COMPETENZE ANALITICHE NELLA FORMAZIONE

L’ascolto rappresenta la competenza principale di un buon educatore. Plutarco scrisse l’opera “De recta actione audiendi” (l’arte dell’ascolto) dal momento che era appunto sacerdote del tempio di Delfi, famoso anche a Roma. La metafora del tempio di Delfi e dell’oracolo introduce la modalità di interrogazione clinica, in questo caso, circa la pratica professionale. Il tempo e lo spazio rappresentano cornici e contesti in cui vengono svolte le operazioni semeiotiche e semantiche comunicative e relazionali. Le dimensioni di temporalità e spazialità promuovono l’apprendimento scandito da tempi spendibili in determinati spazi.
All’interno del setting in clinica della formazione, oggetto dell'esplorazione sono state in particolar modo le relazioni con la propria esperienza e anche con le esperienze raccontate dagli altri partecipanti.
E' stato usato il metodo clinico, ovvero da Kliné, kliniKé, il ripiegarsi
sul letto del paziente interrogando l'esperienza che il corpo ha delle
malattie e capendo da alcuni segni quali sono i fenomeni significativi,
utilizzandoli come indicazioni che permettono di risalire ad una sindrome e
ascoltando il racconto, l'anamnesi del paziente. In questo modo la
percezione del paziente diventa linguaggio e il linguaggio diventa
strumento di percezione per il medico.
Ci si è esercitati così nel verbalizzare ed esprimere le proprie esperienze
e nel saper risalire alle prassi dai racconti delle esperienze altrui,
perfezionandoci nel saper ascoltare chi ci ascolta.

Le scelte metodologiche

Nel setting sussistono alcune scelte metodologiche e regole che sottendono il modello clinico e pedagogico in sviluppo delle competenze cliniche nelle professioni formative ed educative.
1. Intransitività: i docenti hanno il compito non di erogare sapere, ma di
facilitare le scoperte dei partecipanti effettuate attraverso
l'esplorazionedell'esperienza. Il percorso di esplorazione di pratica/prassi/esperienza professionale ha il compito di indurre e facilitare la scoperta. Nel setting non transitano pacchetti di sapere ma lo scopo consiste nel facilitare l’esplorazione, l’indagine la ricerca.
2. Referenzialità: il percorso è articolato in una serie di compiti fasi e consegne indagini e comunicazioni esperienziali da
raggiungere, con un filo rosso che lega la pratica esperienziale. Ogni fase ha il suo oggetto di riferimento in una successione e scansione di tappe in un percorso preciso che non concede spazio all’improvvisazione alla contingenza, ma alla consequenzialità.
3. Oggettivazione: oggetto di indagine sono i processi formativi e non i
formatori. L’esperienza relazionata attraverso i gruppi di persone all’interno del setting addiviene ad obiettivazioni, aggregazioni di significato con produzioni di testi, resoconti e narrazioni al fine di comunicare ed osservare con attenzione interrogante la prassi.
La clinica della formazione non interessa il formatore in quanto soggetto clinico con eventuali disturbi di personalità e comportamento, ma le tattiche della sua esperienza nella trasmissione dei saperi.

4.Avalutatività o modalità segmentale: l'ascolto clinico è non giudicante, occorre l’impegno totale di avalutatività nel non esprimere giudizi di valore sui testi prodotti, per permettere ai partecipanti di non arroccarsi in posizione difensiva e di chiusura.

5. Franchezza: essendo la comunicazione aperta, si ha l'opportunità di
guardare alla propria esperienza anche attraverso il riverbero che ha negli
altri formatori.
Non si formulano dunque giudizi di valore, consentendo di pensare ad una personale pratica di formazione per comunicare liberamente ed in maniera aperta all’interno di un lavoro di gruppo di pari, senza differenze di tipo gerarchico, per apprendere dall’esperienza, dal momento apicale dell’aggruppamento.

