ALIMENTARI/ ARCO CONSUMATORI MARCHE: PETROLIO E ZUCCHINE

di ANDREA CALVARESI*

ASCOLI PICENO – Mentre scrivo, il prezzo del barile di petrolio greggio è attorno ai 115 euro. Mi auguro che all'uscita Di quest’articolo sia rimasto tale, o magari sia un po' sceso. Ma non ci conto. Per un Paese come l'Italia, che privilegiò il petrolio come fonte principale per produrre energia, è una tragedia. Anche il gas naturale, oggi molto utilizzato nelle centrali termoelettriche, ha il prezzo base strettamente legato al greggio. Le associazioni agricole hanno già fatto i calcoli: con il greggio a 115 euro l'aggravio dei costi di produzione sarà dell' 8/9%. Ma qui comincia il dramma. Facciamo un po' di conti: il produttore agricolo marchigiano non associato che attualmente riceve dal secondo anello della filiera un compenso di 0,15-0,20 euro/Kg per le zucchine in campo, con gran fatica potrà ottenere un compenso aumentato del 9%. Prendere o lasciare. La paura è cattiva consigliera e si cede al prezzo precedente. Magari corrisposto a data da destinarsi. Ma i guai per il consumatore finale cominciano ora. Il primo commerciante acquirente, memore della notizia sull'aumento di 8 punti del greggio, aggiungerà tale quota alla percentuale che normalmente si riserva. La medesima operazione la farà il grossista regionale, e anche l'autotrasportatore (forse è quello che effettivamente ha una lievitazione dei costi per il gasolio consumato dal suo autoarticolato nel viaggio verso i mercati). La cosa si ripete all'arrivo ai grandi mercati ortofrutticoli, con il passaggio della merce da un commissionario all'altro, fino al banco di vendita. L'8% di maggior costo iniziale, magari neppure corrisposto all'agricoltore, diviene un 8% addizionale per ogni passaggio dell’ahimè troppo lunga filiera. Le zucchine verdi scure che sul banco dell'ortolano avevano ai primi di marzo prezzi variabili da 1,90 a 2,40 euro/Kg e sono arrivate ai 2,60-3,00 euro/Kg, con aumenti ben superiori del 9% denunciato. Cosa si può fare per fermare questo andamento che sta mettendo in crisi larghi strati di popolazione e produce un ulteriore scossone alla già traballante economia italiana? La risposta non è semplice. Tecnicamente i prezzi sono liberi. Ma le organizzazioni sindacali agricole, attraverso i loro ben attrezzati uffici di ricerca e sviluppo, possono, anzi devono, monitorare, in fattiva collaborazione con le associazioni dei consumatori, l'obbligatorietà delle filiere che, a parere di molti, sono troppo lunghe e a volte anche opache. Favorendo nel contempo, là dove non è già stato fatto, la formazione di cooperative di produttori che coltivino, lavorino e commercino direttamente con i commissionari degli ortomercati, i frutti del loro lavoro di cooperanti. La gdo, che per sua capacità imprenditoriale ha già di fatto accorciato le filiere produttive e distributive, dovrà prendere in seria considerazione l'opportunità politica di ridurre il margine di guadagno, operando in emergenza economica come l'attuale, una marcata calmierizzazione sui prezzi dei prodotti di largo e obbligato consumo. L'esempio viene dall'alto. Le strutture pubbliche devono, dal canto loro, sviluppare capillarmente la vigilanza e il controllo sulla regolarità delle normative sanitarie e fiscali per ogni passaggio. Potrebbe essere un buon motivo per semplificare ed economizzare il lungo viaggio della zucchina dal campo alla tavola.

*Presidente Arco Consumatori Marche

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