Gli italiani residenti all’estero non avranno piu’ diritto, anche rientrando in Italia, all’assegno sociale

Assegno Sociale: dal Peru l’On. Fabio Porta (PD) lancia un appello alla comunita’ italiana del Sudamerica affinche’ si mobiliti contro la grave discriminazione operata dal Governo Berlusconi ai danni degli italiani residenti all’estero che non avranno piu’ diritto, anche rientrando in Italia, all’assegno sociale.

A conclusione della sua breve ma intensa due-giorni di incontri con le istituzioni e la comunita’ italiana in Peru, il Vice Presidente del Comitato Permanente della Camera dei Deputati sugli Italiani all’Estero, On. Fabio Porta, ha indirizzato un appello a tutta la comunita’ degli italiani che vivono in Sudamerica perche’ faccia sentire la propria voce contro il grave atto discriminatorio operato dal Governo Berlusconi contro gli italiani indigenti che, rientrando nel nostro Paese dopo anni spesso difficili di vita fuori dai confini nazionali, non avranno piu’ diritto – come tutti i cittadini italiani – alla concessione dell’assegno sociale, anche in presenza delle condizioni previste dalla legge.
“Si tratta – ha dichiarato il deputato – di un atto gravissimo, avvallato dalla maggioranza di centro-destra del Parlamento Italiano, contro il quale continueremo a batterci anche come parlamentari del Partito Democratico; abbiamo gia’ invitato il Governo, tramite un’interrogazione parlamentare, a fare un passo indietro rispetto ad una decisione grave che costituisce anche un pericoloso precedente a favore dell’aumento del solco che divide gli italiani in “serie A” e “serie B” “.
“Introducendo il limite dei dieci anni di residenza come condizione per avere accesso all’assegno sociale – ha continuato il parlamentare – si colpisce allo stesso tempo il cittadino straniero che vive in Italia e l’italiano che rientra dall’estero, confermando l’ostinazione di un disegno politico che parte dai banchi parlamentari della Lega Nord e che oggi rischia di diventare una bandiera di tutta la maggioranza che sostiene l’attuale Governo”.
“Un atteggiamento ed una decisione ai limiti della incostituzionalita’ – sostiene l’On. Porta – che oltre a non riconoscere il valore storico della nostra emigrazione nonche’ il debito del nostro Paese rispetto a chi, non per propria scelta, parti’ bambino per cercare fortuna altrove, opera una discriminazione assurda e fortemente penalizzante nei confronti di nostri concittadini”.
“Il Sudamerica – aggiunge il Vice Presidente del Comitato per gli Italiani all’Estero – ancora una volta paga il prezzo piu’ alto della mancanza di sensibilita’ delle nostre istituzioni rispetto al mondo dell’emigrazione, ed e’ sempre piu’ difficile spiegare ai nostri concittadini il perche’ di simili scelte”.
“Il mio appello – conclude l’On. Porta – si rivolge quindi a tutti i parlamentari aletti all’estero, al Cgie, ai Comites, alle Associazioni, ai Patronati e a tutta la comunita’ degli italiani nel mondo affinche’ facciamo sentire a gran voce la propria rabbia e la profonda delusione per questo atto, chiedendo a Governo e Parlamento – cosi’ come i deputati del Pd hanno gia’ fatto – di recedere dalla loro decisione”.

Lima, 3 settembre 2008

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