Dal gruppo di 30 persone sono stati istituiti 3 gruppi di lavoro di 10
persone, composti da formatori, educatori, insegnanti, psicologi,
coordinatori didattici.
I gruppi, una volta creatisi, hanno avuto una serie di compiti:
le fasi consequenziali del setting di clinica della formazione sono caratterizzate da escursioni esplorative, vale a dire DEISSI, termine per indicare una zona della personale,individuale e soggettiva esperienza.

1) Deissi interna ( o anafora), vale a dire un indice puntato verso la
nostra esperienza individuale
Ogni partecipante ha individuato un'esperienza di formazione efficace ed
una inefficace, indicando le emozioni, le strategie del processo formativo,
i motivi dell'efficacia e inefficacia, e proponendo una metafora e un
titolo per l'esperienza.

Interessante è l'uso della metafora, veicolo fondamentale per
l'apprendimento già per Aristotele, e il titolo, che al contempo
attribuisce un campo di significato e dichiara il vertice osservativo dal
quale si produce l'attribuzione di significato. Dai titoli dati si può
apprendere, con l'ascolto clinico, a risalire al significato della scelta.
Spesso le esperienze inefficaci si sono avute con le prime esperienze,
subendo influenze esterne, riproducendo modelli non sentiti propri, usando
metodi tradizionali di lezione.
Le esperienze efficaci, al contrario, spesso hanno coinciso con
ribaltamenti nelle metodologie, nei punti di vista, nel rendere
protagonisti i partecipanti, uscendo dalla turris eburnea del sapere
cristallizato.
Esiste un forte nesso tra l'arcipelago delle azioni inefficaci e delle
azioni efficaci, quasi sembra che le azioni efficaci siano debitrici delle
azioni inefficaci, e comunque è sempre presente il concetto di rischio.
Nell’attività del setting riveste una grande importanza il valore e principio dell’ascolto nella comunicazione e relazione reciproca. Nel pretesto comunicativo del contesto si avverte l’inversione dal modello alla pratica. Il primo movimento di deissi anaforica è orientato verso la pratica professionale nell’ambito di un’azione efficace svolta all’interno della professione. Ooccorre trafilare l’esperienza oggettivata e segnalata, non attraverso operazioni di scrittura ma appunto di semeiotica.
Attraverso l’impostazione di una griglia con funzione deittica di orientamento e guida si ottengono gli esiti dello scandaglio clinico, usati per fare emergere dallo spessore dell’esperienza soggettiva, alcuni elementi educativi frutto di una pratica scandagliata, espressa, partecipata e condivisa.
Lo sguardo di analisi relativo alle esperienze interne alla pratica professionale risulta essere un ulteriore contatto nella percezione delle correlazioni significative all’interno della pratica stessa.
Quanto l’efficacia è debitrice all’inefficacia della nostra esperienza?
Quanto la sperimentazione ha segnalato le zone di maggior attenzione e di rischio per capire quali punti di forza o debolezza e vincoli e zone franche di confine abbiamo attraversato?
2) Deissi esterna (o catafora, demostratio ad oculos), vale a dire l'indice
della tensione interrogante è verso l'esterno, usando la trama di un film
(Il sapore dell'acqua, del regista olandese Christopher Seunge, vincitore
del Leone d'Oro a Venezia nel 1982).
Il film è molto denso di significati, con largo uso di analogie e metafore.
E' mostrato in un campo percettivo comune a tutti, ma ciò nonostante
ognuno, spinto dai propri punti di riferimento, ha seguito diverse chiavi
di lettura e alla fine, ha visto film diversi.
L'analisi ha preso in considerazione sequenze e personaggi significativi,
analizzando le dinamiche comportamentali e delle azioni formative,
immedesimandosi in un personaggio a scelta del film e definendo
comportamenti alternativi, e trovando una metafora o un titolo
rappresentativi del film.

