Chi tace acconsente

di Renzo Balmelli

Nel film Pretty women il protagonista Richard Gere rincuorava la bella Julia Roberts spiegandole che l’affare appena concluso con un concorrente in difficoltà non era una truffa, ma “sapeva di buono”. Non così la viceda politica italiana in questa fine estate degli obbrobri.

AMBIGUITA’ – Chi tace acconsente. Berlusconi non ha speso una sola parola per biasimare la doppia sortita di La Russa e Alemanno che all’unisono hanno onorato Salo’ e il fascismo con una disinvoltura che sfiora l’obbrobrio etico-politico. Ma d’altronde come poteva farlo il Cavaliere, proprio lui che ebbe l’ardire di paragonare il confino a una leggiadra vacanza a cinque stelle.

Eppure dietro la “fedeltà” da ultima spiaggia alla ferocia nazista, c’erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere a gas, le deportazioni, l’Olocausto. In concomitanza con l’otto settembre il provocatorio giudizio di due uomini di prima fila della destra al governo ha percio’ assunto il carattere
beffardo e insultante di una “bestemmia istituzionale”, consumata in un
clima di preoccupante indifferenza.

La destra e il fascismo da sempre intrattengono rapporti che si reggono su un cumulo di ambiguità di fondo, a cavallo tra l’esaltazione cieca del patriottismo, il
revanscismo, l’impulso autoritario e le farneticazioni storico-culturali. Con il cambio della maggioranza, che lascia fare senza vergognarsi delle conseguenze, la situazione si è ulteriormente aggravata. Il tentativo di riaggiustare il passato oltre che compiere un vistoso salto di qualità ha finito con lo sfociare in una deriva revisionista dall’esito incongruo e tragico.

A dare man forte all’opera di sdoganamento concorre poi, accanto ai complici silenzi di chi governa, anche lo strabismo congenito dei cosiddetti intellettuali
“liberali “e dei loro giornali che, come giustamente osserva Ezio Mauro, “non hanno mai incalzato la destra per spingerla a liberarsi dei suoi vizi e dei suoi ritardi”.

Fatalmente, cosi’, si peggiora la situazione e si tengono accese sotto le ceneri le braci di una fiamma mai spenta. Con questa costellazione e alla luce dei recenti episodi sarebbe davvero imprudente sottovalutare il monito lanciato da “Famiglia cristiana” quando esprimeva la preoccupazione, ora piu’ che mai condivisibile, che il fascismo possa avere un “passato davanti a se”.

IMBROGLIO – Nel film “ Pretty women” il protagonista Richard Gere rincuorava la bella Julia Roberts spiegandole che l’affare appena concluso con un concorrente in difficoltà non era una truffa, ma “sapeva di buono”. La storia di Alitalia, imperniata sulla logica del profitto, non sa di buono e se qualcuno si cimenterà a scrivere un copione sulla compagnia di bandiera, sentirà al massimo puzza di imbroglio lontano un miglio. I licenziamenti passano da duemila a settemila e i disagi per migliaia di famiglie non faranno che aumentare.

Gaetano Salvemini avrebbe probabilmente detto che si tratta di un classico esempio di privatizzazione degli utili e di statalizzazione dei debiti. Ma chi se ne importa. Grazie alla sua potente macchina dei consensi, Berlusconi,
che ha fatto tanto parlare di se per i gossip ben pilotati di fine estate, sta letteralmente prendendo per i fondelli gli italiani, con successo e senza nessuna seria opposizione. In Italia non esiste praticamente piu’ l’opinione pubblica e qualsiasi cosa il Cavaliere dica o faccia viene ingurgitata senza nemmeno guardare nel piatto.

L’accerchiamento degli elettori è come l’assalto al forte e si avvale di tutti i mezzi disponibili. Il ministro Bondi sta allestendo un piano di censure preventive sul cinema da un punto di vista specificatamente etico o politico che tarperà le ali a chi crede che la settima arte sia un modo popolare e universale per trasmettere messaggi non solo poetici, ma anche sociali. Film come “Il Caimano” di Moretti potrebbero finire all’indice e la possibilità di esplorare le zone d’ombra del potere sarebbero praticamente azzerate. La catastrofe è dietro l’angolo, ma a milioni di italiani continua purtroppo a piacere cio’ che a noi non piace nella gestione di Palazzo Chigi. Il modo con cui la destra ha
finto di risolvere i primi problemi lascia pochissime speranze sul futuro del paese. Colmo dei colmi: persino alcuni esponenti del Pd, non di quelli meno importanti, hanno riconosciuto al capo del governo meriti che mai nessuno, prima, gli aveva attribuito.

A che pro? Meglio non chiederselo, dal momento che la voglia di lottare sembra ormai prigioniera della litigiosità e della mancanza di prospettive insita nel progetto veltroniano. Aspettiamo con ansia la mobilitazione d'autunno, con la speranza, forse l'ultima prima della resa incondizionata, che la sinistra riprenda a credere nella forza della proprio cultura e della fede politica, binomio inscindibile per resistere, resistere, resistere. E magari per tornare a vincere.

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