di Sergio Bagnoli
Ci voleva un ex- velina diventata ministro per convincere il titolare degli Interni, il leghista Roberto Maroni, ad acconsentire al progetto “manette e galera per le prostitute da strada”, la gran parte delle quali ogni sera scende sui marciapiedi delle città italiane non per piacere ma perché costretta dal protettore di turno. Ragazze seminude, quando non svestite del tutto, che certamente non offrono di sé uno spettacolo edificante, specialmente per le famigliole con i bambini al seguito che devono spiegare il perché di quei corpi nudi sul ciglio delle strade ai propri pargoli, ma che, se ben pensiamo, altro non sono che lo specchio della nostra società italiana iper-consumistica e disperata, il cui universo maschile, senza distinzione di età, ceto o professione, considera un bisogno primario andare a cercare il sesso a pagamento. Lo scandalo dunque, secondo logica dovrebbe consistere non nell’offerta di corpi nudi fatta dalle ragazze, molte delle quali minorenni, provenienti o dall’Africa o dall’Europa dell’Est, Romania, Moldavia ed Ucraina, ma dal fatto che le medesime sono costrette a rinunciare alla loro età più bella, immolandosi sull’altare del consumismo più becero e degradante, in cambio di pochi Euro d’incasso, magari per sostenere la famiglia rimasta nel paese d’origine in condizioni di assoluta povertà. Certamente per temperare la forma persecutoria assunta dalla misura governativa il ministro Carfagna ha previsto le manette anche per i clienti ed un duro aggravio delle pene detentive per i trafficanti di minori da immettere nel mercato occidentale del sesso, ma già il solo fatto che le ragazze, sfruttate e molte volte picchiate dai protettori aguzzini, siano equiparabili penalmente ai loro clienti, che invece le ingaggiano per un quarto d’ora di sesso mercenario ben sapendo quale sia la loro condizione di schiave, è già un’ulteriore forma di violenza nei loro confronti esercitata per di più dallo Stato. Per evitare l’arresto le prostitute abbandoneranno i marciapiedi per rinchiudersi in anonimi appartamenti condominiali all’interno dei quali eserciteranno il mestiere per pochi giorni, lasciando poi il posto ad altre sventurate. L’arredo urbano della nostre città sarà così risanato, ma si ricreerà nei fatti una situazione simile a quella che l’Italia conosceva prima dell’avvento della Legge Merlin, anche se i ministri Maroni e Carfagna formalmente non toccheranno quella normativa, con l’aggravio che questa volta nei panni dello sfruttatore non sarà lo Stato, istituzione comunque controllabile politicamente, ma saranno gli stessi aguzzini-schiavisti e quelle ragazze saranno perdute per sempre. Il progetto governativo, probabilmente si sceglierà la strada del Decreto-legge, ha sortito come primo effetto quello di provocare la reazione dura delle associazioni cattoliche di volontariato che si occupano del recupero di queste giovani, molte migliaia all’anno in tutt’Italia. “Non potremo più contattarle, diventeranno clandestine per sempre oppure delle delinquenti abituali e scivoleranno in una spirale sociale senza fondo. Saranno marchiate per sempre e sarà sempre più difficile per la magistratura provare l’esistenza del reato di sfruttamento considerato che sempre meno tra di loro collaboreranno con le forze di polizia. Questo anche se, nominalmente, le pene per quest’ultimo reato saranno incrementate, affermano all’unisono. Pure il sindaco diessino di Genova, la popolare Marta Vincenzi, la pensa allo stesso modo, disperando che anche in futuro possano ripetersi gli ottimi risultati ottenuti con il progetto comunale di recupero delle giovani-schiave che sinora ha reinserito nella società migliaia di nigeriane, albanesi e romene, permettendo a chi lo desiderasse un sereno ritorno a casa. In definitiva il timore che quello che verrà varato domani in Consiglio dei Ministri sia un grande regalo agli sfruttatori cioè alle mafie italiane, russe ed albanesi, che in Europa detengono il monopolio in questo sporco business, è forte. Probabilmente la normalizzazione all’italiana viene intesa dal governo in carica solamente come un’eliminazione di facciata della povertà. I poveri ed i derelitti devono sparire nell’oscurità, quanti mendicanti cacciati dai sagrati delle chiese ultimamente, non devono farsi vedere per non rovinare le giornate dei benpensanti.