Il film, tra l'altro, ha messo in luce alcune riflessioni sul rischio del
formatore di volere essere onnipotente , e vale pertanto un richiamo all'
umiltà. L’utilizzo della sequenza filmica consente l’impiego di un’altra forma espressiva, cioè la trama narrativa, perché il film preso in esame consente di intravedere trame di vicende umane in cui emergono
• Fasi
• Momenti
• Passaggi
Indicati come educativamente formativi. Infatti non esiste alcuna vicenda umana senza momenti educativi anche impliciti.
Il film va visto in ciò e per ciò che provoca nei soggetti partecipanti al setting per il potere della costruzione deittica sulle persone come spettatori, con il tramite di una PRO-VOCAZIONE. Dunque il film consiste in un pretesto analitico, un oggetto di indagine complesso, con oggettivazioni di significato, perché pro-voca una dimensione analogica all’esperienza di educatori.
Si attua deissi esterna nell’indicare l’opera di selezione e prelevamento, entrando in un sistema di orientamento. Il film pretesto narrativo, rappresenta un sistema deittico o di indicazione, perché “insegna”, da insignari, ossia mostrare la strada, lasciare segno, concludendo con gesti deittici, ostensivi, perché il film esercita sugli spettatori una pressione deittica, orientando
• Attenzione
• Valutazione
• Giudizio
Subiamo una sorta di costrizione, una seduzione come spettatori.
Nel setting si è decostruito il film in oggetto e ne si è filata la trama secondo propri punti di attenzione, sottesi ad un vertice educativo, indicando sequenze e personaggi più significativi sul piano
-Semantico
-Simbolico
-Metaforico

Occorre dichiarare il vertice osservativo, il punto di analisi, di osservazione da cui è prodotto il significato.
Il linguaggio passa dal locutore a ciò di cui si tratta e dall’ascoltatore, dall’oggetto, verso il locutore
In questo passaggio consta l’ascolto clinico
• Dal locutore all’oggetto
• Da ciò di cui il locutore parla verso il locutore stesso

L’ascolto risulta fluttuante e basculante perché cambia direzione e può produrre attribuzione di significato e valore di immagine.
3) Deissi interna (o epifora/epistrofe), vale a dire l'indice è voltato
verso un'esperienza individuale aggiuntiva, che si ricorda volentieri o
malvolentieri e in cui noi siamo gli allievi.

Qui si ha una decelerazione dei tempi di lavoro, per dar spazio alla
rammemorazione, in contrapposizione all'accelerazione dell'esercizio
precedente, che rappresentava il pressing al compimento di performance.
Il Professor Franza ha ricordato l'importanza della temporalizzazione fra le
leve agite dai formatori per guidare dispositivi e setting nel tempo
dell'apprendimento.

Anche nel caso dell'epifora, una griglia di lettura ha guidato a cosa si è
imparato, alle emozioni provate, allle strategie comportamentali che si
sarebbero usate al posto del mentore o formatore, proponendo infine una
metafora e un titolo.
Spesso nei lavori dei partecipanti si è osservato che si ricordano
malvolentieri le manifestazioni di potere del docente inteso in quanto
dominio, e volentieri i momenti in cui il docente o mentore ha saputo
valorizzare il discente, agendo talvolta il meccanismo del rispecchiamento
tra giovane discepolo e vecchio mentore.
Epifora significa portare in aggiunta; l’epistrofe è una figura retorica che si realizza ripetendo una stessa parola alla fine della frase per effetto di demarcazione. L’epifora appunto richiede di demarcare, di soffermarsi di rammemorare la propria esperienza personale, guardando indietro, rivolgendosi al passato, portando in aggiunta nuova esperienza a ciò che è già stato praticato. Significa fare memoria, radicarsi, soffermandosi sul tempo passato nel percorso educativo e formativo, attraverso le seguenti pratiche
• Rammemorare
• Rievocare
• Ricordare

Tramite la DIS-CORDIA e la CON_CORDIA, sciogliendo i conflitti interni ed esterni si ricorda, ossia si riporta al cuore. Nelle civiltà antiche il cuore era sede di ricordi e pensieri; solo in età moderna con la psicanalisi la mente verrà ovviamente deputata a tali funzioni

