinita e costitutiva ricorsività non è solo rappresentazione dell’esistenza, ma permette un discorso narrativo che costituisce e inventa la vita. Il modello autobiografico consiste in una pratica euristica che si esplica in pensiero narrativo e discorsivo, caratterizzato da intenzionalità, sensibilità al contesto, ragionamento analogico/metaforico, in un globale processo di costruzione di senso, quale concezione ultima dell’educare.