La scansione temporale nelle attività educative

Le regole, le procedure, le azioni sono nel tempo non nel vuoto, che è riempito invece con intrecci temporali e spaziali, normati da regole e norme. Il tempo è legge imprescindibile dei formatori per guidare i dispositivi all’interno del setting, che prevede momenti di accelerazione o decelerazione
Il termine orologio significa in latino ora lego, ossia legare insieme le preghiere, tenendo unite per regola e cadenza tutte le attività tra una preghiera e l’altra all’interno di uno dei più importanti setting e dispositivi pedagogici del mondo occidentale: i CENOBI, le ABAZIE. In queste sedi la misura del tempo avveniva attraverso la materia in movimento, mentre l’orologio meccanico fu inventato nell’anno 1000 dal frate Guglielmo d’Aurillac, istituendo così il tempo astratto non più misurato dalla sabbia che scorre o dall’ombra che passa. Con l’orologio meccanico si stabilisce l’unità Temporale, diversa a seconda delle classi sociali. L’invenzione dell’orologio ha consentito alle società industriali di fare del tempo una gabbia psicologica. I custodi del templio sono i guardiani del tempo, possiedono così una vera unità economica. Il potere si esercita tramite la scansione e la distribuzione e concessione del tempo. Oggi occorre modificare, articolare il tempo attraverso dispositivi educativi e formativi, come all’interno dei setting analitici.

4) Deissi simbolico-proiettiva o fantasmatica (o diafora), vale a dire
l'indice è rivolto a ciò che non è presente, al campo immaginario
dell'artista, pittore o attore, che presentifica una realtà che non è
presente, ma che si inserisce nel nostro campo percettivo. Diafora
significa guardare attraverso i simboli per cercare di vedere qualche altra
cosa, più nascosta.
La percezione è dunque l'esito tra ciò che l'oggetto mostra e ciò che
lascia nell'osservatore.
E' richiesto di disegnare individualmente il mondo della vita e poi il
mondo della formazione, scegliendo due disegni rappresentativi per ogni
gruppo e correlandoli, escogitando una metafora che li comprende entrambi.
I 3 gruppi hanno poi rappresentato con disegni le 3 metafore condivise dai
gruppi.

In plenaria si sono interrogati i segni per comprendere i processi che li
hanno prodotti.
Sono stati ripercorsi molti momenti e, fra l'altro, si è sottolineata
l'importanza di non tradere in vincula, ovvero l'abilità del formatore a
far compiere il passaggio all'allievo senza incatenarlo e l'importanza
della consapevolezza del formatore di essere egli stesso in formazione.

L'esplorazione delle esperienze e delle rappresentazioni ha messo in gioco
nei gruppi di lavoro, dinamiche relazionali complesse di ascolto,
confronto, conflitto, raggiungimento di obiettivi sfidanti, in cui la
negoziazione, la mediazione, le rinunce sono state sempre presenti a
livello di ciascun partecipante.
La consapevolezza della complessità delle relazioni deve essere sempre
tenuta presente in chi si accinge ad esercitare l'ascolto clinico e l'esame
clinico dei processi formativi.

Conclusione: la vita come metafora della complessità della formazione

Attraverso le pratiche pedagogiche, il setting ha permesso di comprendere i percorsi, i processi per la realizzazione di diversi pretesti narrativi o simbolici, come momenti preparatori di passaggio, delle pasque, attraverso differenti episodi deittici
• Anafora
• Catafora
• Epifora
• Diafora

In cui si è valutata l’importanza della DEISSI come percorso sorretto da articolazioni pedagogiche, ossia indicazioni procedurali. La deissi ha valenza di insegnamento, da insignari (= mostrare l’orientamento ed imprimere segni) ed è legata all’apprendimento
• Per MIMESI = imitazione
• Per ANAMNESI = non si guarda alla mimesi ma a ricollettazione di quello che si sa attraverso la domanda maieutica

La deissi è un gesto legato all’apprendimento tramite la pratica esperienziale di vita.

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